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Descrizione


Nell'esplosivo finale della serie Arkham, ambientato cronologicamente dopo gli eventi di Arkham City, Batman affronta la minaccia definitiva contro la città che ha giurato di proteggere. Lo Spaventapasseri ritorna per unire un impressionante ventaglio di super cattivi tra cui il Pinguino, Due Facce e Harley Quinn, al fine di distruggere per sempre il cavaliere Oscuro. Batman: Arkham Knight introduce la versione dal design esclusivo di Rocksteady della Batmobile, guidabile per la prima volta nella saga. L'aggiunta di questo veicolo leggendario, combinato con l'acclamato gameplay della serie Batman Arkham, offre ai giocatori la migliore e più completa esperienza Batman di sempre, con la possibilità di sfrecciare per le strade e planare sullo skyline di tutta Gotham City. Nel corso del gioco sarà possibile chiamare il mezzo con la pressione di un tasto sul pad, a quel punto ci raggiungerà in qualsiasi punto ci troviamo sulla mappa e in pochissimo tempo. La cosa più interessante risiede nel fatto che se qualche nemico si avvicinerà o proverà a rubare la Batmobile, succederà qualcosa di scioccante. Durante la guida Batman potrà scagliarsi contro i nemici saltando fuori dall'abitacolo.
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Dettagli

2015
5051891130869

Dettagli videogioco

Gioco: in Italiano; Scatola & Manuale: in Italiano
Sistema video: PAL, collegamento internet in banda larga

Voce della critica

Non è sempre facile fare il supereroe: la controversia è dietro l’angolo, i fan leggermente isterici, l’estetica e i gusti volatili come i fottutissimi pollini in primavera. Che essere un eroe mascherato riservi più amarezze che soddisfazioni, in particolare, lo sa bene Batman: nella versione cinematografica il cavaliere oscuro ha collezionato nel corso degli anni qualche grande titolo (Tim Burton, Nolan), ma anche tante inenarrabili porcherie. Qualche immagine, in ordine sparso: George Clooney; Val Kilmer; gli hot pants di Robin e le sue cosce depilate; il girovita soffice di Adam West; le battutacce a tema ghiaccio di Arnold Schwarzenegger/Mr Freeze; e ancora Val Kilmer. La recente trilogia/reboot ha portato nuova gloria all’uomo pipistrello, anche grazie al caratteristico rantolo di Christian Bale e alla performance di Heath Ledger in The Dark Knight-Il cavaliere oscuro; anche se, a ben vedere, il Batman più cool degli ultimi anni è quello che ha la voce di Will Arnett in Lego Movie: narcisista, egocentrico, maschilista, vanitoso. Ma oggi i fan tremano di nuovo: il prossimo Batman, nel venturo Batman vs. Superman, avrà il mento bifido e il corpaccione di Ben Affleck, che negli ultimi anni ha lavorato molto per costruirsi un profilo da regista e attore raffinato (The Town, Argo, Gone Girl_L’amore bugiardo), forse proprio per far dimenticare il suo ruolo nel pauroso Daredevil (2002), in quegli anni pre-impero Marvel in cui quasi ogni film ispirato ai fumetti doveva a tutti i costi essere imbarazzante (a parte Hulk di Ang Lee: ambizioso, bizzarro, etereo, ingiustamente sottovalutato).
Chi conosce l’evoluzione del Batman in versione videogame sa di essere abituato meglio, ma, anche qui, solo da qualche anno a questa parte; da quando Rocksteady Studios, sviluppatore inglese, ha creato una propria trilogia, ambientata nel cosiddetto Arkham-verse. Si tratta di un immaginario parallelo a quello cinematografico, dark e violento, inizialmente incentrato intorno all’ospedale psichiatrico di Gotham City: una sorta di accademia del male da cui provengono tutti gli storici nemici di Batman. Con Arkham Asylum (2009), Arkham City (2011) – passando per il capitolo interlocutorio Arkham Origins (2013), sviluppato però da WB Games Montréal e molto più debole dei precedenti – ogni nuovo titolo della saga di Batman è diventato sinonimo di ottime storie, grande recitazione, gameplay perfetto. Il metodo di combattimento, in particolare – un mix di arti marziali e modalità stealth – si è rivelato così efficace e divertente da essere stato trasportato, con solo qualche adattamento, in Terra di Mezzo: L’ombra di Mordor, Gioco dell’anno 2014 per GameSpot. Il nuovo Arkham Knight, atteso da tempo e la cui data di uscita è stata rimandata già due volte, è il capitolo conclusivo della trilogia di Rocksteady.
Uno dei primi titoli a essere sviluppato soltanto per console di nuova generazione (e PC), insieme a una manciata di altri titoli come The Witcher 3 e Project CARS sembra iniziare a mostrare le vere potenzialità del nuovo hardware. Arkham Knight non rivoluzionerà certo il mondo dei videogame, ma è in grado di regalare ai fan dei giochi d’azione una delle esperienze più intense e ricche che siano mai state concepite. Com’è noto, l’ultra-settantenne supereroe creato da Bob Kane va matto per i gadget, come capita a certi anziani che vogliono stare al passo coi tempi: e tralasciando l’immancabile Batarang – il boomerang di Batman, che è sempre sembrato un po’ troppo giovanilistico per questo signore così serioso – una delle novità di AK è la possibilità, finalmente, di guidare la Batmobile: un incrocio tra una Lamborghini e un carrarmato, può essere utilizzata per spostarsi nel vasto mondo di Gotham, oppure, com’è giusto, per far fuori i cattivi.
La città è stata ridisegnata rispetto alle versioni precedenti: cinque volte più grande, si sviluppa anche e soprattutto in verticale ed è ricchissima di dettagli come, per esempio, la possibilità di guardare all’interno degli edifici e di ascoltare i rumori della strada una volta che ci si trova al riparo. In controtendenza rispetto ai tempi, AK è un gioco esclusivamente single-player: Rocksteady ha dichiarato di non avere avuto né tempo né risorse per concentrarsi anche su questo aspetto, preferendo concentrarsi su una modalità storia che fosse curata in ogni dettaglio. Per chi nei videogame è interessato più all’aspetto narrativo e all’esperienza individuale, e in generale non si sente eccessivamente competitivo, è una buona notizia.
Voto: 4/5
Recensione di Mario Bonaldi

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Non è sempre facile fare il supereroe: la controversia è dietro l’angolo, i fan leggermente isterici, l’estetica e i gusti volatili come i fottutissimi pollini in primavera. Che essere un eroe mascherato riservi più amarezze che soddisfazioni, in particolare, lo sa bene Batman: nella versione cinematografica il cavaliere oscuro ha collezionato nel corso degli anni qualche grande titolo (Tim Burton, Nolan), ma anche tante inenarrabili porcherie. Qualche immagine, in ordine sparso: George Clooney; Val Kilmer; gli hot pants di Robin e le sue cosce depilate; il girovita soffice di Adam West; le battutacce a tema ghiaccio di Arnold Schwarzenegger/Mr Freeze; e ancora Val Kilmer. La recente trilogia/reboot ha portato nuova gloria all’uomo pipistrello, anche grazie al caratteristico rantolo di Christian Bale e alla performance di Heath Ledger in The Dark Knight-Il cavaliere oscuro; anche se, a ben vedere, il Batman più cool degli ultimi anni è quello che ha la voce di Will Arnett in Lego Movie: narcisista, egocentrico, maschilista, vanitoso. Ma oggi i fan tremano di nuovo: il prossimo Batman, nel venturo Batman vs. Superman, avrà il mento bifido e il corpaccione di Ben Affleck, che negli ultimi anni ha lavorato molto per costruirsi un profilo da regista e attore raffinato (The Town, Argo, Gone Girl_L’amore bugiardo), forse proprio per far dimenticare il suo ruolo nel pauroso Daredevil (2002), in quegli anni pre-impero Marvel in cui quasi ogni film ispirato ai fumetti doveva a tutti i costi essere imbarazzante (a parte Hulk di Ang Lee: ambizioso, bizzarro, etereo, ingiustamente sottovalutato).
Chi conosce l’evoluzione del Batman in versione videogame sa di essere abituato meglio, ma, anche qui, solo da qualche anno a questa parte; da quando Rocksteady Studios, sviluppatore inglese, ha creato una propria trilogia, ambientata nel cosiddetto Arkham-verse. Si tratta di un immaginario parallelo a quello cinematografico, dark e violento, inizialmente incentrato intorno all’ospedale psichiatrico di Gotham City: una sorta di accademia del male da cui provengono tutti gli storici nemici di Batman. Con Arkham Asylum (2009), Arkham City (2011) – passando per il capitolo interlocutorio Arkham Origins (2013), sviluppato però da WB Games Montréal e molto più debole dei precedenti – ogni nuovo titolo della saga di Batman è diventato sinonimo di ottime storie, grande recitazione, gameplay perfetto. Il metodo di combattimento, in particolare – un mix di arti marziali e modalità stealth – si è rivelato così efficace e divertente da essere stato trasportato, con solo qualche adattamento, in Terra di Mezzo: L’ombra di Mordor, Gioco dell’anno 2014 per GameSpot. Il nuovo Arkham Knight, atteso da tempo e la cui data di uscita è stata rimandata già due volte, è il capitolo conclusivo della trilogia di Rocksteady.
Uno dei primi titoli a essere sviluppato soltanto per console di nuova generazione (e PC), insieme a una manciata di altri titoli come The Witcher 3 e Project CARS sembra iniziare a mostrare le vere potenzialità del nuovo hardware. Arkham Knight non rivoluzionerà certo il mondo dei videogame, ma è in grado di regalare ai fan dei giochi d’azione una delle esperienze più intense e ricche che siano mai state concepite. Com’è noto, l’ultra-settantenne supereroe creato da Bob Kane va matto per i gadget, come capita a certi anziani che vogliono stare al passo coi tempi: e tralasciando l’immancabile Batarang – il boomerang di Batman, che è sempre sembrato un po’ troppo giovanilistico per questo signore così serioso – una delle novità di AK è la possibilità, finalmente, di guidare la Batmobile: un incrocio tra una Lamborghini e un carrarmato, può essere utilizzata per spostarsi nel vasto mondo di Gotham, oppure, com’è giusto, per far fuori i cattivi.
La città è stata ridisegnata rispetto alle versioni precedenti: cinque volte più grande, si sviluppa anche e soprattutto in verticale ed è ricchissima di dettagli come, per esempio, la possibilità di guardare all’interno degli edifici e di ascoltare i rumori della strada una volta che ci si trova al riparo. In controtendenza rispetto ai tempi, AK è un gioco esclusivamente single-player: Rocksteady ha dichiarato di non avere avuto né tempo né risorse per concentrarsi anche su questo aspetto, preferendo concentrarsi su una modalità storia che fosse curata in ogni dettaglio. Per chi nei videogame è interessato più all’aspetto narrativo e all’esperienza individuale, e in generale non si sente eccessivamente competitivo, è una buona notizia.
Voto: 4/5
Recensione di Mario Bonaldi

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Non è sempre facile fare il supereroe: la controversia è dietro l’angolo, i fan leggermente isterici, l’estetica e i gusti volatili come i fottutissimi pollini in primavera. Che essere un eroe mascherato riservi più amarezze che soddisfazioni, in particolare, lo sa bene Batman: nella versione cinematografica il cavaliere oscuro ha collezionato nel corso degli anni qualche grande titolo (Tim Burton, Nolan), ma anche tante inenarrabili porcherie. Qualche immagine, in ordine sparso: George Clooney; Val Kilmer; gli hot pants di Robin e le sue cosce depilate; il girovita soffice di Adam West; le battutacce a tema ghiaccio di Arnold Schwarzenegger/Mr Freeze; e ancora Val Kilmer. La recente trilogia/reboot ha portato nuova gloria all’uomo pipistrello, anche grazie al caratteristico rantolo di Christian Bale e alla performance di Heath Ledger in The Dark Knight-Il cavaliere oscuro; anche se, a ben vedere, il Batman più cool degli ultimi anni è quello che ha la voce di Will Arnett in Lego Movie: narcisista, egocentrico, maschilista, vanitoso. Ma oggi i fan tremano di nuovo: il prossimo Batman, nel venturo Batman vs. Superman, avrà il mento bifido e il corpaccione di Ben Affleck, che negli ultimi anni ha lavorato molto per costruirsi un profilo da regista e attore raffinato (The Town, Argo, Gone Girl_L’amore bugiardo), forse proprio per far dimenticare il suo ruolo nel pauroso Daredevil (2002), in quegli anni pre-impero Marvel in cui quasi ogni film ispirato ai fumetti doveva a tutti i costi essere imbarazzante (a parte Hulk di Ang Lee: ambizioso, bizzarro, etereo, ingiustamente sottovalutato).
Chi conosce l’evoluzione del Batman in versione videogame sa di essere abituato meglio, ma, anche qui, solo da qualche anno a questa parte; da quando Rocksteady Studios, sviluppatore inglese, ha creato una propria trilogia, ambientata nel cosiddetto Arkham-verse. Si tratta di un immaginario parallelo a quello cinematografico, dark e violento, inizialmente incentrato intorno all’ospedale psichiatrico di Gotham City: una sorta di accademia del male da cui provengono tutti gli storici nemici di Batman. Con Arkham Asylum (2009), Arkham City (2011) – passando per il capitolo interlocutorio Arkham Origins (2013), sviluppato però da WB Games Montréal e molto più debole dei precedenti – ogni nuovo titolo della saga di Batman è diventato sinonimo di ottime storie, grande recitazione, gameplay perfetto. Il metodo di combattimento, in particolare – un mix di arti marziali e modalità stealth – si è rivelato così efficace e divertente da essere stato trasportato, con solo qualche adattamento, in Terra di Mezzo: L’ombra di Mordor, Gioco dell’anno 2014 per GameSpot. Il nuovo Arkham Knight, atteso da tempo e la cui data di uscita è stata rimandata già due volte, è il capitolo conclusivo della trilogia di Rocksteady.
Uno dei primi titoli a essere sviluppato soltanto per console di nuova generazione (e PC), insieme a una manciata di altri titoli come The Witcher 3 e Project CARS sembra iniziare a mostrare le vere potenzialità del nuovo hardware. Arkham Knight non rivoluzionerà certo il mondo dei videogame, ma è in grado di regalare ai fan dei giochi d’azione una delle esperienze più intense e ricche che siano mai state concepite. Com’è noto, l’ultra-settantenne supereroe creato da Bob Kane va matto per i gadget, come capita a certi anziani che vogliono stare al passo coi tempi: e tralasciando l’immancabile Batarang – il boomerang di Batman, che è sempre sembrato un po’ troppo giovanilistico per questo signore così serioso – una delle novità di AK è la possibilità, finalmente, di guidare la Batmobile: un incrocio tra una Lamborghini e un carrarmato, può essere utilizzata per spostarsi nel vasto mondo di Gotham, oppure, com’è giusto, per far fuori i cattivi.
La città è stata ridisegnata rispetto alle versioni precedenti: cinque volte più grande, si sviluppa anche e soprattutto in verticale ed è ricchissima di dettagli come, per esempio, la possibilità di guardare all’interno degli edifici e di ascoltare i rumori della strada una volta che ci si trova al riparo. In controtendenza rispetto ai tempi, AK è un gioco esclusivamente single-player: Rocksteady ha dichiarato di non avere avuto né tempo né risorse per concentrarsi anche su questo aspetto, preferendo concentrarsi su una modalità storia che fosse curata in ogni dettaglio. Per chi nei videogame è interessato più all’aspetto narrativo e all’esperienza individuale, e in generale non si sente eccessivamente competitivo, è una buona notizia.
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