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L’edizione Bao di «Chanbara, la via del samurai», è semplicemente meravigliosa. Raccoglie i primi due volumi già pubblicati dalla Bonelli, con la particolarità che le splendide tavole di Accardi qui sono a colori. Le ambientazioni sono quelle del Giappone feudale visto, però, attraverso la lente di film e fumetti che a partire dagli anni ‘50 in poi, l’hanno reso leggendario. Per gli appassionati i rimandi, del resto, sono chiarissimi: Zatōichi, I sette samurai, Lady Snowblood. La prima storia incarna e ripropone il genere in maniera convincente e credibile. Un giovane samurai è chiamato a riscattare l’onore del suo maestro, ormai un rōnin: da qui partirà alla volta di un viaggio -naturalmente intriso di sangue e violenza- alla scoperta della verità e di se stesso. La seconda storia, invece, convince meno. La protagonista è una kunoichi, una temibile ninja donna alla ricerca della sua vendetta. A fronte dell’immancabile dose di teste che volano, avrei preferito qualche tavola in più che mostrasse al lettore -come nella migliore tradizione del genere- l’origine e i motivi di questa furia omicida che, invece, restano solo sullo sfondo.
Roberto Recchioni e Andrea Accardi raccontano stralci di Giappone feudale, in una splendida riproposizione a colori di Bao di due vecchie storie che gli autori pubblicarono anni fa, tramite Bonelli, in un formato più umile. L'edizione, effettivamente, merita un elogio a parte. In questi anni, Bao ha fatto della confezione grafica e della qualità dei materiali un proprio cavallo di battaglia, trovando formule così variegate e accattivanti da rappresentare un unicum in Italia: nessun editore, nel Belpaese, riesce a stare al passo, peraltro con un rapporto molto buono anche per quel che riguarda il prezzo. La sovraccoperta in carta di riso è un raffinato tocco di classe, che riesce ad instillare bene quel senso di eleganza e di compostezza suggeritoci dall'immaginario che abbiamo costruito nella nostra mente sul paese del sol levante. Le tavole di Accardi, poi, sono stupende: basta dare una sfogliata al libro per perdersi tra le pagine e restare rapiti dai disegni del fumettista siciliano, ancor più esaltati dal velo di colore e dal generoso formato. La sceneggiatura è un po' più debole, soprattutto nel secondo episodio: il tutto sembra ridursi perlopiù ad una gigantesca citazione a temi, film e fenomeni di culto tanti cari a Recchioni per la sua stessa formazione. Oltre al cinema di Kurosawa, Kitano e altri titani del settore, così, troviamo anche sentiti omaggi a Frank Miller (non a caso citato nei ringraziamenti di apertura) e in generale al Joker, rispetto al quale l'antieroina del secondo episodio sembra essere una riproposizione in stile nipponico, oltre che una sorta di Kill Bill in salsa di soia. Anello di congiunzione tra le due parti è il celebre Zatoichi, personaggio entrato a tal punto nel folclore da esser praticamente tracimato nella leggenda. Una lettura quindi incredibilmente godibile nonostante i contenuti piuttosto blandi, per quanto possa sembrare un paradosso. Dal canto mio, sono rimasto soddisfatto.
Purtroppo in questa edizione si perdono i bei bianchi e neri di Accardi. Il colore rovina il suo tratto rispetto all'uscita originale in formato ridotto per la Collana "Le Storie". Se cercate storie di Samurai, ambientate nel Giappone feudale cercate i classici del genere, quali Lady Snow Blood, Lone Wolf and Cub e i film sui samurai quali Zatoichi( che è presente nel racconto). Recchioni non fa altro che prendere i classici, copiarli e toglierne la forza originale, facendo leva sul fatto che il lettore medio della Bonelli non conosce i capostipiti del genere. Consiglio di evitare l'acquisto e spendere i soldi in Lady Snow Blood dato che la seconda storia è un rip-off scadente.
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