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Dopo i saggi su Bernini e il Salvatore e su Santa Maria del Fiore, temi di scultura e di architettura, Irving Lavin torna con un volume dedicato alla pittura e ci offre un nuovo, brillante contributo sull'arte di due grandi del Seicento: La Tour e Caravaggio.Con la consueta maestria, lo studioso analizza un'opera di Georges de La Tour, conservata a Cleveland, che illustra il momento in cui san Pietro si pente dolorosamente per avere rinnegato Cristo tre volte. L'episodio, narrato nei Vangeli, si presta a una lettura di stampo controriformista del sacramento della Penitenza. Lavin interpreta i motivi che fanno del quadro di La Tour una rappresentazione enigmatica: la presenza tanto evidente del gallo, l'espressione allucinata e le mani serrate di Pietro, la strana forma della lanterna ai suoi piedi, la doppia fonte di luce nel dipinto. E come sempre compone il puzzle in maniera convincente ed elegante.Di Caravaggio vengono collegate tra loro e prese in esame tre opere, tutte commissionate nel 1602-3 dal marchese romano Ciriaco Mattei: il San Giovanni dei Musei Capitolini, la Cena in Emmaus della National Gallery di Londra, la Cattura di Cristo della National Gallery di Dublino, riscoperta di recente. In una serie di incastri tra le testimonianze delle Scritture e i riferimenti alla trattatistica coeva, tra i richiami ai modelli antichi e i motivi desunti dalle formulazioni teologiche dei seguaci di san Filippo Neri, si dipana un'avvincente lettura di queste opere che tocca l'aspetto insolito della relazione tra la divinità e il mondo visibile e sollecita la teoria provocatrice della natura «occulta» di Dio, davvero riconoscibile soltanto attraverso il sacramento e la fede. Per il pittore Caravaggio la capacità di «vedere», non con gli occhi ma con lo spirito, può offrire all'uomo una possibilità di salvezza.
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