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Le montagne della patria. Natura e nazione nella storia d'Italia. Secoli XIX e XX - Marco Armiero - copertina
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Le montagne della patria. Natura e nazione nella storia d'Italia. Secoli XIX e XX
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Le montagne della patria. Natura e nazione nella storia d'Italia. Secoli XIX e XX - Marco Armiero - copertina
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Descrizione


Nonostante la montagna in Italia goda di una centralità geografica (con il 35 per cento del territorio, a cui si somma il 42 della collina), essa è rimasta marginale nella storia e nella memoria del Paese. Eppure, a partire dall'unificazione del 1861, i regimi statali hanno nazionalizzato le montagne "ridefinendo i confini tra selvatico e addomesticato, razionale e irrazionale, bello e brutto" e ne hanno fatto non solo una risorsa, ma anche un simbolo delle conquiste del nostro Paese. Dai campi di battaglia della Prima guerra mondiale alla contraddittoria politica di rimboschimento del regime fascista, compressa tra repressione e celebrazione dei montanari; dalle proteste dei No TAV in Val di Susa alla modernizzazione idroelettrica che, cinquant'anni fa, portò alla "strage annunciata" del Vajont, il libro di Marco Armiero ci restituisce - con la prosa di un romanzo - una storia di appropriazione e resistenza, di modernizzazione e marginalità, troppo spesso cancellata dalle narrazioni ufficiali. "Se il mio libro fosse riuscito almeno un po' a contribuire a questa memoria resistente, allora sarebbe per me un buon risultato".
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Dettagli

2013
255 p., ill. , Rilegato
9788806215217

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marco
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Presupposti iniziali interessanti ma nel complesso deludente. Manca di un disegno organico, interessanti i capitoli sul ventennio fascista e l'epilogo, gli unici in cui emerge lo Storico, gli altri capitoli sono considerazioni abbastanza superficiali, azzardata l'equiparazione tra movimento no tav e la Resistenza antifascista.

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Voce della critica

 
 
 
Che lo studio antropologico imbrigliato nel rigido campo del determinismo ambientale (secondo cui sono le caratteristiche geografiche di un dato luogo a determinare la cultura dominante dei suoi abitanti) sia entrato in crisi, ce lo ricordano già dagli anni settanta il lavoro di John Cole ed Eric Wolf in Val di Non. Osservando i paesi di Tret e St. Felix, i due ricercatori avevano notato come, pur nelle identiche condizioni ecologico-ambientali, gli abitanti dei comuni limitrofi parlanti lingue diverse avessero sviluppato strategie di adattamento e strutture sociali del tutto difformi. Ora lo storico dell'ambiente Marco Armiero si spinge più in là, e arriva a riflettere su come non solo non sia l'ambiente a determinare i comportamenti, ma come la costruzione dell'identità nazionale si sia riflessa sulla percezione del paesaggio (le montagne italiane), fino a modificarlo in modo permanente. Dunque Armiero va oltre il determinismo ambientale classico, e anche al possibilismo di Cole e Wolf, e propone una visione più complessa e "ibridata": "Respingo l'approccio dicotomico che vuole tenere separate cultura e natura", dichiara in premessa. Inizia così una successione di esempi su come le diverse narrazioni volute dalle politiche dominanti abbiano portato a definire nuovi canoni estetici e nuove interpretazioni del valore dell'ambiente traducendosi in trasfigurazioni del territorio. Si racconta così delle campagne di forestazione volute dal fascismo, atto simbolico di ricreazione di un nuovo ordine sulle montagne, o la stagione dei cantieri per edificare le muraglie di calcestruzzo delle dighe legittimata dal mito del progresso e da una vera e propria ridefinizione estetica dei grandi manufatti. Godibilissimi i capitoli sui briganti del Meridione e sul concetto di wilderness che essi stessi, come sorta di animali selvatici, impersonavano nell'immaginario postunitario. O il racconto dell'attribuzione simbolica riconosciuta al Monte Rubello, in Valsesia, dove aveva trovato estremo rifugio l'eretico Dolcino. In cima al monte venne eretto nel 1907 un cippo commemorativo al perseguitato Dolcino, simbolo di ribellione e indipendenza delle comunità montanare: monumento scomodo, fatto poi saltare in aria con la dinamite dal fascismo.   Marco Albino Ferrari

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Conosci l'autore

Marco Armiero

È uno storico dell'ambiente, direttore dell'Environmental Humanities Lab del Royal Institute of Technology a Stoccolma. Ha svolto attività di ricerca presso la Yale University, la University of California at Berkeley e la Stanford University. È stato Marie Curie fellow presso la Universitá Autonoma di Barcellona e visiting researcher al Centro di Studi Sociali dell'Università di Coimbra. In Italia è primo ricercatore presso l'Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del CNR. Ha pubblicato, tra l'altro, "Storia dell'ambiente. Una introduzione" (con S. Barca, 2000); ha curato "Views from the South. Environmental histories from the Mediterranean World" (2006) e "Nature and History in Modern Italy" (con M. Hall, 2010). Nel 2013 ha pubblicato,...

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