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CANNE AL VENTO di GRAZIA DELEDDA Recensione Romanzo di una Sardegna arcaica e fantastica “Canne al vento” e, allo stesso tempo, la storia di un popolo che erra alla ricerca di un raggio di speranza e di un « figlio prodigo che ritorna a casa dopo aver perso tutte le speranze » . Indietro la semplicita voluta della trama si nasconde un mondo pieno di simboli e miti, miti della Bibbia e miti profondamente umani. Un mito biblico molto significativo e quello del figlio prodigo incontrato nel romanzo nella figura di Giacinto, il nipote dei Pintor e anche nel senso ristretto a Efix, il garzone – personaggio principale, che ovunque vada ritorna sempre a casa dalla quale e collegato per l’eternita per un assassinio (e lui che uccide suo padrone, Zame) e per l’amore che sente per le tre figlie della sua vittima. L’oppinione della scrittrice su questo assassinio non e proprio disapprovatrice perche Zane e descritto come un uomo crudele e senz’anima. Di piu, Efix uccide per amore e per la giustizia. Il suo gesto non e quello di un innamorato abituale ma di un innamorato di giustizia, di vita, perche lui vuole cosi proteggere Lia di suo padre e difende la sua fugga. Le altre tre sorelle, Ruth, Ester e Noemi, rimangono le priggioniere dell’ombra di loro padre morto, che sentirano per sempre « …un timore di vita, un desiderio di morte, una paura di passioni, uno stato di umilita, tutte le disgrazie, le lagrime, il rancore… ». C’e Efix, pero, che si accorge che non sara mai piu nulla da cambiare e decide protteggerle a rischio di non avere mai la sua vita perche la sua filosofia e « l’uomo e cosi fatto : buono e cattivo, poi e sempre infelice, i ricchi pure sono spesso infelici… ». E attraversando la sua vita troveremo i suoi sforzi per redimere l’assassinio, il suo grande ed unico peccato : lavorera sempre senza paga, il suo percorso di mendicante che ha un senso religioso di pentimento, la fiducia accordata al nipote Giacinto che assimila come se fosse suo figlio, il desiderio di vedere Noemi sposata e a casa
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