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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
Cala Marina: un piccolo mondo con i suoi riti, i suoi protagonisti, i suoi segreti; un velo di malinconia, una buona dose di ironia, gli incontri, i casi del destino, le storie.
La vita è un regalo e come tale va vissuta, senza perdersi in calcoli meschini, senza tormenti, senza recriminazioni e, soprattutto, senza rimpianti e senza rimorsi. Non devi far altro che prenderla così com'è, come un menu a prezzo fisso, l'intera offerta, il buono e il meno buono, il giusto e lo sbagliato, tutto il pacchetto, insomma, primo, secondo, contorno e dessert, bevande incluse.
Luglio 1967. Cala Marina è un incantevole paese della riviera di ponente, dove il tempo scorre lento, soprattutto nella stazione ferroviaria, tra le chiacchiere di una piccola comunità che passa lì le proprie giornate: Dalmasso, il capostazione triste, e Ludovica, la barista sensibile; Silvano, dentro la sua edicola piena di fumetti, e il professor Martinelli, pendolare, matematico e filosofo; Bartolomeo, il tassista, e Norberto, il maresciallo della Polfer, e infine Adelmo, l'uomo delle pulizie, che è muto ma osserva tutto ciò che scorre sotto i suoi occhi, e trova il modo di raccontarlo. Come la storia della bella Barbara, che soffre per il suo matrimonio infelice e senza amore con il truce Eusebio, il proprietario dell'Hotel Italia. Eccola, nella sua quotidiana lotta per far quadrare i conti sempre in perdita a causa delle spese folli del marito al casinò, nel suo desiderio frustrato di maternità, nella sua mesta voglia di vivere e di cambiare. Finché Barbara un giorno, appeso il grembiule alla porta della cucina, sale su un treno e fa perdere le sue tracce, così, senza un saluto, creando un incredibile scompiglio nelle assolate giornate di Cala Marina... Con un tocco leggero e ironico, Roberto Centazzo continua a esplorare l'umanità dei suoi personaggi, mettendo in scena una storia i cui dramma e commedia procedono affiancate, una storia «facile» che fa sorridere, ma che fa anche riflettere, densa di malinconica nostalgia.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Sequel del precedente “Tutti i giorni è così”, e forse anche meglio di quello, più maturo, rapido, e articolato, questo è un bel romanzo scorrevole, brioso, fluente e semplicemente gradevole da leggersi, adatto alla stagione come una buona bibita fresca o una leggera brezza a mitigare la canicola estiva, che inizia esattamente dove è terminato il fortunato libro anteriore a questo, a firma di Roberto Centazzo. Precisamente a Cala Marina, scopertasi sul finire degli anni ’60, anni in cui sono ambientate le storie, amena località di villeggiatura estiva. Situata nella provincia ligure, è un piccolo centro coinvolto dal bailamme allegro ed ottimistico allorché l’Italia del boom economico, e con lei l’italico popolo navigatore che si riscopre meno navigante e più bagnante, arruola il paesello perché contribuisca, insieme ad altre suggestive località misconosciute fino allora ai non residenti, ad instaurare la tradizione, pressoché obbligata, delle ferie estive in luogo di mare. L’autore ci fa vedere cos’era, e cosa è tuttora, la sana provincia del nostro Paese: siamo in grado di riconsiderare cose e tradizioni che non hanno più motivo di essere, discuterle, smussarle nel grossolano, sceglierne invece con cura, costanza, pazienza i lati meritevoli di cura e conservazione. Siamo di bocca buona, sappiamo ingoiare senza tante storie bocconi amari, se capitano, come pure reagire con passione e con vigore, quando serve, accettiamo tutto in blocco, pranzi luculliani come pasti frugali, ci dissetiamo con acqua di fonte o champagne di marca, facciamo fronte alla spesa di un conto esorbitante o a prezzo fisso, sappiamo come pochi al mondo gestire alla meglio la nostra esistenza semplicemente con tutto quanto passa il convento, bevande incluse.
Mi è piaciuto davvero molto, grazie ad una serie di qualità diverse che però si possono accomunare sotto il comune denominatore dell'equilibrio. Molto equilibrata è infatti, in primo luogo, la componente della coralità: la stazione ferroviaria di Cala Marina è popolata da un gruppo di personaggi che offrono il loro apporto sia allo sviluppo della trama principale sia alla definizione dell'ambiente senza sfiorare gli estremi opposti della confusione e della superficialità, tra i quali si muovono sempre pericolosamente i romanzi che puntano molto sulla pluralità delle voci di fondo. Il capostazione vessato dalla moglie; il frequentatore abituale del bar della stazione, professore di matematica che intrattiene i bambini con spettacolini di magia basati sui numeri e gli adulti con divagazioni filosofiche; il maresciallo della Polfer, borioso e vanesio ma che in fondo sa il fatto suo; la barista, l'edicolante, il tassista, l'addetto alle pulizie, muto ma attento osservatore e redattore di una sorta di diario. Già con questi personaggi si arriva al punto di familiarizzare piacevolmente, di desiderare di conoscere di più delle loro vite, e ciò è indice, secondo me, del fatto che sono stati costruiti sapientemente. Molto equilibrata è anche la trama della storia principale, che si riveste di toni ora malinconici, ora romantici, ora gialli, senza che le cesure appaiano troppo nette o che una di queste componenti prenda il sopravvento sulle altre. Così come il ritmo: ora mosso, al seguito delle indagini sui due eventi musteriosi che si verificano, ora più disteso, con pagine in cui si leggono pensieri interessanti e niente affatto banali, nonostante il cuore della storia ruoti attorno a temi vecchi come il mondo: le conseguenze dell'aver privilegatoi un matrimonio senza amore e dell'aver rinunciato alla realizzazione di sogni e progetti a lungo coltivati.
Secondo libro su Cala Marina, paesino ligure (inventato) con alcuni personaggi fissi: chi racconta, il Muto, chi ha il bar, chi fa il tassista, il professore di matematica, il capostazione, l'edicolante e infine il maresciallo della Polfer, di stanza nel capoluogo, ma spesso a Cala Marina. Il personaggio nuovo, la protagonista, è Barbara la moglie del proprietario del m igliore albergo della cittadina. Sposata per iniziativa dei genitori, non amata dal marito, un violento che sperpera i soldi dell'albergo con donne e gioco. Improvvisamente la vita a Cala Marina si impenna: siamo in piena estate, l'albergo è pieno e sul treno che collega Nizza a Venezia e che ferma in paese, viene trovato ucciso il marito di Barbara. Sarà anche questa volta merito del maresciallo della Polfer trovare i colpevoli, mentre Marina, che forse è finalmente riuscita ad essere incinta, anche se non sa di chi, abbandona improvvisamente il paese.
Recensioni
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