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L'intenzione di questo studio sulla fruizione del mito classico nella Divina Commedia non è di proporre un catalogo compilativo dei luoghi differenti dell'opera dantesca in cui è possibile osservare un influsso più o meno esplicito della cultura greco-latina, bensì di mettere in luce il senso o piuttosto uno dei possibili sensi della trasformazione che l'antichità come concetto subisce nel poema sacro, in quel preciso momento in cui si trova ad essere assorbita nel processo creativo. Dopo un esame generale del tòpos del viaggio infernale come "altro viaggio", l'analisi si articola in un sondaggio specifico della presenza di quattro figure mitiche fondamentali nel poema dantesco: i centauri, il Minotauro, Narciso e la Gorgone. La nostra indagine si sposta poi, parallelamente, verso una riflessione sul male come apparenza e sull'inferno come carcere dell'inganno da cui l'anima ha il potere di fuggire, ma solo nel corso di una lenta e dolorosa illuminazione.
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