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Il club dei desideri impossibili - Alberto Torres Blandina - copertina
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Descrizione


Un aeroporto internazionale dove passa un fiume di persone con un bagaglio non solo di valigie, ma anche delle esperienze più diverse. Facce senza identità in uno spazio che è un limbo. In questa terra di nessuno ha trascorso la sua vita lavorativa lo spazzino Salvador Fuensanta. È un cantastorie dei nostri giorni, uno che, mentre sei in attesa di imbarcarti per l'India, ti racconta di un tale, amico suo, che era andato sulle rive del Gange in cerca di pace. Ma prima di sapere come va a finire, arriva il tuo volo. Ti resta la curiosità, ma ti ha distratto dalla noia. Ed è questa la funzione del suo narrare. Il vecchio Salvador è come uno scrigno pieno di storie sedimentate, costantemente rielaborate, non importa se vere. Storie rese ancora più incredibili, o forse possibili, dall'arte di narrare. E allora anche i desideri impossibili in un aeroporto si possono realizzare. Basta trovare un venditore che ti proponga di iscriverti a un club molto esclusivo, grazie al quale puoi essere chiunque tu voglia... Perché non crederci? In fondo è una possibilità. E la realtà non è forse una possibilità fra le tante? Purtroppo, però, anche i menestrelli invecchiano, e Salvador deve andare in pensione e prendere, letteralmente, per la prima volta il volo. Ma qui... comincia un'altra storia. Un romanzo che è un inno alla potenza del narrare, capace di trasformare i passeggeri in ascoltatori attenti e curiosi e i lettori in altrettanti passeggeri.
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Dettagli

2009
12 novembre 2009
183 p., Brossura
9788860882127

Valutazioni e recensioni

3,8/5
Recensioni: 4/5
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Giulia
Recensioni: 5/5

Romanzo semplicemente meraviglioso ed originale, consigliatissimo!

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S.ISIDRO
Recensioni: 3/5

Un bel libro scorrevole che si legge velocemente senza troppi pensieri. Alcune storie piu' intriganti e coinvolgenti di altre, nel complesso una piacevole esperienza di lettura

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gennaio
Recensioni: 4/5

Libro piacevole , di evasione. Facile essere rapiti dai racconti di Salvador, il protagonista-spazzino-cantastorie dell'Aeroporto. Noi lettori siamo come i passeggeri che lo ascoltano, vogliamo saper come va a finire la storia. Spesso viaggiamo per liberarci la mente, per fuggire da qualcosa/qualcuno, per conoscere altre vite/situazioni, per crescere, per illuderci..... Salvador ce lo fa fare prima di partire.

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Recensioni

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Voce della critica

Salvador Fuensanta, spazzino vedovo alle ultime settimane di lavoro, è un tipo gioviale che infonde fiducia, un po' filosofo un po' giullare, maestro dell'arte di attaccar bottone e regalare storie a puntate, sempre fingendo noncuranza, come per distrarsi in una pausa e socializzare un po'. Siamo in un'antica e nobile dimensione del narrare, dalle Mille e una notte a Boccaccio e Chaucer, ma qui la cornice non è l'alcova del sultano, la villa lontana dalla peste o il percorso dei pellegrini. Qui siamo in un luogo di passaggio per eccellenza: le sale d'attesa di un aeroporto. Spazio di soste forzose misurate da annunci e orari, spazio di contiguità casuali tra gente concentrata sul proprio viaggio o annoiata, ma anche spazio di parole, lette o scambiate. E Salvador, spiritello buono, riempie quel tempo di frontiera, con storie costantemente rimaneggiate, dov'è difficile dire quanto rimane dell'aneddoto vero iniziale, tratto spesso da vicende carpite alle porte d'imbarco oppure osservando i suoi bislacchi colleghi (come l'addetto alla sicurezza che ogni tanto compra il quotidiano di Francoforte anche se non sa il tedesco, perché è stato fidanzato con una ragazza di là e pensa che prima o poi la vedrà nella pagina degli spettacoli, dato che voleva fare l'attrice).
Con arguzia e compassione, più qualche affondo meditativo, l'addetto alle pulizie snocciola segretucci e tragediole, tra assurdo e fiaba, comica e spavento, con un pizzico di The Truman Show e a volte ilsapore fanfaronesco della leggenda metropolitana. Un ipersensibile vendicatore di torti che fugge in India verso un'impraticabile utopia. Un codice a segni per scambi di sesso anonimi e superveloci nei bagni. Una straniera colpita in volo da amnesia cui viene ricostruito un passato. Un club costosissimo che permette di realizzare qualsiasi capriccio, sempre che non interferisca con quello che gli altri vogliono per noi. Un sito internet dove si scambiano favori eccessivi, oltre ogni limite. La notizia confidenziale che il Giappone non esiste, è un marchio inventato dai cinesi dapprima per smerciare tecnologia, poi anche cucina e cultura (i capolavori letterari giapponesi li scrive un pennivendolo della provincia spagnola). Alla barista attuale, Salvador racconta della coppia dei ex baristi, stritolati da un congegno amoroso che li vedeva impersonare la notte il sogno erotico dell'altro e tenersi a distanza di giorno, finché la cecità li spinge a organizzare una cena a quattro, alla quale si recano ovviamente solo in due, non potendo sdoppiarsi anche lì, e il castello di carte crolla nel nulla.
Questo "operatore ecologico" si occupa, più che delle cartacce lasciate in giro, di un'ecologia immateriale: tener viva la curiosità di passeggeri e compagni di lavoro. Per questo spezza volentieri il racconto, lascia a mezzo la storia e la riprende più avanti. Il libro è così giocato sugli sviluppi a sorpresa, con una propensione per lo strampalato, sebbene Salvador assicuri di non amare la fantascienza, bensì "le storie di persone normali e comuni". Alla fine va in pensione e l'epilogo è esplicitamente dedicato alle forme e ai riverberi della finzione. La direzione dell'aeroporto si rivolge infatti all'agenzia "Perfiles", specializzata nel far impersonare da attori persone con il profilo perfetto per risolvere una situazione negativa. In questo caso, non c'è nulla di conflittuale: si tratta solo di non privare lo scalo di una presenza che migliora il clima di affiatamento e svaga i clienti, i quali hanno sentito parlare del saggio con la ramazza e vogliono conoscerlo.
Così, dopo un'accurata selezione psicoattitudinale, Marcelo Calvo sostituisce questa "attrazione gratuita" dell'aeroporto. Salvador gli insegna quel peculiare mestiere di cantastorie per tre giorni, poi sale per la prima volta su un aereo, in compagnia dell'edicolante signora Juana, da lui timidamente corteggiata, diretto a Roma in vacanza. Approfittando del turnover, gli sceneggiatori dell'agenzia "Perfiles" hanno ritoccato le novelle: alcune sono state eliminate perché non facevano abbastanza presa, altre, giudicate maschiliste, sono state rese politicamente corrette dalla commissione per le pari opportunità. Questa capriola finale autoironica è anche una professione di spontaneità nella finzione: in mezzo a tanto artificio, qualcuno ha una dote umana e quasi carnale per l'affabulazione. Il titolo originale del libro, "Cose che non accadrebbero mai a Tokio", è un ulteriore ammicco a tale paradosso, non solo per la dose di verve mediterranea necessaria, ma perché, come ci è stato chiarito, il Giappone non esiste: è un trucco pubblicitario.
Alberto Torres Blandina, nato a Valencia nel 1976, ha vinto con questo romanzo il Premio Las Dos Orillas (tra i cui promotori c'è l'editore italiano Guanda), bandito dal Salone del libro iberoamericano di Gijón, nel 2007, ma il romanzo è poi uscito solo nel 2009, insieme a quello successivo ("Bambini che cospargono un gatto di benzina", non tradotto in italiano). L'autore si è così doppiamente segnalato come una voce emblematica dell'ultimissima generazione spagnola, anche per la poliedricità del suo talento: è infatti autore di teatro, insegnante di letteratura e cantante del gruppo Niñamala, che propone un rock-punk malandrino, acustico e jazzistico, ma con ruvide infiltrazioni latine, tra tango e bolero, e si può ascoltare in internet (www.myspace.com/ninamalamala). Torres Blandina parte con un piglio scanzonato, ma non superficiale. Senza prendersi troppo sul serio, ma mostrando di saper leggere, scrivere e comporre. Molto più di una promessa.
Danilo Manera

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