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Film thriller ..dell'orrore. Basato su una storia vera ..anzi su storie vere: scomparse di persone nell'outback australiano ad opera di uno psicopatico killer di ignari turisti in giro sui "suoi" territori, Film ansiogeno e sapientemente ben girato. Le bellissime immagini degli stupendi paesaggi australiani (che rapiscono) fanno da contraltare alla violenza che si scatena del sadico 'villain' che rapisce/cattura per uccidere. Film molto consigliato- ( ..E poi, volendo, c'è anche Wolf Creek 2 - La preda sei tu...)
Wolf Creek è un bellissimo horror. Asciutto e senza fronzoli: girato con un videocamera digitale seguendo le indicazioni del Dogma '95 del regista danese Lars Von Trier (quindi scenografia ridotta all'osso, dialoghi serrati e realismo esasperato). Il film scorre implacabile tra i panorami mozzafiato dei paesaggi australiani e la violenza brutale che trasuda da ogni sequenza. Nessuno spazio per l'ironia e il grottesco che tanto piace ai registi horror dell'ultima generazione: Wolf Creek ha un taglio quasi documentaristico, privo di effetti speciali e di derive soprannaturali. Perché a far paura c'è un uomo in carne ossa: un uomo che ha passato la vita a sparare agli animali che turbano l'equilibrio ecologico dell'outback e che, seguendo lo stesso principio, decide di eliminare i turisti colpevoli, secondo lui, di contaminare la purezza di quei luoghi. L'opera è ispirata al Killer dei saccopelisti che uccise decine di turisti nei primi anni '90. In Australia, infatti, ogni anno spariscono 30.000 persone: il 90 per cento viene ritrovato nel giro di un mese, qualcuno entro un anno. Del resto (purtroppo) non si sa nulla. Ed è la prima volta che un film del nuovo continente affronta una tematica ben conosciuta dai cugini nordamericani ma che in Australia è esplosa negli ultimi anni: quella dei serial killer. Davvero bello; non vedo l'ora di guardare il sequel, anche se per ora non ho sentito nemmeno "l'odore" ma in Australia è già andato nei cinema da alcuni mesi.
Pochi film dell’orrore mi hanno colpito quanto questo. Benché abbia amato di più la trama, i personaggi o le musiche di altri, Wolf Creek è quello che mi ha messo più paura in assoluto. Ho visto tanti film dell’orrore al cinema, ma mai mi era successo, durante la proiezione, di trovarmi in uno stato di tensione tanto insopportabile, da restare sospeso sul sedile in bilico fra continuare a guardare lo schermo o fuggire fuori dalla sala. Poi sono rimasto, e ho assistito al film più angosciante della mia vita. Non ero il solo: durante la scena finale nel garage, con Liz e Mick, una ragazza ha gridato, e (contrariamente a quanto sarebbe successo per un qualsiasi altro film) nessuno ha riso per questo… Particolarmente agghiaccianti le scene in cui Liz esce dalla sua prigionia e si trova sola, di notte, in mezzo ai rottami (momento di tensione davvero soffocante), e quella citata sopra, del garage. Apprezzabile come tanta tensione sia stata creata senza particolari effetti speciali (e lo spargimento di sangue è davvero limitato a pochi attimi), cosa che ho trovato comune a molti fra i migliori film dell’orrore che conosca. L’ultimo pugno nello stomaco è il resoconto finale, che presenta il film come basato su una storia vera, e Mick rilasciato per assenza di prove e ancora in libertà (e in attività). Fortunatamente è tutto falso: la storia si ispira vagamente a due casi, Milat e Falconio, in cui il colpevole è stato arrestato e condannato. Per il resto, ho apprezzato anch’io l’ambientazione australiana, e l’uso di una pellicola che, almeno all’inizio, appare “a buon mercato”, che aggiunge autenticità al filmato, come se fossero davvero immagini prese dai ragazzi durante un escursione. Voto alto, e visione consigliata.
Recensioni
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