Detti si è ispirato alla realtà, ricostruendola puntualmente, ma romanzandola nella giusta misura per raccontare una storia vera di calcio e di vita. Briciola è Anita, ragazza spagnola che ha perso la memoria in un incidente. Pulce è Leo Messi, il campione argentino del Barcellona che ha vinto campionati, Champions League e ben tre Palloni d'oro. Anita trova sul computer un file intitolato Pulcino che stava scrivendo prima dell'incidente: è la storia di Messi, detto Pulce per la minuscola statura e per la velocità e agilità con cui salta gli avversari. Fin da piccolo appare predestinato, ma presto si scopre che non può crescere, se non con cure costosissime impossibili per la famiglia. Ma il contratto con il Barcellona gliele garantisce. Pezzo dopo pezzo Anita ricostruisce la brillante e commovente storia di Leo. Detti la intreccia con altre, vere e ormai mitizzate: Garrincha, l'Uccellino brasiliano, indio poverissimo che trasformò l'handicap di una gamba più corta di 6 cm in una finta irresistibile con cui dribblava l'avversario, vincendo anche due campionati mondiali; Totti "romanista de Roma"; Maradona genio e sregolatezza, le cui imprese offrono lo spunto per descrivere anche le brutture del calcio, il denaro facile, l'affarismo, le scommesse, la droga, la malavita, il fanatismo e la violenza dei tifosi. Proprio il ricordo di un derby Roma-Lazio, quando Anita si beccò una sprangata in testa, fuga il buio e fa tornare la luce. E Anita, tifosa del Real Madrid, scopre il segreto del giocatore del Barca più forte del mondo. Leo si diverte a giocare ed è fuori dalle regole ferree del sistema di sponsor-tv-denaro (facciamo finta che sia così). Anche se ci sono altre cose importanti come disciplina, allenamenti, vita sana, rispetto per compagni e avversari, tecnica e velocità, insomma talento naturale più continui sacrifici per realizzare un sogno. Fernando Rotondo
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