La casa verde

Vargas Llosa è uno dei miei autori preferiti, ma quest’opera del ‘66, la seconda dopo La città e i cani, l’ho trovata ancora un po’ acerba. L’ambientazione tra due posti del Perù di cui uno all’interno della selva amazzonica è di grande interesse, ma l’ho trovata meglio trattata ne Il narratore ambulante e nel libro storico Il sogno del celta. Ne La casa verde il continuo avanti e indietro temporale, la folla di personaggi, i dialoghi incrociati e sovrapposti - che si ritroveranno per ben 200 pagine del successivo Conversazione nella Cattedrale- rendono difficoltosa la lettura e mostrano un eccesso di ricerca stilistica.

In un paesino prima non c’era neanche un bordello poi il bordello c’è, con buona pace del prete piromane del luogo, e il paesino tutto diventa un bordello più grande. Gl’indios vengono maltrattati comunque ora come allora sia dai militari sia dalle suore che vogliono civilizzargli almeno le figlie, portandogliele via, sempre che non facciamo prima loro, le figlie, a scappare in un Casa Verde. Un romanzo del quale non si possono indicare l’inizio e la fine perché tutto è svolgimento, tutto è vita.

La traduzione Einaudi è veramente penosa con paragrafi dell'originale che scompaiono....incredibile purtroppo! Peccato perché questo libro è una chicca dello stile dell'autore Nobel per la letteratura; consigliatissimo... in lingua originale purtroppo!