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Cercarsi - Paolo Losasso - copertina
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Cercarsi - Paolo Losasso - copertina

Descrizione


L'esperienza della realtà da parte di un giovane scrittore, dopo anni di studio, gli affanni amorosi, le amicizie, la politica, si rivelano, poco alla volta come una "ricerca della maturità". Questo libro ne ripercorre l'intenso itinerario con la necessaria oggettività e insieme quella passione che è il dono della giovinezza. Il lettore avventuroso sarà partecipe della stessa ansia, condividerà entusiasmi e delusioni ma i suoi sentimenti saranno temperati dalla poesia che, più di ogni altra cosa, informa di sé queste pagine.
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Dettagli

2000
1 gennaio 2000
112 p.
9788871884097

Valutazioni e recensioni

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federica mariconda
Recensioni: 5/5

Ho avuto la fortuna di leggere questo bel libro di paolo losasso. E' scritto bene ed è appassionante, senza scadere nel lamento o nel facile sentimentalismo. Sono nata e cresciuta proprio nei luoghi di cui parla il romanzo. Spesso si è stati costretti, a fronte di un finanziamento statale che copriva il 100 per cento della spesa utile a ricostruire la propria abitazione,a completarla a proprie spese. Si sono creati, poi, altri problemi, perchè, ad esempio, si è costruito su terreni altrui ,(anche in questo caso pagati profumatamente da chi attendeva la casa da molti anni). Ora, a 25 anni dal sisma, la maggior parte delle case del mio paese, per motivi vari, non è accatastata, con tutte le conseguenze che ciò significa. Non a caso il mercato immobiliare, dalle mie parti, è in una stasi completa. Personalmente avrei voluto chiedere un mutuo per dare una casa a mia figlia. Un diritto elementare a cui devo rinunciare. La banca, infatti, non può mettere un'ipoteca su una casa non accatastata. Chi detiene il potere continua a mortificare la gente comune, "la bestia da frusta che è il popolo" descritta così bene da Manzoni che cito per quell'interesse per la letteratura rimastomi dai tempi della scuola. Mi hanno detto che la regista Donatella Baglivo sta per girare un film sul terremoto in Irpinia. Anche se tutto è finito a tarallucci e vino, potrebbe essere un'occasione per dar voce a quella verità che tanto infastidisce chi assicura sia stato affrontato nel migliore dei modi il capitolo ricostruzione.

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riccardo nevio
Recensioni: 5/5

Non possiamo giudicare che felice l'esordio di Paolo Losasso nella narrativa. Una grazia di scrittura, una penetrazione psicologica portata avanti sempre con molto tatto, con una maestria che non si abbandona mai all'ingiuria o all'invettiva gratuita. Una levità di stile che contrasta con l'argomento trattato: il terremoto dell'ottanta in Irpinia. Qualcosa, dunque, che ha a che fare con la dissoluzione, con la violenza. Qualcosa che (chi l'ha vissuto lo sa bene) può essere paragonato, per la forza devastatrice, all'esperienza luttuosa della guerra o che può trovare una immagine speculare nella tragedia del Vajont recentemente ricordata dalla stampa e dalla televisione. La protagonista, Marta, alter ego dell'autore, ci conduce per mano attraverso la sua odissea personale che ha inizio immediatamente dopo il sisma, per concludersi sotto il segno di una ritrovata e concreta voglia di vivere, al di là di tutte le inquietudini attraversate per conquistarla. Perdere la casa, vedere il paese distrutto, incontrare la morte, vuol dire per Marta veder recisi i suoi legami con se stessa e la sua terra d'origine, ridotta a un cumolo di macerie. Vuol dire, soprattutto, veder messa in discussione la sua stessa identità resa labile dalla precarietà, dalla mancanza di quei riferimenti, non solo culturali ma anche geografici, completamente compromessi da un evento senza precedenti. Percepiamo tutto il lavorio di ricostruzione della personalità, gli affanni, i tentativi, la disperazione e la speranza per conquistare quel minimo di fiducia necessario a guardare con sufficiente serenità al futuro. E se alla fine del libro, ciò sembra accadere per davvero, resta al lettore tutto il sapore della malinconia, della sofferenza, di una ferita difficilmente rimarginabile. Ha ragione Felice Piemontese quando scrive all'autore che non gli sembra ci siano stati altri precedenti sullo stesso argomento nella narrativa (mentre conclude ammettendo di riscontrare tutti i presupposti perchè lo scrittore possa inserirsi degnamente nel mondo letterar

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enzo rega
Recensioni: 5/5

Paolo Losasso in questo suo libro (racconto lungo o romanzo breve, come si preferisce;ma, per la struttura ,caratterizzata da un andamento lineare senza un vero intreccio, forse più la prima che la seconda cosa)- come è giusto- muove da una realtà che conosce, dalla sua stessa terra, l'Irpinia martoriata dal terremoto. Felice Piemontese ha sottolineato l'atipicità di tale scelta, perchè non sembra che un evento sconvolgente come il sisma irpino abbia ispirato altre opere letterarie. Se un tema così vicino e sentito non può non eccitare la passione dell'autore, egli, come riconosce Giampiero Neri nella nota in quarta di copertina, sa, accanto a essa, conservare anche la "necessaria oggettività". Walter Benjamin diceva che non è indispensabile parlare in modo confuso di qualcosa di confuso; allo stesso modo, possiamo aggiungere, non per forza deve mostrarsi a tutti i costi emozionato e appassionato chi scrive di fatti emozionanti e appassionanti, tanto da toccare i nervi scoperti dell'autore stesso. Così, Losasso sa tenere sul piano dell'equilibrio, tematicamente e linguisticamente, la sua narrazione. Giuseppe Pontiggia, in una lettera privata all'autore, ha sottolineato "di aver apprezzato il nitore e l'intensità della scrittura, la finezza dell'introspezione". Gli fa eco Giorgio Barberi Squarotti, parlando di tono "suasivo, semplice e,al tempo stesso, profondo, commosso, sereno", e Cesare Ruffato ha ritrovato "armonia tra parlato e descrizione di situazioni, introspezione, sinestesie, desideri e sentimenti" con una buona "dosatura del sogno, del binomio illusione-delusione, degli stati d'animo nelle varie fasi bioritmiche evolutive". Questo conferma quel carattere di obiettività di cui si diceva. Si tratta anche di quell'oggettività che,anni fa, Claudio Magris apprezzava ad esempio nello Svevo della Coscienza di Zeno: in questo caso, e ciò si può applicare al tentativo letterario di Losasso, lo studioso triestino osservava che lo scrittore diventa "ventriloquo" dei propri personaggi (per dirla con Schopenhauer),

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