Compositore francese. Iniziò gli studi musicali sotto la guida della madre; a nove anni fu ammesso al conservatorio di Parigi, dove fu allievo di Laurent (pianoforte), Reber (armonia) e A. Thomas (composizione). Premiato diverse volte durante i saggi finali di conservatorio, nel 1863 vinse il Prix de Rome con la cantata David Rizzio. Durante il soggiorno a Villa Medici compose una raccolta di liriche, Poème d'avril, un Requiem e diversa musica sinfonica, tra cui le Scènes pittoresques e le Scènes napolitaines. Nel 1867 compose un'opera comica in un atto, La grand'tante, che rivelò il suo spiccato talento per il teatro unito a una facile, spontanea vena melodica. Da allora l'attività compositiva di M. divenne intensa non solo nell'opera, ma anche nella musica sinfonica, da camera e sacra. Nel 1873 presentava al Concerts Colonne un dramma sacro, Marie-Magdeleine per soli, coro e orchestra e nello stesso anno componeva l'opera Don César de Bazan, cui seguivano altre: tra queste ebbero particolare successo Le roi de Lahore (1877) e Hérodiade (1881). Tre anni dopo, l'Opéra-Comique metteva in scena Manon (19 gennaio 1884), destinata a divenire una delle opere francesi più popolari dopo Carmen di Bizet: ai caratteri scenico-musicali del verismo bizetiano si riallacciava infatti M., ma con un'impronta del tutto personale sia nel taglio lirico-drammatico dei personaggi, sia nell'incisiva vocalità e nella strumentazione raffinata e pittoresca. Il soggetto di Manon, da Prévost, rispondeva pienamente a quel tipo di teatro sentimentale e irruento nello stesso tempo, che il pubblico d'allora richiedeva. Per le stesse ragioni, la riduzione del Werther di Goethe permise a M. di rinnovare, nel 1892 (Vienna, Opera di corte), il successo di Manon anche nei paesi di lingua tedesca. La storia di Manon fu ripresa da M. nel delizioso atto unico Le portrait de Manon (1894), che rievoca la vecchiaia di Des Grieux attraverso lo specchio deformante delle celebri melodie della Manon maggiore. Chiamato a ricoprire la cattedra di composizione al conservatorio nel 1878, M. divenne anche direttore dell'Institut, ma rinunciò ad entrambe le cariche nel 1896 per dedicarsi interamente alla composizione, raggiunta ormai una fama internazionale. A parte alcune recenti «riscoperte», sono rimaste oggi in repertorio soltanto Manon e Werther; vanno ricordate tuttavia fra le sue opere – in tutto una trentina – Le Cid (1885), Esclarmonde (1898), Thaïs (1894), Cendrillon (1899), Le jongleur de Notre-Dame (1902) e Don Quichotte (Don Chisciotte, 1910), le quali contengono pagine di stupenda ambientazione lirico-drammatica e di solida costruzione musicale. E fra le sue composizioni da camera vanno menzionate le delicate liriche (circa 200) per canto e pianoforte. Nel 1912 furono pubblicate le sue memorie, Mes souvenirs, documento molto importante per la comprensione della cultura operistica francese di fine secolo. A differenza di altri veristi e naturalisti, M. fu sempre alieno dalla ricerca di facili effetti; cercò invece di tradurre con sensibilità gli aspetti più intimi della società borghese del tempo e della cultura letteraria e artistica che la rispecchiava.