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Anno edizione: 2023
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«La tessitura del mondo è in queste relazioni fra tempi. Non c’è tempo universale: la realtà è la rete tessuta fra i tanti tempi locali dalla possibilità di scambiarsi segnali»
«Anche in questo libro Rovelli gira intorno – per poi arrivarci a gamba tesa sul finale – al suo grande amore: il tempo. I suoi libri sembrano le feste di Gatsby, che vogliono far colpo soltanto su Daisy e nessun altro, in questo caso su un solo tema, il tempo, e nient'altro. Ma forse così è l'intera fisica.» - Alessandro Tacchino per Maremosso
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Se c'è una cosa che ho apprezzato grandemente di questo libro di Carlo Rovelli è stata la sua capacità di creare delle metafore tra concetti di fisica teorica e arte. Il nocciolo della questione è raccontarci cosa implichi la teoria dei buchi bianchi che sta studiando, affascinante e complessa da dimostrare, ma che, come ci racconta, ci sono le basi per pensare che sia una possibile risposta a cosa succede all'interno di un buco nero, cosa succeda poi. Quello che mi resterà profondamente di questo libro, però, come era già successo con l'Ordine del tempo, forse non è tanto la fisica che vuole rendere comprensibile anche agli occhi di una persona ignorante in materia come me, ma i collegamenti tra filosofia, arte, letteratura, che lo studio delle cose del mondo creano e rendono fiorenti in una mente curiosa, portandomi a pensare che non sia ancora morta quella parte di conoscere poliedrico e ampio che caratterizzava la scienza fino a qualche secolo fa: una materia viva, che si indaga su tutte le cose del mondo e le collega tra loro, cercando forme ricorrenti, similitudini, contraddizioni, che fanno sì che il ragionamento continui a progredire, senza saziarsi mai.
Che dire? Il modo di scrivere e di spiegare di Rovelli sono sempre gradevoli.
Ho letto altri libri di Rovelli e sono sempre stata pienamente soddisfatta.. Qui, invece, ho avuto la sensazione di appunti presi nel corso della vita e non sistemati quasi sempre con un certo ordine, a volte ripetizioni che non erano necessarie, riferimenti a testi che andavano a completare il concetto fisico-matematico, mentre io avrei preferito il concetto matematico (piuttosto che il riferimento a Dante, oppure ad alcuni pensatori e filosofi). Spesse volte questi riferimenti mi facevano perdere il filo del discorso. Come professionista del campo, avrei immaginato di più. Di più nel senso di riferimenti alla matematica e alla fisica perché in fondo anche una sola formula avrebbe dato più consistenza alle ipotesi.
Recensioni
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