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La breve vita dell'ebrea Felice Schragenheim (Berlino 1922-Bergen-Belsen 1945). Ediz. italiana e tedesca - Erica Fischer - copertina
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La breve vita dell'ebrea Felice Schragenheim (Berlino 1922-Bergen-Belsen 1945). Ediz. italiana e tedesca - Erica Fischer - copertina

Descrizione


Felice Schragenheim (Berlino 1922-Bergen-Belsen 1945), giovane scrittrice e giornalista ebrea, affronta la vita e l'amore con un coraggio e con una lievità che ancora oggi ci sorprendono: si sente protagonista della commedia dell'esistenza e non si lascia intimorire né dalla dittatura nazista né dal pregiudizio benpensante. Sarà proprio questa sua sincerità che la porterà ad affrontare in prima persona, senza risparmiarsi, la tragedia del suo tempo. Questo volume raccoglie, nelle immagini e nelle poesie di Felice e del suo mondo, una testimonianza indimenticabile sulla sua vita e sulla sua vicenda, che ha ispirato il romanzo di Erica Fischer Aimée & Jaguar.
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Dettagli

2009
1 gennaio 2009
208 p., ill. , Rilegato
9788895324081

Voce della critica

La storia di Aimée e Jaguar è l'ossessione della scrittura di Erica Fischer, nata da genitori tedeschi in esilio in Inghilterra e poi per lungo tempo a Vienna, prima del trasferimento in Germania. Dopo Aimée & Jaguar, il fortunato romanzo pubblicato nel 1997 (portato sullo schermo con successo da Max Farberbock nel 1999) e più volte riproposto da Tea (ultima edizione 2007), in cui i toni sono abbastanza sentimentali, giunge ora opportunamente in libreria il bel libro fotografico La breve vita dell'ebrea Felice Schragenheim, fotografie di Christel Becker-Rau, in cui è presente una documentazione notevole, che permette di ricostruire la vicenda nel dettaglio.
Lily Wust (Aimée) era un casalinga con quattro figli (per la sua prolificità aveva vinto la Mutterkreuz) e un marito anodino e abbastanza tedioso, che la tradiva da tempo. Un giorno incontra la spregiudicata Felice, che le propone di amarla e, dopo mille trepidazioni, le rivela di essere una u-boot, ovvero una ebrea che viveva sotto copertura, dovendo passare di sotterfugio in inganno per salvarsi. Scocca l'amore, contro ogni previsione, di quelli destinati a durare per sempre, se la superstite Lily fece in tempo a vedere la pellicola che raccontava la sua vita e a commuoversi. Felice era bella e aveva un sorriso magnetico, come dichiara l'immagine di copertina; la sua vocazione sarebbe stata quella di giornalista, sulle tracce di un modello familiare illustre. Suo zio era infatti Leon Feutchwanger, antinazista, notissimo per il romanzo L'ebreo Süss (1925), che suscitò non poche controversie. Anch'egli ebbe una vicenda personale travagliata, visto che fu costretto a scappare dalla Francia in abiti femminili, per riuscire a guadagnare gli Stati Uniti, dove i suoi libri avevano precocemente raggiunto Hollywood.
L'album, ricchissimo, è quello di una famiglia benestante, che ruota intorno al padre dentista, che in alcune pose somiglia vagamente a Walter Benjamin. Insieme a lei una sorella, Irene, che, secondo la tradizione dell'epoca, aveva i suoi stessi abiti. La sequenza è tipica: gite al mare, corse sugli sci, giochi di gruppo, il primo giorno di scuola, con Fice, come ormai viene chiamata in famiglia, che esibisce la sua bambola preferita. Proprio Feutchwanger tra i primi aveva messo in allarme con scritti e conferenze contro il pericolo delle camicie brune, che sempre più rapidamente stavano giungendo al potere, e a un certo momento l'orologio della storia fa girare le sue lancette vorticosamente. Come nel magnifico Ragazze in uniforme di Leontine Sagan (1933), storia di amori tra ragazze sullo sfondo di un collegio (fra le attrici Erika Mann), anche qui iniziano a comparire relazioni, legami della giovane che capisce la propria identità e la dichiara. Un idillio, relativo, che è destinato a essere infranto nel 1938, quando le leggi antisemite del Reich prevedono definitivamente l'impedimento dell'accesso degli ebrei all'istruzione. La Notte dei Cristalli annuncia la tragedia a venire, molti iniziano a fuggire, chiedono asilo ad amici e parenti lontani.
Felice conta sull'appoggio di un altro zio, Walter Karewski, ginecologo, che ha cambiato nome in Karsten, il quale è arrivato negli Stati Uniti nel 1936. Inizia quindi un balletto di carte e documenti, in cui la burocrazia gioca come sempre un ruolo spietato; malgrado le assicurazioni dei parenti, che hanno un solido conto in banca, i consolati e le ambasciate, come in tragico balletto, danno e tolgono visti e passaporti. Finché è troppo tardi, i marchi non vengono più accettati dalle compagnie di navigazione e non resta altro da fare che cercare una copertura, un'identità di comodo. Felice scrive lettere in codice agli amici rimasti e alle persone che vivono nella sua condizione, che debbono prendere mille precauzioni, in un mondo poliziesco, dove tutto è controllato. La clandestinità inizia nel 1942 e a contrassegnarla c'è una poesia, che recita: "Tutto quel che accade / è solo dolore e canto, / il dolore svanisce / il canto si dilegua", proprio tra l'inno d'amore e il disastro della Storia si dà la forbice di questa umana avventura. Il capodanno del 1942, mentre il fuoco è ovunque, in una festa tra sole donne, al suono di proibite canzoni francesi, e della voce roca della nazi-sirena Sarah Leander, scocca la scintilla.
La consueta trama, sempre improbabile eppure sempre perfettamente vera, scatta di nuovo: la passione blocca per qualche tempo la macchina crudele, le immagini delle due su un prato, vestite un po' come bambine, che si baciano appassionatamente è intensa, solare. Svanita l'ultima possibilità di fuga in Svizzera, le identità si sovrappongono, e Felice trova lavoro sotto falso nome nella redazione della "National Zeitung", giornale ufficiale del partito, come se vivere a fianco alla tigre determinasse un'immunità. L'amore trionfa, quindi, ma solo fino a un certo punto, fino a quando, dopo una gita di cui restano scatti fotografici, con ritagli di sole, arriva la cattura, la deportazione e infine la morte a Bergen-Belsen. Jaguar riesce ancora a comunicare con il suo amore, in modo sempre più frammentario, finché scompare ogni sua traccia e l'altra viene interrogata per ore dalla Gestapo.
Dopo la fine della guerra, Aimée cercherà ovunque tracce della sua amata, fino a scoprirne la morte; seguiranno anni di buio, miseria e infine un'altra croce, quella al merito della Repubblica federale tedesca, come "eroe non decantato", secondo la definizione che indicava coloro che avevano offerto aiuto ai perseguitati dal regime. La foto finale presenta Lily Wust nel 1993 alla finestra del suo appartamento, chiudendo una storia a tratti incredibile, che si incide nella memoria, come le liriche di Jaguar, effusive ma mai trite, chiudendo questo libro di immagini che proietta tutto il peso del secolo sulla vita dei singoli, in bilico costante fra grazia e tragedia.
Luca Scarlini

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