«È con vero piacere che mi accingo a tentare di scrivere una qualche riflessione introduttiva a questo romanzo di Iosè Silvestre, amica di lungo corso e collega in un tratto significativo della mia docenza nei licei statali, cordiale e sempre disponibile alla collaborazione, dote non scontata negli ambienti scolastici. Ad attrarre l'attenzione, e forse la curiosità, contribuisce anzitutto il titolo del romanzo: LaCasadiSiracusa@44, certamente figlio della società digitalizzata in cui viviamo e in cui occorre dotarsi di PIN e password se si vuole sbarcare il lunario sociale, come mi ha confidato la stessa Autrice quando le ho chiesto una delucidazione ermeneutica di questa scelta. Molto opportunamente, a proposito di un saggio di Guido Mazzoni sull'argomento è stato scritto che: "il romanzo è la più importante tra le arti occidentali, quella che raffigura la totalità della vita [...]. Grazie al romanzo, la letteratura occidentale ha allargato il raggio dei propri temi e delle proprie possibilità, e soprattutto è riuscita nell'impresa di narrare l'esistenza delle persone comuni". Ed è bello rilevare come, quasi cento anni dopo il saggio di Lukàcs, Teoria del romanzo, è messa ancora in luce l'interpre-tazione complessiva del romanzo come fenomeno culturale e come genere letterario, segno e sintomo della condizione moderna. Iosè Silvestre ha scelto proprio il romanzo come struttura narrativa per rievocare in un manipolo di capitoli, trentuno per l'esattezza, e servendosi proprio della password LaCasadiSiracusa@44, tutti i suoi ricordi legati appunto a quella casa, che abbracciano essenzialmente la sua infanzia e la sua giovinezza. Operazione di ricordo anzitutto, quella della Silvestre, che ci rimanda, tout-court, a un illustre scrittore siracusano, Elio Vittorini nato nel 1908 che, nel suo Conversazione in Sicilia, ha voluto ripercorrere il paese della sua infanzia per ritrovare il genere umano perduto...» (Dalla Prefazione di Giovanni Spagnolo)
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