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A 35 anni dalla più grande catastrofe nucleare della storia, Chernobyl Herbarium ripercorre il lascito di questo drammatico evento con una narrazione in cui i frammenti poetici di Michael Marder, filosofo ambientale e vittima indiretta delle radiazioni, si intrecciano ai delicati fotogrammi vegetali dell’artista visuale Anaïs Tondeur.
«Chernobyl Herbarium racconta la vita che rinasce dalle ceneri e ci insegna a coltivare un altro modo di stare al mondo» - Stefania Parmeggiani, il Venerdì
«Livelli di radiazione e luce si mischiano in questo testo che è per metà avversione metà polemica politica, quasi poesia e intero fotogramma di un tempo estinto come quello che stiamo vivendo, un presente amputato, il registro di un futuro che era rivelato sino a qualche tempo fa, e poi.» - Il Sole 24Ore
Il vero e proprio trauma che nel 1986 investì l’Europa intera, raggiungendo proporzioni planetarie, ha definitivamente incrinato le nostre facili illusioni di sicurezza e la fiducia nel progresso tecnologico. Parlare della vita dopo Chernobyl significa pensare l’impensabile e rappresentare l’irrappresentabile di una “coscienza esplosa”, di qui la scelta narrativa dei frammenti, riflessioni dettate da esperienze personali, eventi politici, oggetti estetici, e un uso dell’immagine che restituisce il più fedelmente possibile l’anima ferita di Chernobyl: né fotografie né dipinti, ma delicate immagini di piante irradiate, fotogrammi generati dalle impronte dirette di campioni d’erbario radioattivi disposti su carta fotosensibile. Nell’era dell’Antropocene e del cambiamento climatico che vede l’uomo dominatore assoluto della natura, possiamo e dobbiamo far nostre la voce dolorosa e insieme la speranza di rigenerazione delle piante risorte dalle ceneri del disastro, coltivare un altro modo di vivere, finalmente in sintonia con l’ambiente.
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