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scheda di Corti, P., L'Indice 1994, n. 1
(scheda pubblicata per l'edizione del 1993)
Questo volume apre una promettente e articolata collana di "Saggi di storia e scienze sociali" pubblicata dal nuovo editore Donzelli. Di agile lettura, il libro non è destinato solo agli specialisti: e proprio in quanto diretto a una vasta categoria di lettori e alle scuole, è anche corredato di un'ampia bibliografia ragionata e di un utile glossario redatto da Alberto Maria Banti. L'intento divulgativo, che si coniuga in questo caso con la rigorosa conoscenza della realtà meridionale da parte dell'autore, ha il merito di estendere oltre i confini degli addetti ai lavori le stimolanti riflessioni storiografiche che sull'argomento si stanno oggi realizzando in alcune innovative ricerche sul tema, nell'ambito dell'Imes (Istituto meridionale di storia e scienze sociali), e sulla rivista "Meridiana".
L'obiettivo dell'autore è di operare una baconiana rimozione di alcuni idola che, sebbene in certi casi abbiano avuto almeno il merito di sollevare le più impegnate battaglie politiche del passato, hanno tuttavia precluso di leggere la storia dell'Italia meridionale in sé e al di fuori di ricorrenti denunce. Secondo quanto si legge nell'ampia introduzione, infatti, occorre superare certe reiterate formule di giudizio che non solo hanno impedito di studiare la concreta realtà del Mezzogiorno senza ricorrere agli adusati parametri dell'"immobilità", dell'"arretratezza" o, più di recente, a quello antropologico della "mediterraneità", ma hanno anche alimentato quelle immagini di esclusiva e perdurante arcaicità - fatta di miseria, superstizione, criminalità, omertà - che ancora oggi offrono facile spettacolo ai media e avvalorano tesi dello stesso tenore anche in una più diffusa opinione pubblica.
La storta dell'Italia meridionale è parte di una più ampia realtà nazionale moderna, industriale e urbana; le regioni meridionali hanno subito profondi processi di mutamento territoriale, demografico ed economico; e questi sono stati accompagnati, seppure con ritardi e contraddizioni, dell'alfabetizzazione, dall'accesso ai consumi e dalla trasformazione del modo di vivere della popolazione.
È su tali fenomeni che si sofferma Bevilacqua in questa "Breve storia dell'Italia meridionale" ricostruita nella sua "normalità" e al di fuori degli stereotipi. Pur senza enfatizzare la categoria della modernizzazione, e tenendo ben presente l'unicità del sistema economico in cui si iscrive tale storia, l'autore sottolinea i ruoli e le responsabilità delle élite e dei ceti dirigenti locali e nazionali nelle varie fasi della vita italiana, tracciando anche le linee di un'attendibile analisi del drammatico problema della criminalità mafiosa e dei suoi intrecci con la realtà economico-politica siciliana e nazionale.
Nel volume si delinea così un profilo storiografico che nella sua essenzialità propone anche una lucida lettura del presente; sul piano scientifico si disegna infatti un'immagine nuova e affatto statica dell'agricoltura meridionale e si realizza un rapido bilancio dei più dibattuti nodi interpretativi della storia del Mezzogiorno dall'età napoleonica a oggi (la questione agraria e meridionale, il dualismo, il ruolo della borghesia, l'intervento straordinario dello stato, l'emigrazione, il ruolo dei contadini, la riforma agraria, la politica comunitaria e la nuova agricoltura) mentre sul piano pragmatico si rivolge una netta risposta politica a quanti, appellandosi appunto al topos dell'immobilità e della "diversità" del sud rispetto al resto del paese, ripropongono oggi le pericolose formule dell'antimeridionalismo di sempre.
È davvero un altro mondo l'Italia del Sud? O non appartiene in tutto e per tutto all'esperienza storica del nostro paese, dell'Occidente, dello sviluppo? E in che cosa consiste, allora, la «questione meridionale», dove si annidano le specificità, le differenze, le distonie rispetto al resto del paese? In un momento in cui il tradizionale schema del dualismo italiano si colora di toni particolarmente polemici, tanto da riproporsi in tutta la sua dirompente carica politica, questo libro si offre quale lucida e pacata sintesi di un decennale lavoro di ricerca. Fuori da ogni retorico preconcetto, Piero Bevilacqua ricostruisce, in questo volume fortunato, uscito per la prima volta nel 1993 e ora riproposto nella collana Universale, la storia di una grande, contraddittoria e contrastata trasformazione, che ha visto interagire di volta in volta forze storiche di diversa natura e portata: l'ambiente fisico e l'insediamento umano; il lavoro e l'emigrazione; le agricolture e le industrie; le città e i paesi; i proprietari, i professionisti, i notabili; la politica e i gruppi dirigenti; lo Stato e l'intervento straordinario; il clientelismo e la mafia.
Di là dalle abusate categorie di «arretratezza» e «sottosviluppo», prende forma così la vicenda di un mondo in movimento, articolato nei suoi spazi interni, e partecipe dei processi più vitali caratteristici dell'età contemporanea.
Corredata da un glossario e da una bibliografia, quest'opera non solo rappresenta un essenziale strumento di informazione e di studio, ma costituisce al tempo stesso un punto di svolta nella storiografia del Mezzogiorno.
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