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Stile nervoso e frammentario quello del prof che sciorina didascalicamente il suo anno di prova in una scuola problematica delle banlieu parigine. Sembra proprio di trovarsi sul set di un film francese, dove gli attori che interpretano gli insegnanti recitano a scatti, nevrotici e infantili, mentre gli studenti scimiottano i piccoli gangster del ghetto, ignoranti e quadrati, ossessionati dal brand e disinteressati alla cultura offerta dalla scuola. È triste vedere che gli unici strumenti efficaci a disposizione dello scrittore per esprimere quanto sia difficile e sfidante gestire una classe di adolescenti, siano delle sintetiche descrizioni di dettagli apparentemente banali (come le scritte sulle magliette o sulle scarpe dei ragazzi) che riempiono il testo, interrompendo soprattutto i dialoghi serrati, come a dirci che l’unico modo per comprendere la gioventù sia spesso attraverso l’immagine di sè data al mondo, testimonianza della sua natura al di là delle parole o, al contrario, dei silenzi. Purtroppo la tecnica è talmente abusata e la traduzione estremamente scadente, che si fatica a tenere il filo del discorso, già di per sè nebuloso sia per la cripticità dello slang studentesco sia per il sarcasmo dei docenti, ritratti in modo becero. Il rischio di incappare nel blocco del lettore è alto. Conclusione: l’ho lasciato a metà.
Mah...come dire, lo stile narrativo non mi é piaciuto affatto, inizialmente volevo abbandonare la lettura poi mi sono impegnato e l'ho concluso. Ho visto anche il film e vi assicuro che é MOLTO meglio del libro. Entrambi non giungono ad una conclusione ma pongono dei quesiti al lettore o al sistema scolastico internazionale riguardo ai metodi di provvedimento con i ragazzi di scuola proveniente da difficili contesti storici culturali ed etnici. Nel contesto non un granché, si può sicuramente leggere.
Mah? Interessante ma probabilmente mal tradotto anche se sicuramente è difficile da tradurre. Quello che, probabilmente, nel testo originale è "slang", qui sembra sciatteria; quasi sicuramente si perde il senso dell'ironia e i professori sembrano spesso stupidi, o insulsi o violenti: sempre comunque inadeguati. Oppure: "Signori, questa è la Francia!"... che non diventi anche l'Italia!
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