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Pisa, ETS 2005,cm.14x21, pp.107, brossura cop.fig.a col. Coll.Galleria,5.
Il volume si compone di quattro saggi che analizzano da prospettive diverse il rapporto di François Truffaut con la scrittura e con la letteratura. Il contributo iniziale del compianto Ezio Alberione funge da cornice all'intero progetto, per l'ampiezza e la profondità degli assunti. L'autore sottolinea la cura dedicata alle parole da parte di Truffaut, sia nel suo lavoro di critico cinematografico sia come regista, due attività non distinte bensì in costante dialogo e rapporto tra loro. Il regista, precoce e vorace lettore, sin da giovanissimo dimostra un'estrema familiarità e dimestichezza con le parole: nelle sue lettere e nei suoi scritti si riscontra una cura costante volta a utilizzare termini vivi, tesi e vibranti. Sin dai suoi primi interventi critici emerge in modo spiccato la personalità di Truffaut, "capace di fare un discorso strutturato eppure ondivago, rapsodico e frammentario (...) di unire l'osservazione puntuale e l'allargamento di visuale. Nello stesso testo c'è spazio per l'inquisitore e l'appassionato, il fustigatore e l'ironico, l'assiomatico e l'argomentativo". Il suo stile giornalistico ha il gusto della sintesi, della rapidità e della leggerezza, nella consapevolezza della centralità accordata alla parola, "nel riconoscimento conclude Alberione che si tratta del grande principio ordinatore del mondo, prima e più dell'immagine".
Gianni Olla individua nel suo scritto l'influenza dell'opera di Marcel Proust nell'universo poetico truffautiano, a partire dal commento a una lettera indirizzata alla produttrice Nicole Stéphane, detentrice dei diritti della Recherche, in cui il regista declina in modo deciso e risoluto l'invito a portare sullo schermo Un amore di Swann. Olla evidenzia come la proposta di Stéphane sia senza dubbio scaturita dall'individuazione, nelle prime sei pellicole del cineasta, di numerosi spunti tematici, episodi, personaggi primo fra tutti il Doinel di I quattrocento colpi e Antoine e Colette "dipendenti" dalla Recherche. Il saggio procede nella puntuale individuazione di tutte quelle dipendenze, empatie, debiti proustiani riscontrabili nell'opera di Truffaut, dai temi l'amore come malattia, il ricordo dell'infanzia come condizione infelice, l'esitazione amorosa alle citazioni, alle madeleines visive ecc.
Lo studio di Rosamaria Salvatore convoglia l'analisi su una ricorrenza che attraversa il cinema di Truffaut, il tema dell'origine, che caratterizza il percorso formativo di ogni singolo protagonista. L'autrice concentra l'attenzione su un caso paradigmatico, quello della storia di Adele H., in cui tale materia "si addensa di una stratificazione profonda e complessa". Il saggio di Massimo Marchelli lavora invece sullo sguardo registico truffautiano, passando in rassegna le sue esplicazioni attraverso l'intero corpus filmico, dagli esordi fortemente autobiografici agli ultimi due film (La signora della porta accanto e Finalmente domenica), nuovamente influenzati dall'elemento biografico grazie alla presenza di Fanny Ardant, compagna del regista messa in scena con sguardo amoroso.
Sara Cortellazzo
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