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Confesso di aver acquistato il libro soprattutto perché allettato dal forte sconto sapendo che me ne sarei pentito conoscendo già l'opinione di uno degli autori (Thomas Fazi) sulla questione (infatti, dopo averlo letto, me ne sono pentito). L'opera è divisa in tre parti. La prima è dedicata a spiegare le cause della crisi dell’Unione Europea. Nella seconda, invece, gli autori spiegano perché i neoliberisti sbagliano a voler perseguire a tutti i costi l'austerity al fine di uscire dalla crisi. Infine nella terza suggeriscono diverse soluzioni che a loro parere salverebbero l'U.E. e che però, paradossalmente, per diversi motivi, bocciano. Ciò che ormai è chiaro a tutti, ma gli autori non capiscono (o forse fanno finta di non capire) è che in Europa si sta giocando una partita “sporca” i cui esiti però sono simili a quelli di una guerra (basta vedere com'è finita la Grecia) perché il giocatore più forte (la Germania) pretende pure di dettare le regole (e, infatti, sta stravincendo).
Ha un pregio fondamentale questo libro: va al cuore dei problemi che affliggono l' eurozona. E lo fa con la capacità di essere molto esplicativo e nello stesso tempo curato nell' analisi. Quello che voglio dire è che per parlare di Europa e Euro bisogna abbandonare le narrazioni di moda e provare a comprendere i meccanismi, per lo più macroeconomici ma anche geopolitici, da cui farci guidare per interpretare gli eventi. Non è facile, lo capisco, perché oggi come sempre è solo una questione di interessi, e gli interessi vengono mascherati. Ecco allora che concetti come Target 2, centralizzazione del capitale, quantitative easing, pur nella loro dimensione tecnica, una volta compresi ci offrono una spaccato della realtà che tanto ci dice su chi fa cosa è perché. Questo è il pregio fondamentale del volume: offrire un quadro di "disvelamento" coerente, all'interno di una robusta cornice analitica, di quanto è avvenuto in Europa in questi anni e, conseguentemente, potrà avvenire nei prossimi se non si pone riparo alle attuali distorsioni che avvantaggiano pochi a danno dei tanti. Le soluzioni proposte sono di stampo keynesiano (vero!) e sono condivisibili. La loro adozione, e questo è un mio parere, è soprattutto una questione di egemonia culturale: quanto è ancora radicata la matrice neoliberale?
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