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L'ultimo hit di Natalie Wood. L'ultimo suo film ad aver riscosso un vasto consenso sia di critica che di pubblico, diventando alla fine un vero e proprio cult-movie. E pensare che Nat non voleva neppure farlo questo flick, reputando che l'argomento trattato nel film, imperniato sui nuovi costumi sessuali e comportamentali tra i ceti giovani e abbienti nella California di fine anni '60 e in particolare il cosidetto "couple-swapping", lo scambio di coppia, l'ultimo tabù da infrangere per liberarsi di insincerità e ipocrisie, l'atto più osé contro il costume tradizionale, potesse arrecare danno alla sua immagine di attrice drammatica e "seria", reduce dai fasti di "Gioventù bruciata", "Splendore nell'erba", "Strano incontro" accanto ai vari James Dean, Steve McQueen, Warren Beatty e diretta da registi del calibro di un Nick Ray, di un Robert Mulligan o di un Elia Kazan. Inizialmente la preoccupava anche il confronto con Dyan Cannon, attrice brillante e di grande talento che offre una splendida performance meritandosi alla fine un Oscar come migliore attrice non protagonista. Ma tutte le remore furono alla fine superate, complice anche il periodo buono che Natalie stava attraversando in quel 1968 dopo alcuni anni bui, soprattutto nella vita privata; si era infatti alla vigilia del suo secondo matrimonio e la diva era tornata visibilmente ottimista e fiduciosa nel futuro e anche sul set ciò si notò; tanto che Elliot Gould, probabilmente il più imbarazzato e quello più in difficoltà tra i protagonisti del film, ricorderà anni dopo con simpatia e un pizzico di nostalgia il sostegno e il forte incoraggiamento offerti da Natalie durante tutte le riprese. Memorabile la scena finale con le due coppie che escono dall'albergo sottobraccio confusi in una chilometrica fila di americani di tutte le razze, di tutte le culture e di tutte le etnie, ma tutti sorridenti, con lo sguardo buono e in piena armonia mentre in sottofondo si diffondono le note di "What the world needs now is love" con le stupende musiche di Burt Bacharach.
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