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Nel centenario dell'Esposizione Torricelliana, tenutasi a Faenza nel 1908, si celebrano i cento anni del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, che da quella esposizione mosse i suoi primi passi. Per l'occasione e per ricordare al pubblico un museo ancora poco noto in Italia, o non quanto meriterebbe, come scrive nell'introduzione al catalogo la direttrice, Jadranka Bentini, parte dei suoi straordinari capolavori (circa centocinquanta opere) sono stati esposti prima a Roma, presso la Camera dei Deputati, poi a Milano, presso il Castello Sforzesco. Nato sul modello del londinese Victoria and Albert Museum, questo museo di arte e industria specializzato nell'arte ceramica, che ambì a divenire fin dagli esordi un centro di documentazione con fototeca, biblioteca e Istituto d'arte annessi, con sede a Faenza, da secoli "città della ceramica" per eccellenza (e anche per antonomasia), ebbe una storia particolarissima, segnata da una cesura dolorosa, ossia la perdita di gran parte del suo patrimonio in seguito ai disastrosi eventi della seconda guerra mondiale, cui seguì una vera e propria rinascita grazie a generose donazioni provenienti da tutto il mondo. Grande artefice della rete di rapporti che consentì di creare, per ben due volte e praticamente dal nulla, un museo di importanza sovranazionale fu Gaetano Ballardini, direttore dal 1908 al 1953, stimata figura di studioso che ebbe il merito, in Italia, di traghettare gli studi sulla ceramica dal mondo amatoriale-antiquariale alla storia dell'arte e all'archeologia, fondando le basi per una moderna disciplina ceramologica. Questa avvincente storia è raccontata a più voci nel catalogo, che comprende anche contributi riguardanti il mondo produttivo faentino, botteghe e fabbriche di ceramiche, che ruotava intorno al museo. Seguono agili schede relative ai pezzi in mostra, corredate da una bibliografia essenziale.
Cristina Maritano
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