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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2012
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Racconto angosciante, in cui una statua di grandezza naturale, realizzata, “nel più puro marmo di Carrara”, da uno scultore di Pisa, diviene oggetto di adorazione, di venerazione morbosa e folle, da parte di Margherita Grebe. La statua rappresentava il marito, un uomo bellissimo, il cui volto era stato deturpato in un incendio scoppiato, durante il Carnevale, in un teatro di Venezia, mentre prestava soccorso a degli spettatori intrappolati dalle fiamme. Barbara aveva respinto il marito perché non reggeva la vista di quel volto orribile senza naso, senza orecchie e quasi senza labbra, e si era risposata con un vecchio pretendente crudele, sadico e perverso, che neppure la amava. Accortosi che la moglie, in preda ai sensi di colpa per avere respinto il precedente marito, adorava la statua del suo ex marito, chiamò “un valente operaio abile con lo scalpello” che deturpò il volto della statua. Alla vista di questo scempio la mente di Barbara vacilla, si perde, si confonde ed ogni fiamma interiore si spegne. E’ questo un racconto claustrofobico, senza speranza, un’umanità a cui è negata qualunque uscita di sicurezza.
Una storia di pura malvagita'. E' la caratteristica principale di questo breve racconto, che ha come protagonista, una donna che compie, pur inconsapevolmente, un'adulterio virtuale. La stranezza e' che lo compie con una statua e " lo scalpellino Hardy" come lo definisce Proust , sa raccontarlo magistralmente , trasformando Barbara in una tragica eroina. Un'intreccio gotico che appassiona e che trasforma questo brevissimo romanzo in un gioiellino.
Recensioni
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