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La casa degli sguardi - Daniele Mencarelli - copertina
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La casa degli sguardi - Daniele Mencarelli - copertina

Descrizione


Vincitore del Premio John Fante Opera Prima 2019.

Con la lingua precisa e affilata del poeta, Daniele Mencarelli ci offre con grazia cruda il racconto coraggioso del rifugio cercato nell'alcol, della spirale di solitudine, prostrazione e vergogna di quegli anni bui, e della progressiva liberazione dalla sofferenza fino alla straordinaria rinascita.

"Si parli, semmai, di fragilità, di esseri nati con la pelle più sottile, un bassissimo numero di anticorpi a ogni bene e male del mondo, dal dolore alla tenerezza, malinconia e amore compresi. Persone che le inchiodi con poco, basta un fiore per bucargli la pelle."

Daniele è un giovane poeta oppresso da un affanno sconosciuto, "una malattia invisibile all'altezza del cuore, o del cervello". Si rifiuta di obbedire automaticamente ai riti cui sembra sottostare l'umanità: trovare un lavoro, farsi una famiglia... la sua vita è attratta piuttosto dal gorgo del vuoto, e da quattro anni è in caduta "precisa come un tuffo da olimpionico". Non ha più nemmeno la forza di scrivere, e la sua esistenza sembra priva di uno scopo. È per i suoi genitori che Daniele prova a chiedere aiuto, deve riuscire a sopravvivere, lo farà attraverso il lavoro. Il 3 marzo del 1999 firma un contratto con una cooperativa legata all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. In questa "casa" speciale, abitata dai bambini segnati dalla malattia, sono molti gli sguardi che incontra e che via via lo spingeranno a porsi una domanda scomoda: perché, se la sofferenza pare essere l'unica legge che governa il mondo, vale comunque la pena di vivere e provare a costruire qualcosa? Le risposte arriveranno, al di là di qualsiasi retorica e con deflagrante potenza, dall'esperienza quotidiana di fatica e solidarietà tra compagni di lavoro, in un luogo come il Bambino Gesù, in cui l'essenza della vita si mostra in tutta la sua brutalità e negli squarci di inattesa bellezza. Qui Daniele sentirà dentro di sé un invito sempre più imperioso a non chiudere gli occhi, e lo accoglierà come un dono.
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Dettagli

2018
13 febbraio 2018
228 p., Rilegato
9788804685760
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Indice

Non è un risveglio. È un sussulto. Ogni mattina mi ritrovo dritto sul letto, con l'affanno in gola, il cuore accelerato, il corpo preso da un tremore continuo, un delirio di movimenti. "Non ricordo nulla." È la frase che mi ripeto tutte le mattine. "Non ricordare nulla." È il mio obiettivo della sera. Mi alzo a scatti, un automa senza coordinazione né coordinate, ho i pantaloni pieni di piscio, scanso col piede il pitale che mia madre mette accanto al letto, è vuoto, come sempre. Sono le sei di mattina, respiro come appena riemerso da un oceano nero, senza suoni né sogni. Lei sta lì, addormentata sui tre gradini che portano alla mia stanza. Come si possa dormire su tre gradini lo sa solo la disperazione. Mia madre è una rabdomante sfortunata, la sua acqua sono tre figli da custodire, ma uno, l'ultimo, le è uscito con una malattia invisibile all'altezza del cervello, o del cuore, o di tutto il sangue che gli circola nel corpo. Mia madre si tira su che smania dal dolore, ha un braccio addormentato, la postura di una contorsionista a fine spettacolo, mi guarda come sperando qualcosa, una novità che non s'avvera.

Valutazioni e recensioni

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Aledifra
Recensioni: 4/5

Le vicende narrate da Mencarelli sono così reali, vissute in prima persona che colpiscono come pugni nello stomaco.Impossibile rimanere indifferenti. Ha un modo di raccontare che non puoi non immedesimarti in lui, vivere ciò che sta vivendo lui. Un libro che suscita emozioni forti.

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Ilaria Cacciari
Recensioni: 5/5

[Dal blog: SaraScrive] Ho “conosciuto” Daniele Mencarelli grazie ad una delle pillole di lettura postate da Lino Guanciale nel suo programma di condivisione #baronirampanti. Il libro cui Guanciale dava voce per meno di un minuto era Tutto chiede salvezza (vincitore del Premio Strega Giovani 2020 e presente nella sestina finale del Premio Strega 2020), un gioiellino, una perla rara che ho divorato in quattro ore e che mi ha spinta a leggere anche l’altro romanzo di Daniele Mencarelli, ovvero La casa degli sguardi di cui vi parlo oggi. Recensire un libro del genere è complesso, terribilmente complesso, ho paura di non riuscire a rendere bene tutto quello che è racchiuso in poco più di duecento pagine. Come già mi era successo con Tutto chiede salvezza, anche questa volta Mencarelli mi ha lacerata e la cosa che più mi ha colpita è stato nuovamente il suo stile. Potrei dire che il libro è poetico ma risulterei stucchevole e indubbiamente ridondante, il libro è, è e basta. C’è e nel suo esserci testimonia un mondo, una vita complicata resa in modo assurdamente autentico con una prosa che è quasi un racconto. Mencarelli è un autore con la “a” maiuscola perché scrive con una leggerezza incredibile di cose terribilmente complesse e sfaccettate. Si apre al lettore, si svela in qualche modo, ma lascia un segno profondissimo nell’animo di chi legge. Non parlerò della storia in generale perché il libro va letto e assaporato, va scoperto pagina dopo pagina, va lasciato decantare nel profondo dell’anima. Se non avete mai letto nulla di Mencarelli vi consiglio di recuperare quanto prima, non vi staccherete più dal suo modo di scrivere, sarà praticamente impossibile scrollarvi di dosso tutto ciò che trasuda dai suoi libri. So di non essere riuscita nell’intento di rendere la bellezza del libro, lo vedo rileggendo le parole che ho scritto ma con Mencarelli è così, i suoi libri lavorano nell’anima del semplice lettore, gli scavano dentro e lo lasciano appesantito ma alleggerito.

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ormos
Recensioni: 4/5

Con La casa degli sguardi Mencarelli sembra rispondere a un'intima urgenza di scrivere, e lo fa sbattendoci in faccia il lato oscuro della sua dipendenza dall’alcol e i tentativi di riscatto attraverso il lavoro come addetto in una cooperativa di pulizie nell’ospedale Bambino Gesù di Roma. Tra momenti di lucidità ed altri di “dimenticanza”, l’autore fa emergere la profonda sofferenza che i suoi disturbi procurano ai famigliari, la speranza che un impiego possa restituirgli un po’ di dignità, i rapporti sempre sul filo tra diffidenza e complicità con i colleghi di lavoro, lo struggimento di fronte alla malattia – talvolta, la morte – che colpisce i bambini. Una storia autobiografica intrisa di cruda realtà e un pizzico di poesia, che fa male mentre si legge ma che alla fine lascia un gran bene dentro. Voto 4,5.

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Voce della critica

Non solo vita e disperazione, non solo degrado e morte (sociale e psicologica), qui c’è posto per la rinascita, per la resurrezione. Il dolore e la devastazione, la discesa agli inferi, con genitori impotenti al capezzale, con un perenne quotidiano oblio con cui fare i conti, sono vissuti dal protagonista del romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, La casa degli sguardi (228 pagine, 19 euro), pubblicato da Mondadori: il libro speciale, magistrale, in prosa di un poeta, destinato ad arrendersi all’alcol, alla solitudine, a un incidente, ai pianti, all’incoscienza e invece rinato dove un amico gli trova un lavoro, al Bambin Gesù, l’ospedale per l’infanzia del Gianicolo, a Roma, in una cooperativa che si occupa dei servizi. Chi, colpevolmente, come chi scrive, non si fosse accorto del passaggio in libreria di questo volume prezioso, si fidi, torni indietro.

La materia è incandescente, ma Mencarelli – che racconta una vicenda di fine anni Novanta – non cede mai alla retorica e nemmeno ala scrittura di versi fra le righe: si immerge in un altro mestiere, accettandone le regole, ma comunque sorprendendo, con sensibilità ed empatia. Il dolore intimo, individuale, personale del protagonista, tra i corridoi dell’ospedale, cede il passo a quello dei piccoli ricoverati, di certe loro vite che sono veloci calvari e si concludono con la morte («…se ci sei tu, Dio, dietro tutto, perché non hai preso me? O qualsiasi altro adulto sulla faccia della terra?»). La vita non sta nell’autocompatimento e nelle sbronze in cui annientarsi, semmai nel lavoro, anche umile, nel coraggio e nella lotta. Non bisogna aver paura della vita, sembra dirci Mencarelli e non è affatto scontato scriverlo, raccontarlo, viverlo, accendere una luce in modo consapevole…

Nella caduta e nella risalita il lettore che si accosta al romanzo di Mencarelli rintraccerà un’energia emotiva capace di lasciare, a lungo, riverberi dentro. L’intima riflessione tra le stanze dell’ospedale, gli schiaffi in faccia dell’estremo male e dell’estremo bene, il riscoprirsi uomini quando il dolore più incomprensibile e furioso sbatte addosso e si abbatte su anime innocenti (si pensi ad Alfredo, detto Toc Toc): ci sono tutte queste cose in pagine che vanno assaporate lentamente, per farci i conti davvero, anche quando disturbano, anche, soprattutto, quando non concedono alibi. È così che la memoria ha la meglio sull’oblio, i rapporti umani prevalgono sul vuoto, la poesia e la scrittura (che però da sola non è un farmaco ai mali della vita), sia pure dolenti, fanno evaporare il vino bianco e l’autodistruzione.

C’è un concentrato di sofferenza in questo libro da far impallidire i piccoli quotidiani impicci in cui possiamo imbatterci. C’è un uomo di venticinque anni fragile e forte, consapevole del dolore di cui è causa fra quanto lo amano, che ce l’ha fatta. Destabilizzato dall’alcol, ma ancor più dalla realtà con cui impara a fare i conti tutti i giorni. Eppure c’è gioia, in fondo, c’è anche un addestramento alla leggerezza (i maestri sono i colleghi del protagonista), c’è la vita. Mencarelli va apprezzato per il coraggio e aspettato per le prossime parole che vorrà regalare ai lettori. Se vorrà esprimersi in versi, in prosa, a gesti, muovendo le pupille, i suoi lettori, vecchi e nuovi, lo aspetteranno a braccia aperte.

Recensione di Arturo Bollino

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Conosci l'autore

Daniele Mencarelli

1974, Roma

Daniele Mencarelli nasce a Roma, nel 1974. Le sue poesie sono apparse su numerose riviste letterarie e in diverse antologie tra cui L’opera comune (Atelier) e I cercatori d’oro (clanDestino). Le sue raccolte principali sono: I giorni condivisi, (clanDestino, 2001), Guardia alta (La Vita felice, 2005).Con nottetempo ha pubblicato Bambino Gesù (vincitore del premio Città di Atri, finalista ai premi Luzi, Brancati, Montano, Frascati, Ceppo) nel 2010 e Figlio nel 2013. Sempre nel 2013 è uscito La Croce è una via, Edizioni della Meridiana, poesie sulla passione di Cristo. Il testo è stato rappresentato da Radio Vaticana per il Venerdì Santo del 2013. Nel 2015, per il festival PordenoneLegge con Lietocolle, è uscita Storia d'amore. Del...

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