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La cittadina impossibile. La donna nell'Atene dei filosofi - Silvia Campese - copertina
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«La relazione tra maschio e femmina è per natura quella di un superiore rispetto a un inferiore, di un governante rispetto a un governato» (Aristotele, Politica). Interessante saggio sul ruolo della figura femminile nell'antica Grecia.

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Dettagli

1997
10 luglio 1997
144 p.
9788838913143

La recensione di IBS

La lettura dei testi significativi del pensiero politico antico mette in luce il difficile rapporto che la figura femminile intrattiene con la città: alla distribuzione dei ruoli sociali, e alle forme di cultura che la accompagnano, presiede la polarità tra il guerriero - il cittadino - e la madre. Tale polarità affiora nella stessa Repubblica di Platone, che pure afferma l'identità di natura culturale tra i sessi e inserisce la donna nella cerchia dei filosofi-re. La cooptazione si associa infatti alla preclusione di conoscere il proprio figlio, all'investimento dell'affettività in un progetto di maternità civica, collettiva. La polarità è eplicitamente asserita da Aristotele nella Politica, che assegna alla donna la funzione biologica: «la relazione tra maschio e femmina è per natura quella di un superiore rispetto a un inferiore, di un governante rispetto a un governato». D'altro canto i modelli ginecocratici offerti dalla tradizione mitico-etnografica appaiono consegnati all'alterità rispetto alla norma civile, procreativa. Essi ripetono, come i filosofi, che la donna è un'impossibile cittadina.

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