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«A Cefalonia non deve essere fatto alcun prigioniero italiano a causa dell'insolente e proditorio contegno da essi tenuto» – il Comando della Wehrmacht, 18 agosto 1943
La sorte della Divisione «Acqui», decimata dai tedeschi a Cefalonia e a Corfù nei giorni successivi all'armistizio dell'8 settembre 1943, è da decenni oggetto di studi e di controversie. Perché, a differenza della massima parte delle forze italiane, la «Acqui» rifiutò il disarmo e si oppose ai tedeschi? Un eroico atto di resistenza, un sacrificio inutile, una decisione irresponsabile? Le motivazioni e i ruoli dei diversi attori del dramma non appaiono chiari e univoci e ciò ha generato una «memoria divisa» su cui si continua a discutere. Anche questo libro, che ricostruisce con rigore la vicenda e il mito che ne è seguito, pur avendo riscosso un vasto apprezzamento non ha mancato di suscitare polemiche. Ora ulteriori testimonianze e ulteriore documentazione venuta in luce hanno reso possibile questa nuova edizione arricchita che risponde in maniera ancor più circostanziata ai tanti interrogativi posti dalla vicenda.
Indice
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Aga Rossi affronta con una mole impressionate di dati storici un tema spinoso ancora oggi, sui cui esistono posizioni arroccate su una visione storica quasi "di comodo" che mostra ormai diversi punti deboli. Dal cosidetto referendum, che già per Rusconi fu poco più che una consultazione sommaria di alcuni reparti ad altri, ben più significativi. Non a caso nel titolo si parla di "mito", cosa ben diversa dalla verità, che invece andrebbe ricercata sempre, e non scalfirebbe né intaccherebbe il sacrificio dei nostri soldati , ma finalmente darebbe un senso storico autentico alla vicenda. La nuova edizione 2021, appena uscita, aggiunge ulteriori contributi
Da una studiosa come la Aga Rossi uno si aspetterebbe una summa sulla tragedia di Cefalonia (ovvero la fine miserevole dei nostri soldati mandati a morire da Mussolini in una guerra insensata); invece no. Troviamo la solita patetica storia dell’amore per la patria (e non l’odio per il nazional fascismo), l’impegno per la memoria (lodevole) dei cappellani militari e del Papa in persona, una frecciatina ai cattivi, cioè i russi comunisti che, una volta liberati i campi di detenzione dei nostri prigionieri-internati, lasciarono morire di fame quelli della Acqui(!), la revisione del numero dei morti che da varie migliaia scendono a poche centinaia (???) (la cifra oggi più vicina al vero è di circa 5000 morti in totale!); ma sopratutto l’attacco ad uno degli EROI di Cefalonia, il capit. Apollonio, reo di doppiogiochismo, e con lui i partigiani comunisti dell’ELAS che avrebbero addirittura taglieggiato gli abitanti dell’isola ed incendiato villaggi (???) anziché combattere i tedeschi come invece ben evidenziato dalla giovane ma seria studiosa della resistenza Isabella Insolvibile (di cui consiglio la lettura non revisionista del periodo 1943-1945 in vari suoi contributi). Punto di riferimento su Cefalonia resta lo studio a più voci del 1993 di Giorgio Rochat e Marcello Venturi oltre quello del tedesco Meyer del 2013.
Alla fine fu vera gloria? A questo interrogativo cerca di rispondere la professoressa Aga Rossi, una delle più stimate storiche italiane. Ancor oggi è difficile rispondere alla domanda. Ci furono casi di eroismo, altri di codardia o peggio. La realtà è che è difficile ragionare oggi con la mentalità dei primi giorni del settembre '43.
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