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Cattolici a sinistra. Dal modernismo ai giorni nostri
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Cattolici a sinistra. Dal modernismo ai giorni nostri - Daniela Saresella - copertina
Cattolici a sinistra. Dal modernismo ai giorni nostri - Daniela Saresella - 2
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Cattolici a sinistra. Dal modernismo ai giorni nostri
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Cattolici a sinistra. Dal modernismo ai giorni nostri

Descrizione


Un mondo variegato e percorso da tante correnti di pensiero, quello dei cattolici legati ai temi della sinistra. Spiccano innanzi tutto le figure di quei credenti che in entrambe le culture ritenevano vi fosse un forte interesse per i poveri e che si potessero trovare elementi comuni tra le idee della tradizione cristiana e l'utopia marxista. Fra questi ci sono don Primo Mazzolati, David Maria Turoldo e Camillo De Piaz, Ernesto Balducci, oltre a Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira. Altri credenti maturarono la convinzione che fosse possibile dividere la sfera religiosa da quella politica e dunque essere cattolici ossequienti alle direttive dell'Istituzione romana e insieme comunisti: professare una dottrina religiosa 'tradizionale' non poteva insomma precludere l'adesione al partito dei lavoratori. Poi ci sono stati i cattolici moderati che, in condizioni particolari (ad esempio negli anni delle violenze fasciste), ipotizzarono collaborazioni politiche con la sinistra e altri ancora erano convinti invece che l'associazionismo cattolico dovesse abbandonare la sua dimensione militante e spesso politica. Di tutti i nodi e i temi che Saresella indaga, uno dei più importanti è la questione dell'unità politica dei cattolici che, auspicata per molti decenni, andò scomparendo con la fine del ruolo di coagulo dei voti moderati e anticomunisti assunto dalla Dc nella Prima Repubblica. Infine, elemento di discussione che tornò in più occasioni fu quello del confronto teorico tra marxismo e cristianesimo.
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Dettagli

2011
3 novembre 2011
285 p., Brossura
9788842097853

Voce della critica

  Il volume delinea un profilo di quei cattolici e gruppi o comunità che, nel corso del Novecento, "hanno ritenuto di doversi confrontare con la sinistra perché convinti che in entrambe le culture vi fosse un forte interesse per i poveri e che si potessero trovare elementi comuni tra l'escatologismo della tradizione cristiana e l'utopia marxista". Analisi di un "confronto", quindi, e attenzione non solo ai cattolici "nella" sinistra, come già in altri lavori come quelli di Lorenzo Bedeschi, ma sostanzialmente a un mondo più vasto, dove il dialogo vede momenti di collaborazione auspicata, ma anche atteggiamenti concorrenziali. Si tratta di una "galassia" con anime e linee molto diverse e anche contrastanti, che hanno in comune le difficoltà incontrate nei rapporti con la gerarchia ecclesiastica, che, pur con modalità diverse, ha censurato costantemente questi fedeli che si ponevano spesso con autonomia di giudizio sui temi storico-politici; questo è infatti uno dei nodi di maggior conflitto. Il rapporto con la sinistra è uno degli aspetti del confronto della chiesa con la cultura e la società moderna; perciò i primi riferimenti sono allo sviluppo dei movimenti operai di fine secolo e alla crisi modernista. Murri e Buonaiuti propongono tematiche che sarebbero ritornate più volte per tutto il secolo, come in una realtà carsica: il primo, dopo un complesso itinerario, tentava di affermare, con la Lega democratica nazionale, l'autonomia dalla gerarchia nelle scelto politico-sociali; in Buonaiuti riemergeva un evangelismo che si richiamava al cristianesimo delle origini, fortemente critico verso la struttura gerarchica romana. Egli scriveva nel 1908 Perché siamo socialisti e cristiani; ma, al di là di questa sua scelta socialista, più ampiamente diffusa era la richiesta di una riforma della chiesa. Tutte esigenze che sarebbero state stroncate decisamente con la condanna romana. L'impegno nella vita sociale e politica, con il confronto e l'ipotesi di collaborazione con il Partito socialista, riemergeva nel mondo cattolico dopo poco più di un decennio con la nascita del Partito popolare, con una componente di sinistra che derivava dalla DC murriana, con Miglioli in primo luogo, ma anche Donati, Ferrari, lo stesso Sturzo e anche De Gasperi, succeduto a Sturzo, che nel 1922 si mostrava convinto di una necessità di collaborazione con i socialisti per arginare i fascisti. Saresella ripercorre le figure più significative, ma anche i protagonisti meno noti, che esprimevano opinioni e sentimenti indubbiamente minoritari all'interno della chiesa italiana. L'ostilità, mostrata dal Vaticano nei loro confronti, li aveva isolati dal dibattito ecclesiale. Inoltre, la condanna dei modernisti, e ancor più di tanti ritenuti vicini ai "novatori", aveva impedito di conoscere prospettive ecclesiali e politiche diverse. Negli anni del consenso al fascismo quelli che erano stati contrari al regime o erano in esilio o conducevano una vita privata e silenziosa; ben pochi erano i cattolici e i sacerdoti che tentavano di prospettare una linea di rinnovamento, come Mazzolari che occupa un posto di grande rilievo, pur nel suo isolamento. Sin dalla fine degli anni trenta si costituiscono i primi gruppi di giovani che decidono di aderire al Partito comunista per porsi dalla parte dei poveri e degli esclusi. Sono state studiate le vicende, le figure più significative del gruppo fino allo scioglimento del 1945, e l'ingresso a titolo individuale nel Pci. L'autrice sottolinea piuttosto il rilievo di alcune posizioni teoriche, come quella di Rodano, che "intendeva il materialismo storico come metodologia scientifica che operava all'interno del marxismo stesso per renderlo scienza della politica". Nella sua prospettiva l'esigenza di una diversa politica sociale non si coniugava con proposte di riforma ecclesiale; la chiesa si identificava con il papa, la sfera religiosa e politica dovevano restare separate. Saresella ritiene che la proposta di compromesso storico, elaborata da Berlinguer negli anni settanta, che si rivolgeva ai cattolici della DC, piuttosto che a quelli che, negli anni del postconcilio, si impegnavano per una riforma della chiesa e per un superamento dell'unità politica dei cattolici, fosse molto influenzata da Rodano. Nel dopoguerra e poi negli anni cinquanta con Mazzolari, e anche in modo più diffuso, emergeva l'esigenza di una chiesa che fosse accanto ai poveri e povera anch'essa; l'autrice ricorda i religiosi Turoldo, De Piaz, don Zeno Saltini, padre Balducci, ma dietro questi sacerdoti c'erano gruppi di laici, riviste, capaci di creare una qualche opinione pubblica; inoltre un polo di riferimento politico-ideologico era dato dai protagonisti della sinistra DC: Dossetti, La Pira, Lazzati. Il volume non analizza in modo analitico le radici religiose ed ecclesiali e le proposte politico-culturali, con l'influenza di nuove correnti teologiche, prevalentemente francesi, e le dinamiche interne dei gruppi di riferimento. Molte riviste hanno una presenza indubbiamente minoritaria, ma significativa, rispetto alla maggioranza della chiesa italiana compattamente mobilitata dal pontefice Pio XII contro il comunismo; l'autrice segue questi gruppi, periodici anticonformisti, che si pongono con linee e modalità spesso innovative, e chiedono con forza un impegno sociale "dalla parte dei poveri". Un'ampia attenzione è dedicata anche alla sinistra DC, alle sue correnti, alle riviste di riferimento. Infatti l'analisi è contemporaneamente culturale e politica, attenta anche alle strategie dei partiti. Nelle riviste della sinistra DC postdossettiana è quasi sempre prevalente la logica del confronto parlamentare e della prospettiva concorrenziale; non sempre è evidente che si collochino "a sinistra". Comunque anche in tutti questi cenacoli o gruppi politici è sempre presente un controllo costante, severo, diffidente della gerarchia che interviene puntualmente con censure o provvedimenti nei confronti del clero. La svolta conciliare segna di fatto, nonostante continuino gli appelli della gerarchia per l'unità politica dei cattolici, una pluralità di atteggiamenti politici e lo schierarsi di molti fedeli all'interno dei partiti della sinistra. Dal dialogo tra cattolici e marxisti negli anni sessanta, alla partecipazione di molti giovani cattolici alla contestazione, ai Cristiani per il socialismo, al dibattito e alle contrapposizioni su divorzio e aborto fino all'Ulivo e al Partito democratico, emerge con nettezza un progressivo sfaldarsi di quello che era un mondo cattolico compatto fino a un pluralismo ormai innegabile. Ma questo cambiamento non comportava un mutamento di linea dell'episcopato italiano. In particolare con la presidenza del cardinale Ruini la strategia "fu quella di inserire credenti nei due diversi schieramenti al fine di condizionare la vita politica italiana", con il risultato che spesso entrambi gli schieramenti venivano condizionati dalle prese di posizione della gerarchia, in particolare sui temi "etici". Diversa era la linea pastorale del cardinale Martini, che aveva un'eco profonda in vasti ambienti cattolici e non, perché "rivendicava l'opzione religiosa" e "contestava la versione utilitaristica del liberalismo, la spettacolarizzazione della politica, e riteneva valori del cristianesimo la solidarietà, la giustizia sociale, l'accoglienza in una società sempre più multietnica". Su questa linea si ponevano i cattolici democratici, con Scoppola che criticava la posizione di "lobby" assunta dalla chiesa. Una critica negli ultimi anni assunta anche da una serie di gruppi, anche europei, che si sono richiamati al Vaticano II, che hanno contestato le norme molto rigide sui temi etici e dei valori ritenuti "non negoziabili". Bruna Bocchini Camaiani

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