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È il 2032. Ci risvegliamo a bordo della stazione spaziale Talos I nei panni di Morgan Yu, oggetto di un esperimento scientifico destinato a cambiare le sorti dell’umanità. Come sempre succede in questi casi (altrimenti che gusto c’è?), le cose hanno preso una brutta piega e la stazione spaziale è stata invasa da alieni che ci danno la caccia.
Un thriller fantascientifico? Messa così potrebbe sembrare roba già vista. Prey, invece, è molto di più: lascia al giocatore la libertà quasi totale di scegliere come affrontare la propria avventura. Prima, un po’ di background: nel 1958, un satellite russo lanciato nello Spazio interrompe le comunicazioni. Una squadra di cosmonauti è spedita a indagare, e dentro il satellite scopre una forza di vita aliena (e ostile).
Finisce male. L’URSS chiede aiuto agli Usa, e i Presidenti Kruscev e Kennedy stringono un accordo di cooperazione che prevede la costruzione di una stazione spaziale intorno al satellite, per studiare e contenere la minaccia. Il risultato, Talos I, è una città in orbita intorno alla Luna, gigantesca e liberamente esplorabile: gli sviluppatori, orgogliosi, ci informano che è alta 720 metri, quasi 8 volte la Statua della Libertà.
Dimenticatevi gli spazi angusti e puramente funzionali dell’unica stazione spaziale che esiste davvero, la ISS. Talos I è un mondo autosufficiente che porta su di sé i vari strati evolutivi della sua storia: programma spaziale anni ’60, costruttivismo sovietico, sfarzo moderno da multinazionale. Dal punto di vista architettonico, Prey deve qualcosa alla pietra miliare BioShock (2007), per il mix di elementi Art Déco e ambientazione indoor.
Ma l’aspetto più sperimentale di Prey è la sua attenzione a non lasciare alcun azione senza reazione: il giocatore può uccidere chiunque o decidere di non farlo, e la trama si plasmerà di conseguenza. È qualcosa che è già stato fatto prima, certo, ma mai in maniera così radicale.
Un incentivo, oltre a riflettere prima di agire, a non eliminare tutto quello che si muove. Oppure a farlo lo stesso: in fondo Prey è solo un gioco. Ma questa volta, sarà per una scelta precisa.
Recensione di Mario Bonaldi
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