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Stanley Kubrick è sempre stato un po' come il mitico Re Mida: tutto ciò su cui ha messo le mani è diventato magicamente "ORO"! Ecco quindi che anche un modesto romanzo di Stephen King, seppur di una certa originalità, è stato trasformato in un capolavoro. Tutto il film sembra una lunga, angosciante allucinazione, dalla quale si spera di uscirne al più presto: il tutto grazie a notevoli sfoggi di tecnica, ad un uso virtuosistico della telecamera (da parte di chi ne conosce bene gli usi e gli esiti), dilatazioni spazio-temporali, situazioni sospese, mix di musiche sempre all'altezza e attori decisamente calati nella "parte". E poi cosa dire: quel tocco magico del genio, che riesce ad arrivare all'essenza delle cose e sfruttare tutto il potenziale di una storia in una maniera che lascia esterrefatti! Piacevolmente "irritante" nella sua perfezione, "Shining" arriva dove gli altri horror "fracassoni" e usa e getta a cui siamo abituati non ci vanno neppure vicini! Un horror finalmente d'elite, affinchè si comprenda una volta per tutte che non è il genere a decretare il destino di un film ma è chi si siede dietro la macchina da presa a fare la differenza. Lo si vede, lo si rivede, ogni volta ci si angoscia e ogni volta lo si studia e ci si interroga. Ma chi conosce il cinema di Kubrick e lo ha compreso, tutto questo già lo sa. E pensare che King lo ha sdegnosamente "rifiutato" (sigh!): forse preferisce la versione televisiva di "Shining" realizzata qualche anno fa, per me di un'inadeguatezza totale! Ma d'altra parte i GENI sono da sempre eterni incompresi e quindi tutto va come deve (... o non deve) andare! PS: per paolo che ha stroncato questo film posso solo suggerire di tornare ai suoi amati "cinepanettoni", perchè è quello il genere che si merita! Grazie.
Dramma di follia domestica o ennesima variazione nella tradizione delle "haunted houses" che sia, Shining è comunque uno dei film dell'orrore più scioccanti e più spaventosi della storia assieme all'Esorcista e al primo Nightmare. Il magnifico Jack Nicholson regala un'interpretazione luciferina ed estrema (il suo passaggio fra nevrosi e la discesa nella follia resterà semplicemente indimenticabile). La violenza inespressa e sotterranea delle prime battute si trasforma in un'esplosione bestiale di aggressività e furore. Canonica l'allegoria del giardino-labirinto: giusto all'esterno dell'Overlook Hotel ne giudico pleonastica qualunque lettura simbolica. Meno elementari le soluzioni di altre questioni: molto difficile ad esempio giudicare "semplici" allucinazioni. Le apparizioni di Grady e di Lloyd, perché, tanto per dirne una, una allucinazione non può liberare un uomo imprigionato in un magazzino. Jack persuade Grady ad aprire la porta promettendo di farsi giustizia e di portare a termine il suo compito: Grady accetta. È dunque vero che Jack è sempre stato il custode dell'albergo proprio come gli aveva assicurato il collega Delbert; e allora la terribile lezione sembra essere che il male è sempre esistito e sempre esisterà. Kubrick mette in scena l'orrore con cura meticolosa, regalando una fredda visione illuminata dal sole dell'inferno nato in seno alla famiglia, scatenando nella seconda ora puro inferno e gli ultimi minuti limpido terrore. Capolavoro. Cult. Definite come volete questo classico immortale e raccapricciante.
Kubrick non sapeva cosa volessero realmente dire i propri film ? Ben venga, nemmeno Kafka sapeva realmente cosa volessero dire le proprie storie, avvertiva solo la percezione di un significato altro, allegorico, rimasto celato sino alla fine. Il vero significato della visionarietà. Oltre a Kafka qualcuno farebbe bene ad andare a rileggersi Poe,e con esso l'idea della follia come presenza costante nella vita dell'uomo eppur non riconducibile ad una causa concreta. Stiamo parlando di uno dei concetti fondamentali della modernità. O pensiamo che tutti gli schizofrenici siano così perché hanno perso alla lotteria ? "Come fa uno ad impazzire se non deve alzarsi tutte le mattne per andare a lavorare?" Sparate pseudo-marxiste come queste fanno cadere le braccia.
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