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Cd di Mikhail Ivanovic Glinka

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Mikhail Ivanovic Glinka

1804, Novospasskoe, Smolensk

Compositore russo. Appartenente alla piccola nobiltà provinciale inurbatasi nei primi decenni dell' '800, curò la propria formazione musicale presso maestri privati, tedeschi e italiani, com'era d'uso; frequentò anche l'università, e al termine degli studi fu assunto come funzionario presso il ministero dei trasporti. Abbandonato dopo soli quattro anni l'impiego, visse della rendita familiare, che gli permise anche – tra il 1830 e il '34 – di compiere un viaggio attraverso la Germania, la Svizzera e l'Italia. In questa occasione conobbe personalmente Bellini, Donizetti e Mendelssohn; poté assistere a Milano alla rappresentazione delle opere di Bellini e Donizetti e, ad Aquisgrana, a quella del Fidelio di Beethoven e del Franco cacciatore di Weber, venendo così a contatto con i fermenti del romanticismo e della nascente opera nazionale tedesca. Al ritorno in patria frequentò i salotti letterari, ricevendo dalla dimestichezza con Puskin e con Gogol' una decisa spinta a far confluire la propria cultura internazionale in uno stile nazionale, cioè direttamente derivato dal patrimonio musicale del popolo russo. Il primo frutto di questa operazione di sintesi fu Una vita per lo zar, rappresentata con grande successo a Pietroburgo nel 1836 e considerata dal Gruppo dei Cinque come l'inizio del melodramma nazionale russo. In realtà, i legami tra G. e la tradizione occidentale restano molto stretti: è ancora ampiamente usato il belcanto italiano, la scrittura sinfonica è di derivazione tedesca, la sgargiante ridda di personaggi e di scene di massa ricorda la tecnica drammatica del grand-opéra di Meyerbeer. D'altro lato, una tradizione di teatro musicale di chiara ispirazione popolare e nazionale risaliva in Russia alla seconda metà del Settecento: le opere di E.I. Fomin e di M. Matinski, miste – come il vaudeville francese e il Singspiel tedesco contemporanei – di parti recitate e parti cantate, avevano già largamente attinto al patrimonio folcloristico russo e ucraino. Ma con G. queste esperienze appaiono approfondite e, insieme, filtrate attraverso un atteggiamento culturale più consapevole. In Una vita per lo zar il protagonista è il popolo (la massa corale): in questo senso l'opera anticipa una concezione che troverà il suo capolavoro nel Boris Godunov di Musorgskij, e si pone davvero agli inizi della scuola nazionale russa del teatro musicale per il senso realistico e tragico del quadro storico. L'altra opera di G., Russlan e Ludmilla (1842), non riscosse alcun successo, forse perché, abbandonando il tipo di ricostruzione storica cui il pubblico aveva aderito con entusiasmo, si svolge sul filo di una rievocazione fantastica e favolistica venata di esotismo. Il materiale musicale è attinto con ancor maggiore ampiezza dal patrimonio folcloristico (russo, ma anche turco, arabo, finnico, georgiano ecc.); il distacco dalla tradizione occidentale è più marcato nell'armonia, talvolta molto ardita. Anche quest'opera, pur così differente dalla prima, ebbe un grande influsso sull'opera russa posteriore, dove saranno frequenti i soggetti di favola orientaleggiante (ad es. Sadko e Il gallo d'oro di Rimskij-Korsakov). Dopo l'insuccesso del suo secondo lavoro teatrale, G. abbandonò Pietroburgo e, tranne un breve ritorno, peregrinò per tutta Europa fino alla morte. Il soggiorno più fecondo fu in Spagna (1845-47; 1852-54): molte composizioni sinfoniche di G. sono basate sul folclore di quel paese, trattato con la stessa tecnica usata per quello slavo. Le musiche «spagnole» di G. (si ricordano la Jota aragonesa e Recuerdos de Castilla) inaugurano una nuova forma sinfonica, basata sulla rassegna fantasiosa di melodie e ritmi popolari, presentati in sezioni diverse e giustapposte. Questa tecnica influenzerà i lavori orchestrali di Rimskij-Korsakov e di Borodin e, in genere, tutto lo sviluppo delle scuole nazionali slave e balcaniche. G. compose ancora, per orchestra, 1 sinfonia, 3 ouvertures, un Valse-fantaisie e altre 3 danze, la nota fantasia su due canti popolari russi intitolata Kamarinskaja (1848). Scrisse inoltre pezzi corali e musica da camera, vocale (oltre 70 composizioni) e strumentale (1 settimino, 1 sestetto, 2 quartetti, 1 trio, 2 serenate su temi operistici, oltre 30 pezzi per pianoforte).

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