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Anno edizione: 2020
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Il protagonista di Ci voglio credere si chiama Marco, proprio come l’autore del romanzo, Marco Scarcella. È un ragazzo cresciuto nel Salento a cui non sono mai mancati piatti abbondanti, dei genitori e un fratello che, nonostante i bisticci, lo hanno sempre amato, diversi amici e un grande amore per il mare. Nonostante questa vita serena, Marco a un certo punto sente il bisogno di andarsene da quella terra che tanto ama, ma che per lui non è abbastanza. Quella di Marco può benissimo essere la storia di molti giovani che in un determinato momento della loro vita cominciano a percepire come troppo ristretto il paese, piccolo o grande che sia, che li ha visti nascere e crescere. È come se ci fossero delle mura invisibili che impediscono a questi ragazzi di spiccare il volo, di realizzare sé stessi e di essere davvero soddisfatti della loro vita. Una sorta di mal di vivere che li porta a emigrare spesso e volentieri in un’altra Nazione, percepita come migliore, come maggiormente ricca di opportunità. E non nego che in Marco mi ci sono rivista un po’. Il mio paesino l’ho sempre sentito stretto, in tutti i sensi: piccolo e di vedute non troppo aperte. Sono sempre stata convinta che l’Italia fosse un luogo meraviglioso, ricco di qualsiasi cosa, dove ricchi si può diventare, non solo materialmente parlando. Ma sono anche sempre stata convinta che l’Italia sia mal gestita. E col passare degli anni mi sono convinta che fuori dall’Italia si potesse stare meglio. Me ne sono andata. Sono passati quattro anni, e in tutta onestà non vedo l’ora di tornare a Casa mia. Credo che nessun luogo sia davvero perfetto; credo che quasi tutti quelli che vogliono andarsene dal proprio Paese abbiano una visione romantica delle altre Nazioni; continuo a credere che l’Italia sia un luogo meraviglioso, ma mal gestito. Eppure in questi anni ho capito che vivere in un altro luogo non fa per me. Può anche essere che sia capitata in un altro luogo che semplicemente non è [continua sul blog]
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