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La circe di Giambattista Gelli accademico fiorentino - Giambattista Gelli - copertina
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La circe di Giambattista Gelli accademico fiorentino
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8vo (mm. 147x100). 96 cc. Segnatura: A-M8. Alle cc. A1-A2 e da G-L8 piccoli tarli marginali non intaccanti il testo, lieve alone al margine inferiore centrale di alcune cc. Al contropiatto presente la scritta “In Fiorenza presso il Torrentino, 1550”. Marca tipografica e frontalino al frontespizio, capilettere xilografiche. Cartonato coevo, dorso rinforzato posteriormente in pergamena con titolo su etichetta (piatti lievemente abrasi e macchiati). Edizione senza note tipografiche databile agli anni '60 del 500 de La circe, opera del 1549 dedicata a Cosimo de' Medici duca di Firenze. La circe si divide in dieci dialoghi fra Ulisse, Circe ed uno alla volta dei vecchi compagni, trasformati in differenti animali, nessuno dei quali, tolto l'elefante, che da uomo era stato filosofo, accetta di ritornare umano. Giovan Battista Gelli esercitò per tutta la vita il mestiere di calzolaio e studiò letteratura e filosofia da autodidatta. Discepolo di Antonio Francini e di Francesco Verini, a sua volta allievo di Marsilio Ficino e poeta di ispirazione savonaroliana, partecipò alle riunioni dell'Accademia Platonica, che si tenevano presso gli Orti Oricellari. Fedele a Cosimo I, ricoprì cariche pubbliche di scarso rilievo, dapprima in qualità di magistrato delle Arti minori poi come membro del Collegio dei Dodici Buonomini, organo consuntivo del governo mediceo, nel 1539. Fu membro dell'Accademia degli Umidi dal 1540, ne approvò la trasformazione in Accademia Fiorentina l'anno successivo e ne fu console nel primo semestre del 1548. Le sue opere più famose: I capricci del bottaio (1546), ragionamenti fra un bottaio e la propria anima (inserito nel primo indice dei libri proibiti) e La Circe (1549). Tra le tesi sostenute nelle sue opere vi sono quelle della discendenza diretta da Noè dei fondatori di Firenze e quella della superiorità della lingua fiorentina sulle altre. Nel settembre 1553 fu nominato da Cosimo I lettore ordinario della Commedia presso l'Accademia Fiorentina e recitò, da qui fino all'anno della sua morte, nove letture dantesche, pubblicate con cadenza annuale, che ebbero grande influenza sugli interpreti di Dante durante tutto il Cinquecento fiorentino. Cfr. Gamba nota nr. 490 e 493; Brunet vol. II, nr. 1520-1521; Graesse vol. III, p. 44; Giovan Battista Gelli, L'Enciclopedia libera; D. E. Rhodes, Silent Printers: Anonymous printing at Venice in the sixteenth century, p. 103; EDIT16 20561.
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<p>8vo (mm. 147x100). 96 cc. Segnatura: A-M<sup>8</sup>. Alle cc. A1-A2 e da G-L8 piccoli tarli marginali non intaccanti il testo, lieve alone al margine inferiore centrale di alcune cc. Al contropiatto presente la scritta “In Fiorenza presso il Torrentino, 1550”. Marca tipografica e frontalino al frontespizio, capilettere xilografiche. Cartonato coevo, dorso rinforzato posteriormente in pergamena con titolo su etichetta (piatti lievemente abrasi e macchiati).</p> <p>Edizione senza note tipografiche databile agli anni '60 del 500 de <em>La circe</em>, opera del 1549 dedicata a Cosimo de' Medici duca di Firenze. <em>La circe </em>si divide in dieci dialoghi fra Ulisse, Circe ed uno alla volta dei vecchi compagni, trasformati in differenti animali, nessuno dei quali, tolto l'elefante, che da uomo era stato filosofo, accetta di ritornare umano. Giovan Battista Gelli esercitò per tutta la vita il mestiere di calzolaio e studiò letteratura e filosofia da autodidatta. Discepolo di Antonio Francini e di Francesco Verini, a sua volta allievo di Marsilio Ficino e poeta di ispirazione savonaroliana, partecipò alle riunioni dell'Accademia Platonica, che si tenevano presso gli Orti Oricellari. Fedele a Cosimo I, ricoprì cariche pubbliche di scarso rilievo, dapprima in qualità di magistrato delle Arti minori poi come membro del Collegio dei Dodici Buonomini, organo consuntivo del governo mediceo, nel 1539. Fu membro dell'Accademia degli Umidi dal 1540, ne approvò la trasformazione in Accademia Fiorentina l'anno successivo e ne fu console nel primo semestre del 1548. Le sue opere più famose: <em>I capricci del bottaio</em> (1546), ragionamenti fra un bottaio e la propria anima (inserito nel primo indice dei libri proibiti) e <em>La Circe</em> (1549). Tra le tesi sostenute nelle sue opere vi sono quelle della

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La circe di Giambattista Gelli accademico fiorentino
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2570270128974

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(Firenze 1498-1563) scrittore italiano. Tradusse dal latino l’Ecuba di Euripide e compose due commedie di impostazione classica: La sporta (1543) e L’errore (1553), la prima derivata dalla Clizia di Machiavelli, la seconda accusata di plagio sempre machiavelliano. Nel Ragionamento sopra le difficoltà del mettere in regole la nostra lingua (1551) prese parte alla questione della lingua come assertore, contro le teorie bembiane, dell’uso di un fiorentino vivo, slegato dalla tradizione letteraria: questa posizione lo portò a negare la paternità dantesca del De vulgari eloquentia, che G.G. Trissino aveva riproposto e interpretato nell’ottica di una soluzione «cortigiana» della lingua. Le sue opere più originali restano I ragionamenti di Giusto bottaio (1548), 10 dialoghi immaginari di un vecchio...

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