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scheda di Bacci, M., L'Indice 1996, n. 2
Il periodo storico che gli studiosi di cultura tedesca definiscono "primo Medioevo", e che abbraccia all'incirca i secoli dal VI al IX, mancava sino a oggi di una sintesi generale in lingua italiana che offrisse agli specialisti come ai non addetti ai lavori un'aggiornata introduzione e un ragionato orientamento dinanzi alle principali questioni storiche e critiche che riguardano, nelle singole aree dell'Europa occidentale, i diversi campi della produzione artistica del primo Medioevo. Benvenuto dunque il nuovo volume della "Storia Universale dell'Arte Utet", affidato al polacco Piotr Skubiszewski (docente di storia dell'arte medievale presso l'Università di Poitiers e assai noto come autore di numerosi saggi specialistici). Come avverte lo stesso Skubiszewski nell'epilogo, "poche altre epoche storico-artistiche sono... descritte da termini tanto numerosi e diversificati: per un periodo relativamente breve come quello che copre il VII e l'VIII secolo, si parla di arte longobarda, merovingia, visigota, irlandese e anglo-sassone, per non citare che alcuni esempi". Un altro elemento di difficoltà è costituito dal fatto che si individua nella maggior parte dei fenomeni artistici in questione la tendenza a dar vita a un caleidoscopio di varianti stilistiche che molto spesso non sopravvivono alla civiltà che le ha create: in tal senso Skubiszewski ricorre alla metafora del reticolo fluviale composto da corsi d'acqua di diversa natura: "Rapidi o lenti, grandi o piccoli, fiumi e ruscelli ora scorrevano parallelamente, ora si riunivano, per poi separarsi più avanti".
Lo studioso polacco riesce a emergere dal groviglio metodologico che gli si pone davanti mettendo in luce i rapporti dinamici tra le diverse componenti culturali e le differenti tradizioni della cultura artistica dell'epoca postantica, a cominciare dalla presenza di una ricerca di "linguaggio comune" da parte del papato e dei grandi centri di potere, che contrastava e finiva con lo scendere a patti con la diffusa tendenza al particolarismo e al frazionamento culturale. La constatazione della presenza nei secolo VI-IX di un repertorio formale "alto", che fondava il proprio carattere universalistico sul recupero, sulla continuazione e sulla rielaborazione dei temi del passato romano, permette all'autore di mettere in luce, accanto ai momenti di frattura, anche i non meno evidenti elementi di continuità con la tradizione artistica antica. In tal senso, una particolare attenzione è prestata alla cosiddetta "rinascenza carolingia", che in realtà non è tanto da interpretare, per Skubiszewski, come una cosciente imitazione e riproposizione del repertorio classico, quanto come un fenomeno di preferenza accordata, per motivi ideologici, di autorappresentazione del potere imperiale, ecc., a una tradizione tecnico-formale ancora ben viva nel secolo IX.
Dopo aver inquadrato i problemi storico-artistici nel contesto storico-politico e averli posti in relazione con la dinamica culturale di quei secoli, l'autore passa a illustrare la produzione artistica delle varie civiltà succedutesi nelle singole regioni d'Europa: l'Italia bizantina e longobarda, la Gallia merovingia e carolingia, la penisola iberica visigota, i regni cristiani della Spagna settentrionale e il Sud mozarabico, l'Irlanda, i paesi scandinavi, le aree di insediamento degli Slavi, ecc. L'analisi comprende la produzione primo-medievale nelle sue diverse articolazioni: dai problemi inerenti l'architettura, si passa a illustrare le vicende degli altri media artistici quali la scultura, la pittura su tavola, l'affresco, il mosaico, la miniatura, l'oreficeria, l'intaglio e le altre arti suntuarie. Delle diverse arti sono messe in luce le dinamiche stilistiche, le interrelazioni e il mutuo scambio tra tecniche differenti o le particolari connotazioni regionali ed etniche. Inoltre, per ogni tipologia di oggetti non si manca di fornire un'attenta contestualizzazione storica che tende a individuare, tra l'altro, le dinamiche della produzione e della committenza e le finalità funzionali a cui ogni oggetto artistico era adibito.
Il testo è accompagnato da un ricco repertorio illustrativo, in buona parte a colori, in cui sono comprese le riproduzioni fotografiche di oggetti spesso poco noti o di non immediata reperibilità. Infine, risultano di grandissima utilità le ventisette dense pagine dell'appendice bibliografica, che, articolata in più sezioni, comprende un gran numero di rimandi non solo a opere a carattere generale o enciclopedico, ma anche a moltissime monografie relative ai singoli contesti culturali descritti.
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