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Il ritorno di Monsieur Hulot. Due conversazioni e altri saggi - Jacques Tati - copertina
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Il ritorno di Monsieur Hulot. Due conversazioni e altri saggi
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Descrizione


«Quello che ho cercato di fare dall'inizio - da "Jour de fète" e dal primo cortometraggio che avevo realizzato con René Clément - è di rendere il personaggio comico più veritiero. C'è stata, è vero, una scuola del film comico dove il personaggio arrivava con un cartellino dicendo: "Vedrete, io sono il buffone della serata, posso fare un sacco di cose, so fare il giocoliere, so ballare, sono un attore, sono un bravo mimo, so raccontare delle storielle". Era la vecchia scuola del circo, o del music-hall, che è poi la stessa cosa. Da parte mia ho cercato di dimostrare che, in fondo, tutti sono divertenti. Non è necessario essere un comico per far ridere. Ho visto un giorno, per esempio, un signore molto serio che doveva recarsi a un consiglio di amministrazione - e aveva il cappello adatto a questo genere di dimostrazione; avendo chiuso la portiera dell'auto con la chiave - sapete che c'è una sola serratura - si era ricordato di non aver chiuso quella opposta. Aveva pertanto fatto il giro per andare a chiuderla dall'esterno. Ma così facendo la cravatta gli era rimasta impigliata nella portiera. Si ritrovava così con una portiera chiusa e le chiavi in mano, ma non poteva raggiungerla. Evidentemente poteva cavarsela sciogliendo la cravatta, ma la mattina quando se l'era messa non aveva certo pensato di doverla togliere. Non è necessario essere un grande comico per trovarsi in una situazione comica. [...] Vorrei riuscire a fare un film, non lo nascondo, senza il personaggio di Hulot, solo con persone che vedo, che osservo, che incontro per la strada e dimostrare che, nonostante tutto, nella settimana o nel mese può sempre capitare loro qualcosa, e che l'effetto comico appartiene a tutti». (Jacques Tati)
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Dettagli

2018
25 gennaio 2018
121 p., Brossura
9788876984198

Conosci l'autore

Jacques Tati

1909, Le Pecq

"Propr. J. Tatischeff, regista francese. Nato in una famiglia russa emigrata, «francesizza» il suo vero nome per dedicarsi al teatro leggero, dopo aver praticato il rugby ad alto livello. Non ha successo nei music-hall parigini, e nemmeno nell'interpretazione di cortometraggi comici da lui stesso scritti, quali Oscar champion de tennis (1932), On demande un brute (Cercasi bruto, 1934), Soigne ton gauche (Curati il sinistro, 1935), tutti diretti da R. Clément; oppure L'école des facteurs (La scuola dei postini, 1937), diretto da lui stesso. Ottiene in seguito ruoli non di primo piano in Solo una notte (1945) e Il diavolo in corpo (1946) entrambi di C. Autant-Lara, e intanto elabora l'idea di un lungometraggio, che riesce a realizzare a fatica nel 1948, Giorno di festa. Il film si fonda sulla...

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