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I vangeli. Marco Matteo Luca Giovanni. Testo greco a fronte - copertina
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Descrizione


I testi dei quattro evangelisti canonici non cessano di sorprendere a distanza di millenni, e la materia che trattano è ancora fonte di interesse e di sorpresa. A spiegare questo paradosso è il valore non solo storico ma anche culturale, narrativo e letterario che i vangeli possiedono - è il talento che Marco, Matteo, Luca e Giovanni dispiegarono nella stesura dei loro "romanzi", campionari di figure, episodi, immagini che hanno ispirato generazioni e generazioni di artisti. A questo aspetto Giancarlo Gaeta ha dedicato il suo commento, un commento laico che intende evidenziare le fonti storico-culturali relative sia alla tradizione ebraica, sia alla tradizione ellenistico-popolare, e distingue il letterario dal teologico.
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Dettagli

2006
31 ottobre 2006
1255 p., ill. , Rilegato
9788806137595

Voce della critica

I quattro vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, che sono entrati a far parte del canone della Bibbia cristiana, hanno profondamente permeato la cultura dell'Occidente. Certe parole e certi gesti di Gesù di Nazareth, riportati da quei testi, sono universalmente noti, hanno influenzato i modi di dire e l'immaginario collettivo e in qualche modo hanno assunto un valore emblematico. Ma, per l'appunto, si tratta di certe parole e di certi gesti. In effetti, la conoscenza, pur diffusa, di quegli scritti è prevalentemente di tipo frammentario; l'antica consuetudine della loro proclamazione pubblica, soprattutto durante le cerimonie liturgiche, ne ha profondamente condizionato la fruizione. Il singolo episodio, il detto isolato vengono ricordati per la loro efficacia espressiva, per la loro valenza universale; molto più raramente l'interesse è rivolto allo scritto nel suo complesso, per il piacere della lettura.
Questi testi fondatori del cristianesimo sono stati fatti oggetto, nel corso dei secoli, di commenti più o meno estesi, che ne hanno sviscerato i sensi più reconditi e passato al setaccio i dettagli più minuti. Tutta questa letteratura, che viene prodotta ancora oggi e rappresenta il frutto di studi lunghi e laboriosi da parte di centinaia di esegeti, sia nell'ambito cattolico sia in quello protestante (per restare alle pubblicazioni più diffuse nel mercato editoriale italiano), resta per lo più accessibile a un ristretto pubblico di addetti ai lavori, e il suo carattere altamente specialistico, che privilegia necessariamente il momento dell'analisi, promuove piuttosto l'approfondimento tematico, la discussione e la riflessione, ma non favorisce in modo particolare la fruizione dei testi dal punto di vista letterario. Il volume curato da Giancarlo Gaeta, dell'Università di Firenze, sembra invece rispondere proprio a quest'ultima esigenza: i quattro vangeli canonici sono opere letterarie a tutti gli effetti; la loro bellezza e il loro pregio stanno non soltanto nelle singole unità di cui sono composti, ma anche nel loro insieme, nella loro architettura compositiva, nel ritmo a volte fluido a volte sincopato della narrazione. Per questo meritano di essere letti per intero, dall'inizio alla fine, come qualsiasi altra opera letteraria.
La struttura del volume facilita questo accostamento. Una breve introduzione precede la presentazione del testo integrale dei quattro vangeli, che occupa circa i due terzi delle pagine. L'ordine (Marco, Matteo, Luca, Giovanni) tiene conto del problema sinottico e dell'universalmente riconosciuta priorità cronologica del vangelo di Marco rispetto a quelli di Matteo e di Luca. Il testo greco riproduce quello della più diffusa edizione critica del Nuovo Testamento (la ventisettesima edizione del Novum Testamentum graece curata da Nestle-Aland); l'apparato critico, notevolmente alleggerito, segnala soltanto le varianti più significative, che vengono discusse nelle brevi note a piè di pagina della traduzione; un secondo apparato elenca i passi paralleli e i rimandi scritturistici, questi ultimi limitati alle citazioni esplicite o a quei passi della Bibbia ebraica rilevanti per la comprensione del passo in questione. La traduzione italiana è stata fatta ex novo, e basta anche un rapido esame per rendersi conto che presenta scelte molto personali, più o meno innovative, più o meno discutibili, ma sempre argomentate; qualche volta segue da vicino il testo greco, ricco, com'è noto, di semitismi, lasciandone cogliere le asperità; qualche volta è più scorrevole e attenta alle peculiarità dell'italiano. Il commento è posto al fondo del volume e ne occupa circa la terza parte. L'attenzione è rivolta in primo luogo alle opere nel loro complesso; alla loro composizione; alla storia della loro formazione, dalla fluidità delle tradizioni orali alla fissazione per iscritto; al progetto teologico dell'autore, responsabile della redazione finale. Una parte del commento, riprodotta in corpo minore, affronta invece i problemi più analitici e di dettaglio che presentano i vari versetti. Il taglio del commento è quello storico-filologico, e tiene conto delle più recenti acquisizioni della critica; si coglie anche una certa attenzione per la prospettiva narratologica, che negli ultimi decenni ha incontrato numerosi consensi all'interno delle scienze bibliche. Tutto questo nella convinzione che la conoscenza del processo di formazione dei vangeli e della loro elaborazione letteraria e teologica nel contesto della storia del cristianesimo nascente resti una condizione irrinunciabile anche per l'accesso al significato più strettamente religioso di questi testi.
I vangeli canonici si presentano come racconti di ciò che Gesù di Nazareth ha detto e fatto in Galilea e in Giudea nel corso della sua attività pubblica, che si concluse tragicamente con la crocifissione. Chi si accinga a presentare una traduzione e un commento ai vangeli parte generalmente da una certa idea del significato di Gesù e della sua vicenda terrena, che progressivamente modifica e ricostruisce nel corso del suo lavoro. Da questo punto di vista, Gaeta utilizza una chiave particolare per interpretare la vicenda di Gesù: quella del messianismo; essa viene illustrata nell'introduzione, che porta significativamente il titolo L'evangelo di Gesù, il Messia. "Gesù non fu giustiziato per aver guarito di sabato o per aver preteso di perdonare i peccati o per avere criticato qualche punto della legge o per avere attaccato il formalismo dei Farisei e così via, tanto meno per aver fatto o detto qualcosa che potesse suscitare nei Romani il sospetto di velleità insurrezionali. Se Pilato lo condannò a morte come 're dei Giudei' lo fece in modo derisorio nei confronti delle autorità che glielo avevano consegnato, ma queste erano ben consapevoli che il significato eversivo di quel titolo stava precisamente nella sua connotazione puramente religiosa, perché significava indurre il popolo a credere che stava per instaurarsi un regno di cui Gesù sarebbe stato il re Messia e che dunque era ormai giunta la redenzione per Israele. In altri termini, ciò che fu condannato in Gesù fu il sogno messianico, un sogno potente che è al centro della storia ebraica". E con un accostamento piuttosto ardito, Gaeta rimanda, per comprendere la logica interna del movimento messianico di Gesù e il conflitto con le autorità giudaiche, alla vicenda di Shabbetai Zevi, il messia apostata di origine turca (secolo XVII), magistralmente descritta e analizzata da Gershom Scholem. Questa lettura della morte di Gesù che, almeno per il modo in cui è espressa, si differenzia da una certa opinio communis piuttosto diffusa, ha ovviamente importanti ricadute sull'interpretazione globale della vicenda terrena del Nazareno e orienta e condiziona anche il commento e l'interpretazione analitica dei vangeli.
Frutto di molti anni di lavoro e di ricerca, che si palesano in prospettive di lettura molto personali e talvolta anche piuttosto originali, questo volume si presenta come uno strumento capace di condurre il lettore curioso e interessato a comprendere in profondità il messaggio di testi non sempre immediatamente accessibili e, perché no?, ad apprezzarne anche l'indubbia qualità letteraria.
  Claudio Gianotto

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