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I giorni felici - Teresa Ciabatti - copertina
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giorni felici

Descrizione


È il 1977, Sabrina Mannucci ha sei anni ed è una bambina prodigio. Di questo almeno è convinto il padre Riccardo, funzionario dell'Ufficio del Personale Rai. Per lui Sabrina è la figlia preferita, e non ne fa mistero con gli altri due: Roberto, di otto anni, e Barbara, di undici. Nel soffocante (e a tratti esilarante) ménage piccolo borghese della famiglia Mannucci, il "genio" della piccola Sabrina - vezzeggiata e viziata al punto da sviluppare silenziose convinzioni di onnipotenza - costituisce la straordinaria occasione per sognare una vita diversa, illuminata dai riflettori della televisione e dagli sguardi ammirati dei conoscenti. E quando Sabrina viene presa come interprete allo "Zecchino D'Oro", tutte le aspettative, le ossessioni, i desideri si concentrano su quella serata decisiva... Trent'anni dopo. Siamo nel 2008, e la famiglia Mannucci è riunita al capezzale di Riccardo, che sta morendo di cancro. Per i tre figli, ormai adulti, è il momento dei bilanci. Sono felici? Hanno realizzato i loro progetti? Ma soprattutto: sono diventati quello che il padre si aspettava - quello a cui li eleggeva e li condannava? E Sabrina? Che ne è dell'enfant prodige, della Shirley Temple italiana? Di fronte al padre morente i figli sembrano trovare finalmente il coraggio della verità.
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Dettagli

2008
30 settembre 2008
311 p., Brossura
9788804583325

Valutazioni e recensioni

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flavia
Recensioni: 4/5

Fin dalle prime pagine si entra nella vita e nella testa della protagonista, anzi dei protagonisti, pagine che scorrono una dopo l'altra, felicemente, un libro che ho letto con piacere, quasi d'un fiato. Furbetto? Forse, ma ha un grande pregio, che non ho riscontrato in altri romanzi: ti prende da subito, e non ti accorgi del tempo che passa..... non è poco.

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Frida
Recensioni: 3/5

Un libro scritto bene, con diverse famiglie della Roma stile "Grande Bellezza". Le vicende della famiglia Mannucci sono più avvincenti nella parte iniziale. Nella seconda parte alcuni episodi sono a mio modo di vedere sfilacciati, si perde slancio. Resta comunque una buona lettura, sono curiosa di leggere altro dell'autrice.

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Loriana
Recensioni: 5/5

Ho trovato il libro di Teresa Ciabatti "I giorni felici"davvero intelligente,irriverente e a tratti nostalgico. Molte di noi hanno sognato(e continuano a sognare)come Sabrina.Molte di noi aggiungono alla propria vita un pò di sana antipatia! E' un libro attento ai particolari,agli stati d'animo e alle parole. Aspetto con ansia divoratrice di buoni libri,il prossimo romanzo di Teresa Caibatti.

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Voce della critica

Esordiente nel 2000 con Adelmo, torna da me, modestamente trasposto in film da Paolo Virzì, Teresa Ciabatti ha poi fatto la sceneggiatrice per il cinema. Suoi sono film di grande successo come Tre metri sopra il cielo, Ho voglia di te e il recente Un gioco da ragazze. Con I giorni felici si torna infine alla letteratura. Il romanzo è intanto notevole per il lavoro sull'intreccio (al cinema si direbbe: sul montaggio): nel caso di specie, sulla giustapposizione fra elementi di finzione e la cronaca reale delle vite di "bambini interrotti" (con riferimento a Ragazze interrotte, film di James Mangold uscito ormai quasi dieci anni fa). La chiusa del libro, quando Greta, uno dei personaggi immaginari, valica la soglia che separa l'invenzione dalla realtà, denota in modo inequivoco quanto l'antinomia sia significativa per l'autrice.
Del tutto verosimile è la descrizione dei "sogni a occhi aperti" di Sabrina, quando lei, soprattutto da bambina prodigio qual è, ma anche da adulta, immagina scene in cui tutti la acclamano. Sabrina è la figlia di un dirigente della televisione di stato e incarna, nel soggetto messo in scena da Ciabatti, l'idealtipo della bambina prodigio da rotocalco. In realtà, conserva anche da adulta tutte le impuntature e le perfidie dell'infanzia; non è un caso se l'unico uomo capace di darle piacere sessuale sarà quello rubato alla sorella. Sempre in quest'ottica di molto consapevole romanzo popolare, il problema è presente anche nei fratelli: il fratello che non si sente padre e rivuole la sua libertà e, nel più vieto degli stereotipi italiani, ricomincia a giocare a calcio. Barbara e Teresa avrebbero forse funzione di sorelle sagge, mature. Ma che saggezza è, pare domandare e domandarsi Ciabatti, quella di persone che chinano sempre la testa, che rifiutano ogni conflitto, che vogliono solo arrivare al giorno dopo e da lì al successivo.
Altre osservazioni. La citazione in esergo da Sartre che parla di figli come mostri creati dai rimpianti dei genitori sembra fuorviante. I brevi riassunti delle vite di bambini divenuti famosi nel mondo dello spettacolo oppure della cronaca nera hanno un certo rilievo nella prima parte del libro. Con ogni probabilità, l'accostamento di due cause di fama tanto diverse è inevitabile (perché altrimenti un bambino diventerebbe famoso?), eppure è degno di nota: lo spettacolo e la cronaca nera, la favola moderna e il dramma.
Le parole "giorni felici" del titolo compaiono solo in fondo alla cronaca sui fratellini di Gravina: sono tratte dalla lettera che il padre ha scritto loro perché fosse letta durante il funerale. Le scene di sesso sono affatto brusche, tuttavia non fastidiose. Che una persona come la protagonista Sabrina, parlando a se stessa come fa per buona parte del libro, usi parole sconce non mi pare probabile. Due volte la voce del libro, a sorpresa, parla come se stesse raccontando una storia, dice "Sai che…?". Con tanta antipatia vengono rappresentati tutti i bambini del libro (maleducati, odiosi, urlanti, maligni, inevitabilmente da sbattere al muro), e con altrettanta simpatia, direi proprio affetto, vicinanza, sono rappresentati gli anziani: la nonna prima, i genitori poi. Gli anziani, avanzando con l'età diventano più bassi: questo dettaglio è osservato in almeno due, forse tre occasioni. C'è molta compassione, e prima ancora attenzione, nello sguardo rivolto agli anziani. Di converso, l'antipatia per i bambini, il peso del rimpianto dei genitori, la presa d'atto che i giovani sbagliano e che i sogni (di successo, d'amore, di senso, di perfezione) sono cose di bambini e che si vive sbagliando, tutti questi sono temi non ancora affrontati con tanta schiettezza da autori della generazione di Ciabatti (nata nel 1975). Lo Zecchino d'oro, il telefilm Happy days, i moti studenteschi del 1992, piazza Euclide, Villa Glori, tutto il name-dropping, aggiungono colore, sono strizzate d'occhi e non dispiacciono.
Non che un romanzo di televisione, quindi, come hanno equivocato in lunghe, sommarie letture quotidianistiche sia il politologo Edmondo Berselli sia lo storico della tivù Aldo Grasso, questo è uno squarcio su una generazione finora piuttosto ignota. Oltre al gusto, già sottolineato, per il romanzo popolare, oltre a un indiscutibile talento nei dialoghi e nella costruzione della scene, in questo presunto libro di televisione di Teresa Ciabatti c'è il deliberato intento di fare crossmedia communication, che è invero l'ultima e più curiosa novità nei mezzi di comunicazione di massa. Crossmedia communication è studiata commistione fra emittente, messaggio e destinatario. Poteva un politologo, per quanto accorto, avvedersi di questo? O un critico televisivo? Giovanni Choukhadarian

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Conosci l'autore

Teresa Ciabatti

1972, Orbetello

Teresa Ciabatti, nata e cresciuta a Orbetello, vive a Roma. Dopo la laurea in lettere moderne ha frequentato la scuola Holden di Torino.Nel 2002 pubblica il suo primo romanzo Adelmo, torna da me (Einaudi Stile libero) dal quale è stato tratto il film del 2005 L'estate del mio primo bacio. Successivamente scrive: I giorni felici (Mondadori, 2008), Il mio paradiso è deserto (Rizzoli, 2013), Tuttissanti (Il Saggiatore, 2013). Nel 2017 viene pubblicato La più amata (Mondadori), il libro viene proposto al premio Strega 2017 e arriva tra i finalisti.Ancora, tra i suoi testi si ricordano: Matrigna (Solferino, 2018) e Sembrava bellezza (Mondadori, 2021). Collabora con "Il Corriere della Sera" e con "la Lettura".

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