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Fu una figura straordinaria quella di Bernard Lazare che ancor prima di Émile Zola si attiva in quel ruolo che fu di Voltaire e di Victor Hugo e che sarà poi anche di Jean-Paul Sartre: quella dell' intellettuale engagé, dell'uomo di cultura che agisce all'interno della società in cui vive , che prende posizione e interviene per affrontare questioni solo apparentemente estranee alla sua professione. Charles Pierre Péguy lo definisce "uno dei più grandi profeti d'Israele". Sí, perché si tratta di un "combattente per la dignità e i diritti individuali dell'uomo" che difendendo il capitano Alfred Dreyfus ha voluto difendere anche e soprattutto la libertà e la giustizia sociale in accordo alle tesi profondamente anarchiche e libertarie. Purtroppo non riuscì a condividere la gioia della riabilitazione di Dreyfus: mori nel 1903, dimenticato dai molti intellettuali che hanno preferito esaltare e valorizzare maggiormente la figura del suo successivo "erede" (legittimo, beninteso) verso il quale aveva per cosi dire "spianato la strada".
Non solo l'anarchico lodigiano Camillo Berneri, amico di Salvemini e corrispondente di Gobetti, fu tra i primi, dall'esilio parigino, a denunciare il crescente razzismo mussoliniano degli anni trenta. Anche l'anarchico ebreo francese Bernard Lazare si dedicò esclusivamente al caso Dreyfus, molto prima di Émile Zola. Ha pubblicato il suo primo articolo, "L'Affaire Dreyfus - Une erreur judiciaire" in Belgio nel novembre del 1896; era in effetti una completa riscrittura di un testo precedente che aveva scritto su richiesta di Mathieu Dreyfus, fratello di Alfred Dreyfus, nell'estate del 1895. Basandosi su un articolo de "L'Eclair" dal 15 Settembre 1896, edizione che ha rivelato l'illegalità del processo del 1894, Bernard Lazare ha confutato punto per punto l'accusa e ha chiesto che la sentenza di condanna fosse rovesciata. Questa tattica conforme più ai desideri della famiglia Dreyfus, come la prima versione del testo era un attacco selvaggio agli accusatori, che termina con la storica frase "J'accuse", poi resa famosa da Émile Zola.
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