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Carzano 1917. Abbiamo vinto l'Austria-Ungheria - Ljudevit Pivko - copertina
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Carzano 1917. Abbiamo vinto l'Austria-Ungheria
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Carzano 1917. Abbiamo vinto l'Austria-Ungheria - Ljudevit Pivko - copertina
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Descrizione


Ben pochi sanno che il paesino di Carzano, in Valsugana, è stato a un passo dal diventare uno dei luoghi simbolo della Grande Guerra sul fronte italiano. Qui, il 18 settembre 1917, a poco meno di un mese dallo sfondamento di Caporetto, si svolse l'operazione di un gruppo di soldati di nazionalità slovena e cecoslovacca, appartenenti all'esercito austro-ungarico: il piano avrebbe dovuto aprire una breccia nella linea del Tiralo e condurre in breve l'Italia a Trento e a Bolzano. A concepire questo progetto temerario fu il capitano sloveno Ljudevlt Pivko, autore di questo libro scritto nell'Immediato dopoguerra. Pivko si rese protagonista di uno degli episodi più controversi e fondamentali della guerra sul fronte Italiano: la notte di Carzano, quando i reiterati tentativi del capitano di passare al nemico e, insieme, di danneggiare gli austroungarici giunsero a un soffio dall'avere un pieno e clamoroso successo. Pivko e i suoi uomini drogarono un intero battaglione bosniaco, di cui il capitano sloveno aveva il comando interinale, accordandosi con gli italiani che avrebbero dovuto attaccare a fondo, proprio nel settore di sua competenza, e puntare su Trento, il tentativo fallì e Pivko disertò. In seguito, formò il "Reparto Verde" di volontari slavi, che combattè valorosamente accanto all'Intesa. "Carzano 1917. Abbiamo vinto l'Austria-Ungheria" rappresenta oggi una pietra miliare nella memorialistica militare del primo conflitto mondiale, almeno per quanto riguarda il fronte italiano. Al di là dello stile in cui è stato scritto, che risente sia del clima dell'epoca sia del particolare impegno patriottico del suo autore, la testimonianza di Pivko è una fonte primaria di eccezionale valenza per conoscere e comprendere i complicatissimi retroscena dell'irredentismo antiasburglco all'interno dell'Impero austroungarico, del panslavismo e, infine, del troppo poco analizzato fenomeno delle "legioni slave", che combatterono a fianco dell'Intesa e che, alla fine della guerra, furono rimosse dalla memoria collettiva del conflitto. Questo libro è, in un certo senso, un'opera revisionista: il suo autore incarnò un fenomeno che la storia volle dimenticare. Oggi, a distanza di un secolo dagli avvenimenti, grazie a questo libro, quel fenomeno torna in superficie, permettendoci di valutare il conflitto con strumenti più aggiornati e con uno spirito finalmente libero da condizionamenti. Come dovrebbe essere la storia e come spesso non è.
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Dettagli

2017
23 febbraio 2017
850 p., Brossura
9788861023888

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JacquesGeymet
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Un memoriale imponente, ma ci descrive con dovizia di particolari e con mille sfaccettature la prima guerra vista dalla parte degli slavi,i quali si sentono estranei all'impero Austro-ungarico,e del quale si sentono l'ultima ruota del carro buona solo come carne da cannone. Questo sagace ufficiale sloveno,(oltretutto poliglotta) ci racconta pure l'impreparazione dell'italia per la guerra ,l'ignoranza dei suoi alti ufficiali contrapposta al buon senso degli italiani che la guerra la facevano davvero. Interessante vedere come la gestione dei prigionieri slavi, (cecoslovacchi sopratutto) comporterà un aiuto psicologico ,oltre che militare, alle truppe italiane. Scritto molto bene, dall'avvio della guerra contro i serbi in Albania, sino al fronte trentino, viene descritta molto bene l'umanità delle trincee, le azioni militari e il contesto politico-diplomatico.Preziose e numerose le note storiche e linguistiche.

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