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Descrizione


Una sera (infinite sere) intorno ad un tavolo, parlando del più e del meno, si tocca il punto che vale davvero la pena, si arriva al dunque: tutti cominciano a discutere, a scaldarsi. Ognuno dice la sua, cerca di convincere gli altri, si spiega, poi spiega la spiegazione; alza lo voce, si sbraccia, guarda lontano (laggiù, dove le frasi stanno di casa) cerca il suo discorso che possa legare lui e tutti, e mettere le cose in chiaro.
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Dettagli

1995
18 marzo 1996
104 p.
9788871681245

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alida airaghi
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Umberto Fiori in “Chiarimenti” ha scritto versi dominati dalla volontà di illuminare con ossessiva insistenza, disarmante caparbietà, alcuni aspetti del reale. Fiori si interroga, ad esempio, su Il discorso e la voce, sulle parole che usiamo e sono monche, inespressive, fuorvianti: “Sono pronte, le parole. / Gli stanno in faccia / e non dicono niente”. Sui discorsi che scambiamo tra amici, e rimangono vuoti e futili, quando non addirittura offensivi, aggressivi: “Anche stasera / ognuno ha detto la sua / senza che poi nessuno, / alla fine, / riuscisse a chiarire niente. / Ma solo chi ha parlato veramente / può veramente essere frainteso”, “Dirsi quelle due cose, / con le persone, / più ci si tiene più / sembra impossibile. / A volte si sta lì davanti a loro / come i parenti al cimitero / coi fiori in mano / davanti ai marmi, alle foto”. Questa situazione di incomunicabilità diventa disagio esistenziale, incapacità di riferirsi non solo agli altri, ma anche a se stessi: “E intanto se lo sente, il mondo, / proprio qui, / sulla punta della lingua. / Una cosa su tre / fa un verso, gli manca il termine. / Zitto, però, non ci sa stare”. Se le parole tradiscono, deludendo chi le ascolta e chi le dice, anche i pensieri e i gesti non corrispondono mai alle intenzioni, la realtà esteriore rimane incompresa e incomprensibile, non definibile, non riportabile a coordinate precise: “Giù, giù, sul fondo / si va, dove le cose / ‒ tutte – sarebbe uguale / se non ci fossero mai state”. Chi scrive rimane stranito, estraneo, incapace di definirsi in un ruolo preciso: “Si sta col cielo, qui, / e con la terra, / come per strada i piatti / col frigo e le piante grasse / per un trasloco”, “Sentivo, ora, che loro – alle mie spalle ‒ / erano fatti della pasta del mondo, / solida, chiara. E io, di niente”, “Tre case / stanno là, sopra il ponte, / belle come un saluto. / Solo a loro io bado / qui, con le mani in mano, / con l’occhio del pastore / che da lontano conta le sue capre”.

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Umberto Fiori

1949, Sarzana

Umberto Fiori è un autore, ex musicista e poeta italiano. Negli anni Settanta ha fatto parte degli Stormy Six, gruppo storico del rock italiano. In seguito ha continuato a occuparsi di musica come autore di testi e come critico (Scrivere con la voce, 2003). In prosa ha pubblicato una raccolta di saggi (La poesia è un fischio, Marcos y Mrcos, 2007), il romanzo La vera storia di Boy Bantàm (2007) e il Dialogo della creanza (2007). I suoi libri di poesia sono: Case (San Marco dei Giustiniani, 1986), Esempi (Marcos y Marcos, 1992), Chiarimenti (1995, Marcos y Marcos), Parlare al muro (con immagini del pittore Marco Petrus, 1996), Tutti (1998), La bella vista (2002) e Autoritratto automatico (Garzanti, 2023) grazie al quale è entrato a far parte della cinquina finalista...

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