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scheda di Bongiovanni, C., L'Indice 1997, n.10
Settembre 1939: Raymond Queneau è soldato, ma non combatte.Confinato nelle retrovie, scrive lettere alla moglie e al figlio e continua a tenere il diario che lo accompagnerà per gran parte della vita. Abbiamo così, grazie a questa raccolta di venti lettere a cui si aggiungono alcuni stralci di "journal intime", un'immagine malinconica e privatissima dello scanzonato e tagliente autore di "Zazie nel metrò".Queneau si preoccupa dei mille problemi quotidiani che lo assillano, e cerca di ritagliarsi un piccolo spazio di riflessione nella triste e monotona vita del riservista."Mi chiedete se mi vengono bei pensieri - scrive alla moglie. - Ahimè, mi accontento di valicare quest'incubo, quest'incubo insulso e mediocre". Certo, gli amanti di Queneau possono trovare anche in questo testo qualche bagliore della pirotecnica fantasia del romanziere - le battute scherzose al figlio, qualche gioco di parole -, ma nel complesso questa scelta di lettere appare inutile. Inutile per lo studioso, che da un campione di testi così limitati nel tempo non può certo ricostruire una personalità sfaccettata e a volte contraddittoria come quella di Queneau, e inutile per il semplice lettore, che non vi trova se non la malinconia di un uomo qualunque, in un momento particolarmente triste e difficile della sua esistenza: "Sogno il meno possibile - scrive il soldato deluso. - I sogni sono sempre in abiti civili".
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