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Le tracce delle attività umane nei territori boscosi sono generalmente poco vistose, quasi impalpabili, e soggette nel volgere del tempo ad essere sempre meno percepibili. Nel bosco non e facile individuare un sentiero, così come in montagna non èsemplice seguire un 'antica mulattiera, oppure nei picchi appenninici e sui valichi frovare i segni di un antico fratturo, magari di un semplice viottolo dove per secoli solo briganti, con frabbandieri o cacciatori sono fransitati, silenziosi e guardinghi.Questo libro, che raccoglie una serie di con fributi di studiosi e ricercatori fra i più attenti agli avvenimenti e alla cultura dei due versanti dell'Appennino, racconta in una storia di lunga durata, le vicende del bosco e della montagna seguendo le "orme" ormai pressoché scomparse di monaci ed eremiti, ma anche di carbonai, boscaioli, fuorusciti, cacciatori, con trabbandieri e briganti, i quali per secoli hanno valicato i passi appenninici e battuto i sentieri della foresta: presenze quasi invisibili e misteriose. E, fra questi, proprio il brigante fu uno dei protagonisti più leggendari e suggestivi: «Il brigante come scrive Le Goff è l'uomo della foresta». L'impresa editoriale (e prima ancora quella della ricerca) è stata promossa ed èsostenuta dall'Accademia degli Incamn minati con sede in Modigliana: antica e presti gi osa istituzione impeguata nella valorizzazione culturale della Romagua toscana. All'iniziativa si èassociato l'Ente Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Falterona e Campigua, con sede in Pratovecchio: istituzione recentemente sorto e deputata alla tutela dei beni ambientali e naturali, ma intelligentemente attenta anche a quelli della cultura, nell'area appenninica della Romagna, del Casentino e del Mugello. Il paesaggio dell'Appennino, e in particolare di questa straordinaria area che racchiude in sé una foresta mirabile, èil risultato di un lungo processo di trasformazione delle risorse, dettato da secolari complesse relazioni, talora impercettibili, e da scelte politiche, amministrative, di mercato, ma anche culturali, religiose e sociali; così come grande peso inoltre hanno avuto per centinaia di anni le forme collettive di gestione dei pascoli e dei boschi. Collettivismo e individualismo, del resto, costituiscono due poli di una stessa realtà che ha plasmato la cultura e la mentalità dell'ambiente.Se dal punto di vista del paesaggio vegetale l'area in questione è ritenuta la più 'forestale" delle zone montane dell'italia centrale, dal punto di vista culturale e umano costituisce uno dei più singolari "crinali" del più ampio e suggestivo tema delle relazi oni fra mondo toscano e mondo emiliano-padano, fra il Nord e il Sud della penisola. Nel territorio appenninico fra Romagna e Toscana siamo esattamente in presenza di una 'foresta storica'; dove la civiltà ha improntato monumenti sublimi, come i due gioielli di Camaldoli e la Vena, e dove ha lasciato molteplici tracce: nei borghi, nelle pievi, nei castelli, nelle rocche, nei casolari lungo i pendii, nel reticolo delle strade, nei viottoli, nelle tradizioni e nella memoria delle generazioni.
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