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Fincher,dopo il banale "Panic Room" torna in sella alla grande con la formula che fece la sua fortuna in "Seven",ma ribaltandone abilmente gli sterotipi,osando mostrarci un'America non infallibile,e incapace di proteggere,senza speranza di soluzione o catarsi.Impegnativo,antispettacolare,meticoloso ben recitato e a tratti davvero pauroso,senza eccessi violenti,anzi.Gli omicidi sono concentrati nella prima parte e quasi di scarso rilievo, per lo svolgersi della trama.Forse un pò troppo eccessiva la durata,e il cast non è del tutto sfruttato appieno,a cominciare da Downey jr e Chloe Sevigny.Adattato dai libri scritti dal vero Graysmith sul caso di un serial killer("Zodiac",appunto)che non fu mai preso malgrado gli indizi e i sospetti(ecco perchè,"è senza finale"!),e che ispirò anche "Ispettore Callaghan,il caso Scorpio è tuo!",citato brevemente.Ovviamente poco gradito in patria.
Beh che dire, trovo che il soggetto del film, al di là della regia && cast, sia molto affascinante. La storia regge senza dubbio ed ammetto che la prima volta che l'ho visto al cinema, sebbene avessi letto la storia preventivamente in modo dettagliato su internet, sono rimasta un po' delusa; ho pensato: è qual'è il finale? Mi sono appassionata al caso, in modo un po' ossessivo ho letto tanti articoli e vorrei leggere il libro di R. Graysmith, poi mi capita di rivederlo questo film perchè ho il dvd. Sono d'accordo, è una storia a sfondo giallo, ma dalla pellicola non bisogna aspettarsi la classica trama da thriller. Penso anche che il film sia notevoltemente curato nei dettagli ed il punto di forza è la musica. Ascoltatela, è divina; ed è anche la musica degli anni in cui è ambientata la storia. Ben fatto, merita davvero!
Fincher, maestro del thriller o in qualche modo di un cinema inquieto e inquietante, sceglie un thriller che è una ricerca insaziabile contro un Male immaginario, non ben definito (come era stato anche il suo capolavoro, l'epocale Seven), un film meditato che è anche l'analisi della condizione di un paese attraverso anni, decenni. Parte con un prologo girato perfettamente e si chiude anni dopo con un epilogo freddo, forse rivelatore, forse semplicemente incompiuto. Nel mezzo ci sono le storie di coloro che tentano di risolvere il caso di Zodiac, un killer schizzato, come Robert Graysmith, disegnatore con altre ambizioni, preso dall'indagine, che cerca di passare sopra la sua mediocrità, e il poliziotto Dave Toschi, ispiratore di Bullitt e Colombo, ostinato, dalla parlantina mirabile. Le indagini portano inevitabili sospetti, a volte evitabili, a volte sbagliati, a volte giusti ma indimostrabili, a volte stranamente plausibili, altre volte solamente frutto di ossessioni che tardano a scomparire. Fincher è un maestro del genere, gira poca inquietudine (solamente la discesa in cantina in casa di uno dei sospettati) e con tanta voglia. Molti anni di gestazione e moltissimi tagli, con grande scontento del director. Il cast è perfetto, ma più che Jake Gyllenhaal e un istrionico Robert Downey jr., emergono l'asciutto Mark Ruffalo, perfetto nel ruolo di Toschi, e l'ex di E.R. Anthony Edwards nel ruolo del suo collega. Oltre al mattatore Brian Cox, che si ritaglia il ruolo di un vanesio psicologo. La sceneggiatura di James Vanderbilt si ispira in parte al libro di memorie di Graysmith, e in parte alla cronaca vera, ed ha avuto esigui riconoscimenti (solamente la candidatura ai Writer Guild Awards). Il film è stato snobbato dagli academy americani e ha lasciato delusi chi si aspettava un thriller violento. Resta comunque un altro formidabile tassello nella carriera di un regista che se ha sbgliato, ha sbagliato molto poco. Fenomenale.
Recensioni
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