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2)Dunque, gli "invisibili" sono, primi fra tutti, gli immigrati ossia coloro che abbandonano la loro terra natia per i motivi più diversi (guerra, fame, desiderio di cambiare vita, cultura?) ma soprattutto i profughi che scappano dalla follia distruttiva della guerra e dal morso più feroce della fame che porta alla disperazione. Per chi, per quali occhi, tutte queste persone sono invisibili ? Non ho che una risposta: per tutti noi. Allora si legge "Morte per acqua" e "Rovine" e non puoi fare a meno di sentire un colpo allo stomaco ed un crampo che ti lacera le viscere. Se si resta insensibili alla morte tragica di tanti disperati, allora siamo proprio miseri esseri affogati nell'egoismo dell'indifferenza più becera.Iniziando a leggere la seconda parte del libro, "Ulisse all'idroscalo", ecco che non siamo più accompagnati dal Cavoni ad osservare le realtà di questo mondo, ma "entriamo" dentro l'Autore stesso, nella sua intimità di uomo, figlio e marito. Queste rivelazioni così speciali, necessitano molta sensibilità e rispetto da parte del lettore altrimenti non si sonderebbero le profondità delle parole ispirate e dedicate alle persone più care di un'esistenza. Leggere "il sorriso di mia madre e quell'ombra che ancora mi accompagna", mi emoziona sino alle lacrime ed è così che la vera poesia tocca le corde sensibili del nostro animo.Adesso, grazie alle sue poesie, l'Autore ci fornisce due strumenti per proseguire il nostro viaggio: un binocolo per vedere più chiaramente le persone, comprese quelle di cui sentiamo l'alito ma che forse non conosciamo per niente e i fatti, anche quelli che ci accadono quotidianamente ma che non abbiamo ancora compreso nella loro essenzialità; ed un microscopio per osservare dentro noi stessi e scoprire quanto c'è di bello e misero, di vitale e di mortifero, di divertente e di tremendamente apatico.Per molti il solo pronunciare la parola Poesia fa venire in mente solo tristezza, descrizioni languide di amori falliti o cose simili.
Ho terminato di leggere un prezioso libro di Poesie, quello di Cesare Davide Cavoni e già mi manca, le voglio rileggere, assaporarne ancora la genuinità, l'aroma, il buon odore ed anche l'amaro retrogusto. Queste sono delizie per chi cerca altro, per chi non si accontenta. Questa è l'essenza dell'infinita gioia della lettura e dobbiamo ringraziare il Cavoni per il dono dei suoi pensieri più intimi e delle riflessioni sulla vita, il mondo, la drammatica contemporaneità e molto ancora che scopriamo nelle sue parole come tra le righe del testo. Il libro si divide in due parti e la prima dà anche il titolo al volume, "Censimento degli invisibili". Se sappiamo cos'è un censimento, ci domandiamo, dovremmo farlo, chi sono gli "invisibili" ed invisibili per chi? Quindi, già dal solo titolo della raccolta di poesie, l'Autore ci sprona a porci una domanda...e siamo solo al titolo. Prima di addentrarci nel lungo cammino illuminato dalle parole dell'Autore, il Cavoni ci accoglie all'ingresso e con "Scripta volant verba manent" presenta la sua opera e svela il fine ultimo di questa: "lo sforzo di queste poesie, è quello di raccontare storie e dare senso e nome alla realtà".Un obiettivo che mi pare titanico perché tutti parlano su tutto e pontificano su qualsiasi cosa, ma "saper raccontare storie e dare senso e nome alla realtà" è un'impresa assai difficile che necessita coraggio, determinazione, molta attenzione e spirito riflessivo ossia doti particolari che non appartengono se non a pochi che lavorano molto su di sé e che non stanno a perdere tempo in chiacchiere. Quindi, nella prima parte del libro, ci immergiamo nel reale ed in quanto di più drammatico sta avvenendo nel nostro tempo e che viene descritto con questa metafora surreale e graffiante tratta da "Deriva" (pagina 21): " è proibito gettare in acqua gli immigrati che non abbiano una pietra al collo perché c'è il rischio che riaffiorando possano spaventare i bambini." (prosegue)
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