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Premi
2004 - Nastro d'Argento - Miglior attore - Herlitzka Roberto
2004 - David di Donatello - Miglior attore non protagonista - Herlitzka Roberto
Adattato il libro "Il prigioniero" dell'ex brigatista Anna Laura Braghetti, Bellocchio ne ricava un film debole e a tratti irritante, soprattutto nel ritratto che fa della protagonista Chiara, proprietaria dell'appartamento dove viene tenuto prigioniero Aldo Moro. Il personaggio di Chiara è ovviamente ispirato alla Braghetti, che nella realtà era una spietata assassina (uccise, tra gli altri, il magistrato Bachelet) e nel film appare invece come una bimba spaurita incastrata in un gioco più grande di lei. In generale, tutte le BR protagoniste nella pellicola di Bellocchio non sono i terroristi che misero a ferro e fuoco l'Italia negli anni di piombo, ma dei sognatori che volevano cambiare il mondo nel modo sbagliato. Messa da parte la ricostruzione storica del caso Moro, insomma, il regista sceglie di concentrarsi sull'umanizzazione dei brigasti, uscendo fuori dai binari della narrazione. Ottimo Herlitzka nella parte dello statista democristiano.
Una visione particolare, angolare ma non distaccata - anzi - di un fatto che ha senz'altro modificato la storia del nostro Paese. Si avvertono la claustrofobia, l'esagerata fissazione ideologica dei protagonisti e la sofferenza interiore del prigioniero e di Maya Sansa, che è eccezionale, in questo ruolo di eterna combattuta tra il perseguimento di un obiettivo e la possibilità di risparmiare dalla strage un uomo, un essere umano come lei. Lo Cascio brigatista, spietato, combattivo è bravissimo e insolito. Un film bello, toccante. Da vedere e consigliare.
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