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È come se il sogno prendesse vita e prendesse vita nella sostanza di ogni giorno…come se la felicità, tanta desiderata nel profondo dell’anima, non rimanesse un abbaglio, ma prendesse carne, fino a diventarne una sola cosa con l’anima. Se da una parte gli urti della vita portano la persona a non più desiderare, a non più sognare, a rimanere prigioniera della mediocrità dentro un intruglio di mestizia e rassegnazione, dall’altra, però, la persona stessa dentro un miraggio enfatizzato e speculativo di felicità, finisce prigioniera del consumo bramoso di piacere. L’autrice, Tina De Rosis, testimonia, invece, un percorso di vita vero, autentico, dove è possibile fare il pieno di felicità, quella vera, quella buona. Dove la famiglia è fuoco d’amore che mai si spegne, dove la memoria plasma l’identità, i valori danno luce al viaggio e la fede attrae l’eternità. Storie, doni, strade, sogni, anni, scrigni, colori, legami, saperi…piccoli e invisibili pulviscoli di felicità in ogni gesto e sguardo quotidiano e pienezza di vita dentro grandi e immensi amori e valori…una maestria elevata dell’autrice che “riconcilia l’essere con se stesso, l’esistenza con il fare quotidiano”… e il sogno alla fine prende vita e il fuoco mai si spegne.
“Che cos’è la felicità?” Una domanda che può sembrare semplice ma che, se da sempre accompagna l'umanità, forse non lo è così tanto. Filosofi, artisti di ogni genere, pensatori, ma anche persone comuni, di ogni luogo e ogni tempo, se lo sono chiesto, ognuno trovando una risposta diversa. Forse perché non esiste una felicità sola, ma tante quante le vite che hanno attraversato — e attraverseranno — questo mondo. La felicità di Tina De Rosis si nasconde nei piccoli gesti di quotidiani: uno sguardo, un abbraccio, la consapevolezza che invecchiare può non essere così male, se accade insieme a qualcuno. Un libro nato per sfida, o forse per gioco — a ricordarci che giocare è una cosa tremendamente seria, e che ha molto a che fare con la felicità. Un libro impreziosito da illustrazioni e colori che lo rendono non solo qualcosa da leggere, ma anche un oggetto grazioso da avere tra le mani.
Nel testo Tina De Rosis ci conduce con delicatezza attraverso un viaggio interiore ricco di sfumature, dove la felicità non è mai un traguardo assoluto, ma una presenza discreta da riconoscere nel quotidiano. Il testo si caratterizza per una scrittura intensa, in cui ogni parola sembra scelta per risuonare con sincerità nel cuore del lettore. Elemento chiave della narrazione è il cromatismo, non solo come espediente stilistico, ma come vero e proprio linguaggio emotivo, che diventa simbolo dell’anima, mappa affettiva che segna passaggi, stati d’animo, ricordi e speranze. Un cromatismo che suggerisce un'emozione, un momento di consapevolezza o trasformazione, come se l’autrice dipingesse con le parole un quadro interiore in continua evoluzione. In questo contesto, il libro si inserisce perfettamente nelle riflessioni contemporanee sulla felicità, richiamando anche il pensiero di Zygmunt Bauman, che in 'Meglio essere felici' osserva come la felicità nel mondo moderno venga spesso associata al consumo e al possesso, restando però “sempre un’aspettativa, mai una condizione permanente”. De Rosis suggerisce una felicità meno appariscente e più profonda: quella che si manifesta in gesti autentici, nella cura di sé, nella capacità di dare significato alle piccole cose. Il tono della narrazione è empatico: De Rosis non offre risposte precostituite, ma invita a interrogarsi, a fermarsi, a sentire. Il lettore si trova così immerso in un mondo dove introspezione e spettro cromatico si fondono in un’esperienza di lettura tanto intima quanto universale. Un libro che non si impone, ma accompagna: una lettura che consola, ispira e lascia una traccia luminosa, come una pennellata gentile e colorata sulla tela della vita
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