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Può oggi la musica aiutarci a sperare? In un mondo in cui sembra che si sia volutamente respinta ogni possibilità di sperare, nel quale abbiamo abbandonato- anche a seguito dell’ultima guerra mondiale e della contingente situazione politica- il sogno di un tutto associando questo tutto al totalitarismo è ancora ipotizzabile che la musica abbia un suo spazio ben definito capace di aiutare l’uomo ad emergere? In un mondo tutto volto al tecnologico, nel quale i giovani cercano soluzioni e paradisi alternativi, dove folle è la corsa verso un futuro senza redenzione, può la musica ed i messaggi ad essa legati assurgere a luce di speranza? Questi gli interrogativi che si pone Elio Matassi nel suo ultimo lavoro riprendendo da vicino il pensiero di Bloch, pensiero che parla appunto di speranza e che risulta nel contempo una voce lontana, quasi persa nella storia dei tempi del trascorso secolo e che entra in stridente contrasto con lo scenario mondiale. Il libro del nostro risulta particolarmente interessante proprio per questo: riporta alla ribalta uno dei temi fondamentali del pensiero del filosofo tedesco, la musica ed indaga con forza proprio lì dove il suono incanta per ricordare e lasciare vibrare ancora l’appello a quella tenue possibilità che consente di individuare nella musica non solo quel senso di dispersione che aiuta ma anche il sogno di un nuovo tutto che è ad-venire. Matassi si insinua con facilità in uno dei nodi più problematici- ma nel contempo più fecondi- del pensiero di Bloch: l’apparenza e la sostanza. E nonostante questa distinzione sembra ormai stridente alla luce delle problematiche emerse nel dibattito filosofico moderno che sembra aver sepolto proprio tale distinzione, è il mezzo con cui l’autore indaga il valore dei suoni intesi come apparire ed espressione che non rimandano ad una referenza certa, come segni di segni, o come i segni dell’arte musicale disseminatrice per eccellenza, quanto piuttosto sono il segno tangibile del tempo lineare e nascondono n
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