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Descrizione


Quando nell'autunno del 1945, con copertina grigia e al prezzo di un rublo d'argento comparve la prima parte della raccolta "Le cime di Pietroburgo", Butkov era uno scrittore ancora quasi sconosciuto. Eppure era stato vicino a Dostoevskij e ai grandi russi come Puskin e Gogol'. In "Cime" ci presenta una Pietroburgo divisa "verticalmente", dalle cantine fino alle mansarde. In basso vivono i lavoratori e piccoli commercianti, nel mezzo i benestanti e sotto le nuvole la folla di piccoli impiegati e intellettuali poveri e sognatori.
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Dettagli

2011
160 p., Brossura
9788862942065

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Elena
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Butkov ci regala in poche pagine uno straordinario dipinto degli abitanti dei piani più alti dei palazzi di Pietroburgo, i piccoli impiegati della grande amministrazione statale, i cinovnik, poveri, abbruttiti e infelici. Con un accattivante ritmo della narrazione, i cinque racconti presentati colgono i particolari, spesso ridicoli, delle tristi esistenze degli impiegati derelitti, con sarcasmo ed acume. Ne emergono le contraddizioni e soprattutto i condizionamenti imposti dalla società dai quali, in definitiva, (quasi) nessuno riesce a sfuggire. Ai cinovnik, infatti, rigidamente inquadrati nella gerarchia delle classi previste dalle tabelle dei ranghi dell’amministrazione civile dello stato, riesce di fatto impossibile ascendere la scala sociale, progredire nella carriera, lasciare le loro mansioni da “automi da scrittura” e, di conseguenza, migliorare le proprie misere e alienanti condizioni di vita. Tra le cime di Pietroburgo non vi è spazio per le aspirazioni ed anche una vincita alla lotteria, un matrimonio di convenienza o un abito nuovo non sono che illusioni che invece di portare fuori dalla miseria portano spesso alla follia o all’intenzione di suicidio.

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luciano
Recensioni: 5/5

I protagonisti di questi racconti sono i cinovniki, cioè "impiegati di basso grado, con misere condizioni di vita e possibilità scarse o nulle di progredire nella carriera". le loro mansioni nelle cancellerie sono ricopiare documenti in bella calligrafia, il loro stipendio è bassissimo, e in gran parte se ne va per pagare l'affitto di misere stanzette situate nei sottotetti, le cime, dei palazzi di Pietroburgo. Questi bugigattoli, spesso divisi a mezzo per risparmiare sull'affitto, non hanno né acqua calda, né legna sufficiente per riscaldarsi nei gelidi inverni pietroburghesi. Le candele per illuminarsi sono un lusso. Non posseggono altro capo di vestiario che l'uniforme di servizio che, nel racconto "L'abito buono", viene così descritta da Petr Ivanovic: "L'uniforme è decrepita e, benché sia tenuta in ordine e spazzolata quotidianamente con estrema cura e autentico rispetto per i suoi bottoni e la sua vecchiaia, minaccia di andare a pezzi". Petr, non potendosi acquistare un abito nuovo, visto il magro stipendio, è costretto, per non fare una brutta figura, a rinunciare ad un ballo nell'alta società, a cui era stato invitato. E così nella città di Pietroburgo, non solo allora, ma anche oggi, in ogni parte del mondo, "un individuo senza rubli, non ha alcuna importanza, non serve a nulla e non vale nulla. Uno con i rubli, invece, ha importanza ovunque, serve a tutto e vale i rubli che possiede".

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