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Il cielo è rosso - Giuseppe Berto - copertina
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cielo è rosso

Descrizione


Il cielo è rosso racconta le peripezie di quattro ragazzi, tra i quindici e i diciassette anni, in una città distrutta dai bombardamenti alleati. Quattro ragazzi resi orfani dalle traversie della vita e dalla violenza del conflitto.

«Berto ha un modo di raggiungere l’oggettività che sta tra l’indifferente e il trasognato. Quel fluttuare tra le cose che succedono e che, proprio come chi le contempla e attraversa, non si tengono insieme, ha il corrispettivo nello stile: la sintassi di Berto morbida, sciolta, veloce, ci restituisce la sua maniera di stare al mondo»Domenico Scarpa

Nel 1944 Berto è «prigioniero di guerra» a Hereford nel Texas, in uno di quei campi americani in cui sono reclusi tutti quelli che si rifiutano di dichiararsi «prigionieri collaboratori». Tra coloro che si aggirano nelle baracche a Hereford figurano futuri rinomati scrittori come Dante Troisi e Gaetano Tumiati, che affascina non poco Berto con le sue letture di Faulkner, Hemingway e Steinbeck, e pittori come Alberto Burri. Nel campo nascono, e circolano in copia unica, varie riviste letterarie. Al principio dell'estate '44, mosso da «un senso di acuta responsabilità» per la parte di colpa da lui avuta nella catastrofe della guerra, Berto decide di scrivere un romanzo intitolato "La perduta gente". Rientrato in Italia nel febbraio del '46, sottopone il manoscritto a Giovanni Comisso che, entusiasta, lo spedisce subito a Leo Longanesi, accompagnandolo con una lettera in cui non esita ad affermare che il romanzo «rappresenta una svolta nella letteratura italiana». L'opera esce da Longanesi negli ultimissimi giorni del 1946 con il titolo "Il cielo è rosso", un'espressione che l'editore prende dai Vangeli. "Il cielo è rosso" racconta le peripezie di quattro ragazzi, tra i quindici e i diciassette anni, in una città distrutta dai bombardamenti alleati. Quattro ragazzi resi orfani dalle traversie della vita e dalla violenza del conflitto. Carla, figlia di una serva, e Giulia, figlia di una prostituta, sono cugine, cresciute nella stessa casa. Giulia è timida, di salute cagionevole. Carla al contrario è disinvolta, sicura di sé, anche se di «umori volubili, a volte perversi altre volte malinconici» (Domenico Scarpa). Si prostituisce per vivere, ed è innamorata di Tullio, il piú adulto con i suoi diciassette anni, a capo di una banda di ragazzi dedita a furti e traffici vari. Una notte Tullio incontra Daniele, appena fuggito da un seminario di Roma e senza piú un luogo dove andare, dopo che i bombardamenti hanno ucciso i genitori e demolito la loro casa. I quattro cercano di sfuggire alla miseria, alla fame e alla paura, ma, come tutti coloro cui è toccata in sorte «una parte del male universale», sanno di non potere «piú essere gli stessi di prima», poiché si sono «smarriti nella grande guerra» senza piú alcuna possibilità di ritrovarsi.
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Dettagli

2018
6 dicembre 2018
420 p., Brossura
9788854514324

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Luca
Recensioni: 5/5
Libri

E molto interessante lo consiglio vivamente

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Isabella Fantin
Recensioni: 5/5
Ragazzi leggetelo

Gli studenti sono un pubblico esigente e dai gusti imprevedibili. Questo romanzo è piaciuto molto. Si sono immedesimati nelle vicende di quattro ragazzi, dalle personalità diverse, costretti dalla guerra a diventare grandi troppo in fretta. Un successo.

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AdrianaT.
Recensioni: 3/5
Aspettando che la guerra finisca (o cominci)

«Poi la guerra cominciò ad andare male, e ad avvicinarsi, e aumentarono i pericoli e i disagi. Allora la gente fu palesemente scontenta. Disse che la guerra era una cosa orrenda e bestiale, e desiderava la pace, qualsiasi pace. Crollò il governo e l'ordine della nazione, e il popolo fu diviso. Quasi tutti vissero aspettando. La guerra sarebbe finita un giorno o l'altro, forse presto.» Che dire, il meccanismo è collaudato; la chiamiamo escalation, che assieme alla devalutation, sanction, inflation e recession dà corpo a una formula pentenaria dagli effetti tangibili. «Così la gente continuava a vivere, come poteva, perché qualcuno dava loro abbastanza cibo per non morire. Aspettavano che la guerra finisse. Questo era essenziale, arrivare vivi a quel punto. Poi qualcun altro li avrebbe aiutati a vivere ancora, in un mondo che pensavano migliore.» Pubblicato nel '47, ma il 'format' si adatta bene a varie epoche: un altro giro di giostra. Il titolo originale a cui Berto aveva inizialmente pensato era 'La perduta gente', e infatti, di gente perduta si tratta; perduta nei vortici della guerra che risucchia vite, le spariglia e sparpaglia; spesso le annienta, talvolta le fonde rinvigorendole. Lo spartiacque di un bombardamento, e la II° guerra viene vissuta e narrata da un punto di vista adolescenziale - ma di un'adolescenza breve perché bisognava diventare adulti velocemente - reso soprattutto attraverso dialoghi, che però mi ha dato minore soddisfazione de 'Il male oscuro', scritto quasi vent'anni dopo, a me più affine, più maturo di pensiero e di scrittura. Questo titolo a tratti mi ha estraniata: ero lì, ma non ero lì; il mio pensiero fuggiva spesso dalle righe non riuscendo a stabilire con le parole una connessione stabile. Mi è mancato qualcosa e mi ha lasciato il sapore acerbo da esordiente.

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Giuseppe Berto

1914, Mogliano Veneto

«Sono abbastanza sicuro di me stesso mentre scrivo e so di essere moderno».(Mogliano Veneto, Treviso, 1914 - Roma 1978) scrittore italiano. Ha pubblicato libri di narrativa, in parte ascrivibili al neorealismo (Il cielo è rosso, 1947; Le opere di Dio, 1948; Il brigante, 1951), in parte volti a una inquieta indagine psicologica (Il male oscuro, 1964, premi Viareggio e Campiello; La cosa buffa, 1966). È anche autore di un diario della guerra d’Africa (Guerra in camicia nera, 1955) e di un pamphlet provocatoriamente «conservatore» (Modesta proposta per prevenire, 1971). 

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