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Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2021
Finalista Premio letterario Chianti 2021
Due sorelle, una madre che se ne va. Lisa Ginzburg scava nella fragilità della coppia, tra i calcinacci della famiglia, raccontando con abilità estrosa la fatica femminile di crescere proteggendo e proteggendosi. Fino a sorprenderci con l'ipotesi che gettando via lo scudo si comprenda meglio la battaglia.
«Lisa Ginzburg esercita la capacità di calarsi fino in fondo nelle smagliature dei rapporti affettivi, affondando le mani nella tensione tra sradicamento e ciò che, a torto o ragione, chiamiamo casa» - Cristina Taglietti, La Lettura
«È un romanzo che indica una fuoriuscita luminosa senza nascondere la solitudine, commuove senza essere patetico» - Nadia Terranova, Robinson
Poi lo leggo mi son detta. Poi è diventato adesso. E in poche ore non c'era che pace e bellezza.
Maddalena, la maggiore, è timida, sobria, riservata. Nina, di poco minore, è bella e capricciosa, magnetica, difficile, prigioniera del proprio egocentrismo. Le due sorelle, legate dal filo di un'intima indistinzione, hanno costruito la loro infanzia e adolescenza intorno a un grande vuoto, un'assenza difficile da accettare. Ancora adesso, molti anni dopo, cercano di colmarla con corse, lunghe camminate, cascate di parole e messaggi WhatsApp che, da Parigi a New York, le riportano sempre a Roma, in una casa con terrazzo affacciata su Villa Pamphili, dove la loro strana vita, simbiotica e selvatica, ha preso forma. È proprio a Roma che Maddi, da sempre chiusa nel suo carapace, decide di tornare, fuggendo dai ruoli che la sorella, prima, e la famiglia poi, le hanno imposto. Finalmente sola con sé stessa e con i suoi ricordi, lascia cadere le difese e, rivivendo i luoghi del passato, inverte le parti e si apre alle sorprese che riserva la vita. Padri e madri, amicizie e passioni, alberi e fiumi fanno da cornice a una storia d'amore e di abbandono che, come ogni storia viva, offre solo domande senza risposta. E misura con il metro felice della letteratura la distanza che intercorre tra la ferita originaria e la pace sempre e solo sfiorata della maturità.
Proposto da Nadia Terranova al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
«Se la famiglia è un’istituzione sociale, un romanzo famigliare è sempre un romanzo politico: racconta i tic e le nevrosi dei legami dentro cui ci ingabbiamo da soli o da cui ci dimeniamo per liberarci, legami fondativi delle relazioni che avremo con il mondo. Nel solco di questa tradizione entra, con raro rigore e suprema eleganza, Cara pace di Lisa Ginzburg, in cui il rapporto fra due sorelle molto diverse è l’occhio con cui guardiamo nella vita dell’una e dell’altra e nella singolare famiglia da cui vengono entrambe. Ginzburg fa una letteratura di piccole storie e grandi dolori; crea un mondo intimo e totalizzante a partire da “un’infanzia esplosa”, un abbandono, una ferita originaria; racconta la timidezza e la sfacciataggine, la fatica e la crescita, il desiderio di proteggere e il bisogno di proteggersi, fino a raggiungere una nuova verità: togliersi di dosso il carapace con cui ogni giorno ci difendiamo è un gesto di libertà che può, all’improvviso, donarci la cara pace di una nuova coscienza e di una raggiunta pienezza. In questo romanzo che non teme crepe e fondali ma sa anche indicare la feritoia da cui può passare la luce, la prosa di Lisa Ginzburg raggiunge una consapevolezza superiore, rivelando una scrittrice intensa e originale, capace di trasfigurare in letteratura i suoi spettri e le sue ombre.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Nel raccontare la storia di due sorelle della media borghesia romana che attraversano la vita senza che mai un dramma le turbi per davvero, non c’è stato bisogno di andare a scomodare nonna Natalia Ginzburg: il “lessico famigliare” di sua nipote Lisa non ha nulla di emozionante. Una narrazione tutta in punta di spillo e piena di cliché, ambientata sempre nei quartieri giusti di Roma, Parigi e New York, dove gli inciampi trovano sempre una soluzione adeguata. Che sia la “tata” francese motivante e salutista nell’affidamento giudiziario dopo la separazione dei genitori, il padre, fotografo matrimoniale di successo che tira di coca ma non per questo va in overdose, la madre che quando cerca un lavoro finisce a fare la direttrice del negozio Gucci a Roma e i due maritini, gallerista newyorchese per l’una, diplomatico francese per l’altra. Persino il ragazzino-amante della più saggia delle due sorelle saprà trovare la misura per farla sentire pienamente donna e non una milf insoddisfatta. Romanzo noioso, presuntuoso e spesso irritante.
Una storia malinconica, certamente ben scritta ma che non sono riuscita ad apprezzare fino in fondo
In una giungla di tortuosi iter burocratici, separazioni e mollezza affettiva il motto ''due valgono più d'uno'' è il viatico di una vita vissuta senza schema fisso. Di un paesaggio familiare arido e brullo: habitat esistenziale di Maddalena e Nina. Bersagli di un abbandono parentale torbido e limaccioso, cui sopperiscono con l'amore sororale: arcano influsso vitale e strategia difensiva per tenere in piedi la speranza, e rispondere a un imperativo interiore di sopravvivenza. Dalla stessa pianta madre due gemme dissimili: la primogenita, 'Maddadura', savia, misurata, non va oltre una composta passione muta; la minore, 'Ninamolle', frivola, dal temperamento caldo, si spinge più in là, nel ciclo delle emozioni sfuggevoli. Dissimili ma non disgiunte, loro e loro soltanto sono le uniche in grado di accedere alla sfera più intima, per accettarsi, accogliersi, rigettando unanimemente il sovraccarico sentimentale di cui sono portatrici. Condannate a una crescita prematura, sazie e insaziate di attenzioni, si dischiuderanno alla vita. E grazie alla natura biunivoca del loro rapporto ognuna potrà essere figlia e genitrice dell'altra; adattandosi e adottandosi a vicenda. Ma una delle due gemme-sorelle, all'apice del proprio sviluppo vegetativo, tenterà di ribaltare la sorte per radicarsi in un'oasi di personale autorealizzazione, consapevole che nel coacervo disordinato dei desideri possa finalmente sperimentare ''l'avventura di sé stessa''.
Recensioni
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